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Di piagnistei e lacrime di coccodrillo siamo stufi. La situazione nella Capitale e nel Lazio è gravissima e le chiacchiere stanno a zero.

Roma, capitale dell’usura e delle mafie, titolano i giornali nel commentare i dati diffusi da SOS IMPRESA.

Roma più violenta di Napoli e Palermo, chiosano altre testate.

Come se si trattasse di una notizia inedita.

Si fa sempre finta di cadere dalle nuvole…

La verità è ben altra.

Si tratta, infatti, di una situazione incancrenitasi negli anni, determinata, sì, dall’indifferenza e dall’insensibilità della maggior parte della gente, ma, soprattutto, non sappiamo se definirla dalla incapacità o dalla mancanza di volontà da parte della politica e delle istituzioni di affrontare seriamente il problema.

Nessuno si sottragga alle responsabilità perché queste sono collettive e trasversali, anche se in misura diversa.

La situazione è grave, gravissima e, purtuttavia, da quello che ci risulta, non si corre ai rimedi, ammesso che ci sia ancora tempo.

Nella Capitale ci sono tutti gli organi centrali, il fior fiore, dei nostri impianti investigativi e giudiziari, le segreterie nazionali dei partiti politici, dei sindacati dei lavoratori e degli imprenditori, oltre che di tutte le altre strutture economiche, sociali e così via.

Non si dica che le cose non si sapevano!

Noi non abbiamo mai avuto remore nell’addossare le maggiori responsabilità ai cittadini di Roma i quali si sono sempre limitati a guardare senza far nulla di concreto per almeno tentare di contrastare la criminalità organizzata, per chiedere a gran voce un’azione concreta della politica e delle istituzioni contro le mafie.

In qualche festa di alcuni partiti, alla quale siamo stati invitati anche noi, si è parlato di mafie, ma tutto è finito lì.

Nei consigli comunali, nelle amministrazioni provinciali, in quella regionale e nelle altre sedi istituzionali non si è PRETESO a muso duro che si adottassero provvedimenti adeguati contro i corrotti ed i mafiosi.

E contro i responsabili delle inefficienze e delle omissioni…

Il tema è stato sempre trattato in maniera soft, con discontinuità, nelle occasioni di estrema emergenza.

Anche ora ci si limita a lamentarsi, a piangere, a snocciolare dati allarmanti…

Senza consultare, coinvolgere le categorie, i corpi sociali, i giovani, gli studenti, i lavoratori, i cittadini perbene per mobilitarli, spronarli a reagire.

Tutte lacrime di coccodrillo delle quali siamo stufi, mentre la situazione precipita sempre di più.