DI FRONTE ALL’AGGRAVARSI DELLA SITUAZIONE NEL LAZIO E NEL PAESE, NON SERVE PIU’ L’ANTIMAFIA NARRATIVA.
Di fronte all’aggravarsi della situazione nel Lazio e nel Paese non serve più l’antimafia della narrazione e delle commemorazioni.
Serve, invece, quella dell’inchiesta e della denuncia di fatti e comportamenti specifici.
E’ necessario ed urgente un salto di qualità.
E’ un errore oggi vedere il mafioso così come ci è stato presentato e come continua ad esserci presentato da molti mezzi di comunicazione.
Oggi il mafioso è l’avvocato che difende i mafiosi e ci fa affari, il notaio che stipula gli atti dei mafiosi, l’ingegnere che redige i progetti dei mafiosi, il politico che li agevola approvando leggi e strumenti che in un modo o in un altro li aiuta, il magistrato che non li condanna, il rappresentante delle forze dell’ordine che non indaga e non li persegue.
Oggi il mafioso è quello in giacca e cravatta, l’insospettabile, colui che meno te lo aspetti.
Di esempi ne potremmo fare ad iosa.
Ecco perché noi siamo stati sempre dell’avviso che convegni, manifestazioni o qualunque altro atto che non affrontino il problema reale non servono più.
C’è l’esigenza di una diversa antimafia, non più quella della narrazione e delle commemorazioni, ma, al contrario, quella dell’inchiesta e della denuncia.
Le mafie si sono impossessate ormai di ampi pezzi della nostra economia, della politica, delle istituzioni, della stessa società e non è, pertanto, più tempo di trastullarsi intorno a temi generici od altra roba del genere.