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Dilagano incontrastate le mafie nel Lazio con molte complicità politiche ed istituzionali. Il documentario di Libera e la carovana antimafia

Roma, Viterbo, Aprilia e Sabaudia: queste le tappe laziali della Carovana antimafie internazionale, realizzate in collaborazione con i sindacati territoriali dell’edilizia, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, e con le rispettive confederazioni di Roma e Lazio.

Promossa da Arci, Libera e Avviso Pubblico, la Carovana antimafie riparte per il suo sedicesimo viaggio. 17.440 chilometri da percorrere in 96 giorni attraverso 123 tappe: questi i numeri dell’edizione 2011. La Carovana itinerante attraverserà tutte le regioni d’Italia e molte regioni europee (Corsica, Francia, Svizzera, Albania, Bosnia, Bulgaria, Serbia). Ciascuna tappa – mediante dibattiti, testimonianze, incontri con la cittadinanza, spettacoli e animazione – sarà focalizzata sui temi della legalità democratica, della giustizia, della lotta ai fenomeni mafiosi attraverso l’impegno civico e sociale. Un viaggio per sperimentare forme di partecipazione, favorire dinamiche di coesione sociale, produrre beni relazionali, per combattere degrado e marginalità sociale, da sempre terreno fertile in cui prosperano mafie e criminalità.

In occasione delle tappe laziali del viaggio (Roma 1 marzo, Viterbo 2 marzo, Aprilia e Sabaudia 3 marzo), la Carovana presenta il documentario “La quinta mafia”, di Antimo Lello Turri. Il video, attraverso l’ausilio di testimonianze, racconta l’inquietante mix di mafie tradizionali, delinquenza autoctona, colletti bianchi e politici locali compiacenti che ha generato una nuova mafia, tipicamente laziale, denominata appunto quinta mafia.
Dagli anni ’70 ai giorni nostri, risalendo dal fiume Garigliano fino a Roma, passando per Sperlonga, Torvaianica, Ostia, e spingendosi fino a Civitavecchia, senza naturalmente dimenticare Latina, Aprilia, Pomezia, il documentario ricostruisce tappe e vie del progressivo radicamento delle mafie nella nostra regione, fino al recente mancato scioglimento del consiglio comunale di Fondi e alla discarica di Borgo Montello.

Il Lazio è la prima regione d’Italia per numero di vittime di usura. Nel 2010, con 3.469 reati accertati, si è collocata al secondo posto nella classifica dell’illegalità ambientale, e tra i primi posti, subito le regioni meridionali, per incidenza della penetrazione mafiosa.
Dati noti e meno noti alla collettività, ma certamente chiari alla Feneal Uil Roma e Lazio,  sperimentati sul campo in qualità di sindacato delle costruzioni, settore ad altissimo rischio di infiltrazioni.
Per questo da anni la Feneal Uil Roma e Lazio è vicina a Libera e alla Carovana antimafie. Abbiamo scelto di mostrare un estratto dell’ottimo documentario di Turri, nell’apposita sezione video, perché nella rete del web possa contribuire a generare interesse, curiosità, e dunque, informazione e sensibilizzazione sul tema.

Un Osservatorio regionale sui lavori pubblici, che veda la partecipazione di tutte le federazioni di categoria, artigiani compresi; una legge regionale sulla trasparenza, legalità e sicurezza nelle opere pubbliche; l’immediato recepimento del protocollo sulla congruità negli appalti pubblici siglato lo scorso 2 febbraio con la Prefettura di Roma: queste le nostre proposte concrete a sostegno della legalità. Strumenti fondamentali a cui vincolare il processo di sviluppo della Capitale e del Lazio, così come ribadito anche nel corso dell’ultimo incontro con l’Assessore alle Infrastrutture della Regione Luca Malcotti”, dichiara Francesco Sannino, Segretario Generale della Feneal Uil Roma e del Lazio. “Le Olimpiadi Roma 2020, il raddoppio dell’aeroporto di Fiumicino, il potenziamento dei principali assi viari regionali, se mai troveranno realizzazione, rappresentano un pacchetto di opere di grande importanza, in grado di solleticare notevoli appetiti tra le fila del malaffare. La presenza delle mafie nel Lazio, come bene documenta il video di Turri, è sempre più palpabile, pericolosa, concreta. Il sindacato, strumento di rappresentanza dell’anello più debole sul quale sistematicamente si scaricano gli abusi delle logiche criminali, cioè il lavoro, si pensi ad esempio alle nuove forme di caporalato, spesso è rimasto una voce inascoltata sul tema presso partiti e interlocutori istituzionali, non sempre incluso nei protocolli su trasparenza e legalità succedutisi nel tempo. Così per il protocollo regionale siglato con Urcel e l’Autorità Portuale di Civitavecchia durante la presidenza Storace, così, a seguire, per l’accordo con Confindustria durante la presidenza Marrazzo. Attraverso una legge regionale sulle opere pubbliche i governatori locali devono lanciare un segnale chiaro, operando una scelta precisa a favore di un nuovo sistema di appalto, non più basato su massimi ribassi e trattativa privata, tradizionalmente facili entrature per l’illegalità. La legalità, negli ultimi anni derubricata dall’impellenza della crisi, deve riacquisire piena centralità nel dibattito pubblico e nella sfera delle azioni, a partire dal lavoro presso i tavoli con le Prefetture”.

(Tratto da Feneal UIL Roma)