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Direzione Investigativa Antimafia e Finanza, blitz negli uffici di diversi Comuni del Matese e dell’Alto Casertano..

Direzione Investigativa Antimafia e Finanza, blitz negli uffici di diversi Comuni del Matese e dell’Alto Casertano..

ALTO CASERTANO – Quando Nicola Schiavone si è pentito, il pensiero è andato subito a quegli imprenditori che hanno orbitato attorno alla famiglia di Francesco Sandokan Schiavone, a partire da quelli che recano lo stesso cognome.

Un cognome noto nell’Alto Casertano, soprattutto a Baia e Latina, dove proprio Claudio Schiavone possedeva una grande villa, divenuta quartier generale di molti suoi appuntamenti con politici e alte burocrazie delle istituzioni territoriali, come i dirigenti degli uffici tecnici.

Nei giorni scorsi personale della Dia ha fatto visita in alcuni Comuni dell’Alto Casertano, proprio all’interno di quegli uffici tecnici dove per anni sono fioccati affidamenti, aggiudicazioni di lucrose gare d’appalto eccetera, e ha fotocopiato molti documenti.

Proprio Claudio Schiavone per anni e anni ha vinto appalti milionari in vari Comuni di questa area come Dragoni, Baia e Latina, Alvignano, Fontegreca e Piedimonte Matese, oltre ad aver monopolizzato quelli del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, con i metodi allucinanti quanto desolatamente impuniti, adottati da quell’altra cucina degli orrori impropriamente definita “ufficio tecnico consortile”.

Un pallino fisso, quello dei Consorzi, per Claudio Schiavone e per molte ditte dell’agro aversano. Soprattutto nel periodo in cui è stata attiva ed influente, in un altro ente gemello, quello del Sannio Alifano, Maria Emerenziana Gianfrancesco, moglie del sindaco di Baia e Latina Michele Santoro

Un Ente balzato agli onori delle cronache per le dichiarazioni dell’imprenditore Renato Caterino che accusava di un’ipotetica tangente proprio l’ex Presidente Pietro Cappella, arrestato per lo scandalo rifiuti della Termotetti. Nello stesso Ente per anni è stato dirigente amministrativo Fabrizio Pepe, che svolgeva, sul fronte politico, la funzione di presidente della Comunità Montana del Matese, ingannando il tempo tra presunti ricatti sessuali e presunti coinvolgimenti dentro al sistema La Regina-Di Giovanni che ha dato vita alle tre ormai famose ordinanze “The Queen”.

D’altronde, il radicamento del clan dei Casalesi nell’Alto Casertano rappresenta un dato storico ormai acquisito, e dunque non deve stupire nessuno se oggi Dda, Dia e Gdf passano al setaccio gli uffici di molti dei Comuni di quest’area.

La speranza, nutrita dai magistrati della Dda, è che Nicola Schiavone, il quale già, dobbiamo ritenere, è stato sottoposto a diversi interrogatori, possa fornire qualche nuova chiave di lettura per svelare eventuali relazioni che la camorra ha avuto con il mondo della politica e dei cosiddetti colletti bianchi nella zona matesina e altocasertana.

Per concludere va aggiunto, a integrazione del discorso sulle storiche infiltrazioni, che in questa zona ha giocato un ruolo fondamentale anche un altro boss, manco a dirlo anche lui pentito, cioè Antonio Iovine detto O’ Ninno, il quale ha avuto, nell’imprenditore di Ailano Giovanni Malinconico, un solido punto di riferimento e un fedele consigliere. Malinconico è stato il mattatore di molte cose del Matese, a partire dalla gestione del cimitero, specialità di casa Iovine, visto che di questo si occupavano anche altri imprenditori della scuderia, cioè i fratelli Mastrominico.

Il discorso si potrebbe allargare, andando ad incrociare anche alcuni insediamenti realizzati nelle zone Asi.

 

24 agosto 2018

Fonte:https://internapoli.it