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E’ a Roma che si combattono le mafie, se si vuole veramente vincerle?

La tumulazione del boss della Banda della Magliana in un’importante Basilica della Capitale.

Può sembrare una polemica stucchevole, dopo tanti anni, quella provocata da un’iniziativa di Walter Veltroni in Parlamento, ma noi la riteniamo altamente significativa ed importante in quanto essa tende a chiarire molti aspetti oscuri sul piano dei rapporti della criminalità organizzata con ambienti delle istituzioni e della politica.

Non riusciamo a comprendere, infatti, le ragioni che hanno indotto qualche esponente della Chiesa a concedere ad un criminale un così alto onore.

Come non riusciamo, altresì, a comprendere, stante la legislazione citata nella polemica insorta fra Veltroni ed il Ministro della Giustizia a seguito dell’interrogazione del parlamentare del PD, le motivazioni dell’autorizzazione alla tumulazione, se autorizzazione c’è stata, da parte di qualche organo dello Stato.

Misteri su misteri in quest’Italia dove non si riesce a capire bene se si voglia fare o meno seriamente la lotta alle mafie che spesso troviamo intrecciate con pezzi della politica, come nel “caso Fondi” ma non solo, e delle istituzioni.

La stessa voce che circola in questi giorni a proposito del tentativo di introdurre una norma che priverebbe, se approvata, magistratura e forze dell’ordine della possibilità di indagare sui “ prestanome” dei mafiosi, se risultasse fondata, proverebbe ancora una volta – dopo il tentativo di eliminare le intercettazioni, dopo la depenalizzazione del reato di “falso in bilancio”, dopo i tagli a magistratura e forze dell’ordine e, in particolare, alla DIA che qualcuno vorrebbe addirittura sopprimere – che la cosiddetta “area grigia” di cui tanto si parla e che è costituita da tanti intrecci perversi fra pezzi dello Stato e della politica e criminalità mafiosa è più estesa di quanto si pensi.

Hanno ragione coloro che sostengono che le mafie si combattono a Roma!