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E’ iniziato il momento dell’isolamento e del tentativo di delegittimare l’Associazione Caponnetto.

Il segnale è giunto forte e chiaro, in contemporanea, da fuori e con qualche sponda interna.
Strane coincidenze che ci fanno temere sul piano della nostra incolumità da oggi in avanti, tenuto conto della consolidata strategia che prima prevede la delegittimazione e l’isolamento e, poi, il colpo finale.
Un forte tentativo di delegittimazione partito dal momento in cui, a Cassino, durante l’ultimo convegno, abbiamo osato parlare dell’inadeguatezza dell’azione di contrasto delle mafie.
E’ successa la fine del mondo.
Siamo stati accusati falsamente di… aver parlato male delle forze dell’ordine.
Accusa palesemente falsa perché basta andare a sentire la bobina del nostro intervento che abbiamo pubblicato sulla pagina Facebook dell’Associazione Caponnetto – e che invitiamo tutti i lettori ad ascoltare – per verificare quanto sia inesatta la versione che qualcuno ha tentato di accreditare.
Ma, in contemporanea con questa campagna di delegittimazione, ne è partita un’altra che punta a contestare la linea che l’Associazione si è data sin dal momento della sua costituzione.
“Non siamo poliziotti”.
“Non siamo poliziotti” vuol dire: “non spetta a noi indagare”.
Se non fosse per il momento in cui questa contestazione è maturata, potremmo tranquillamente imputarla ad una normale dialettica.
Ma quello che ci allarma è la… ,… contemporaneità.
N on è che noi abbiamo paura perché, al momento in cui, dieci anni fa, abbiamo scelto la strada dell’indagine e della denuncia anziché quella molto più comoda e tranquilla della commemorazione e del racconto dei fatti trascorsi, abbiamo messo anche in conto la reazione delle mafie.
Allorquando si vanno a toccare dei nervi scoperti, qualcuno prima o poi reagisce ed arriva anche a colpirti in tutti i modi ed in tutte le forme, non esclusa quella fisica.
Ma in un oceano di retorica che vede nel nostro Paese l’antimafia diventata per lo più, fatta qualche rara eccezione, ridotta a materia da palcoscenico oltre che, talvolta, a strumento anche per successi personali, economici o politici che siano, c’era e c’è sempre più l’esigenza che qualche… “coglione” pratichi un’antimafia reale, concreta, fatta di indagine e di denuncia, nomi e cognomi, senza riguardo ad eventuali santuari.
Noi non sappiamo se a scatenare la reazione sia stata qualche nostra azione in particolare o tutto il complesso della nostra attività, ma certo è che il messaggio ci è pervenuto, lo abbiamo compreso e da oggi in avanti ci sentiamo il fiato sul collo.
Ove mai dovesse succederci qualcosa, qualcuno tenga conto del MOMENTO in cui è maturata la reazione nei nostri confronti.