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DE MAURO – Le soffiate alla stampa su “Mister X”

Le soffiate alla stampa su “Mister X”

E’ quindi vero che il questore Li Donni aveva fatto capire ai giornalisti, in occasione della conferenza stampa del 2/11/1970, alla quale era presente pure il capo della polizia Vicari, che “mister x” era Vito Guarrasi? E aveva fatto inoltre capire che questi stava per essere arrestato? La risposta è inequivocabilmente si. Ecco le fonti di prova, in aggiunta a quanto scritto da tutti i giornalisti, che smentiscono Ferdinando Li Donni: questi aveva negato le circostanze di cui sopra nel corso della sua audizione al processo milanese Guarrasi/Pendinelli ma, per contro, aveva confermato che “Alla fine di una cordiale comunicazione con i giornalisti fu mia la battuta di trattenere i giornalisti a non andar via perché vi era un colpo grosso”.

Mario Pendinelli e Giampaolo Pansa, sentiti da questa polizia giudiziaria, hanno inequivocabilmente attribuito al questore Li Donni l’identikit di “mister x”. Di più, Pendinelli ha altresì attribuito a Francesco Cattanei, l’allora presidente della commissione antimafia, che durante il dibattimento nel “suo” processo a Milano non aveva voluto nominare per non creargli imbarazzo, delle rivelazioni – provenienti dalla questura – circa le indagini in corso su Vito Guarrasi e sulla “clamorosa svolta”.

come già detto, il capo della mobile e Bruno Contrada, il 12 ottobre 1970, avevano sentito, presso la sua abitazione, Vito Guarrasi. Del colloquio non era stato fatto un verbale, ma ne esiste una registrazione audio. Sull’etichetta del relativo nastro è scritto “12/X/1970 ore 20 – 20,30 conversazione tra Mendolia e X”. Pertanto doveva essere stata la polizia – e non i giornalisti – ad inventare il termine “mister x” per indicare Vito Guarrasi, perché la stampa aveva iniziato a parlarne solo il 24 ottobre successivo;

come già detto, l’unico documento presente nel fascicolo di Vito Guarrasi della questura di Palermo è una nota informativa diretta alla procura di Torino. In tale nota vi è scritto, tra l’altro, che all’epoca del sequestro De Mauro Vito Guarrasi era stato oggetto di indagini;

la sentenza di assoluzione dei 15 giornalisti (tra i quali Vittorio Nisticò, Giampaolo Pansa, Bianca Cordaro, Italo Pietra e Alberto Ronchey) che erano stati querelati da Guarrasi per averlo indicato, sui giornali, come il “mister x” di cui parlava la polizia, sentenza datata 31/7/1981, della quale si consiglia la integrale lettura perché riepiloga efficacemente tutti gli avvenimenti seguiti al sequestro De Mauro, aveva concluso che ragionevolmente Buttafuoco era collegato al sequestro, che il movente erano l’ENI e Mattei e che i personaggi indicati dalla polizia nella sabbia della clessidra erano Guarrasi e Liggio. Quest’ultimo possibile esecutore del rapimento perché Buttafuoco era andato a trovarlo a Roma mentre si trovava ricoverato in una clinica privata. In particolare la sentenza afferma che “Il collegamento Buttafuoco-Liggio trapela subito dall’ambiente della polizia – l’unico ad esserne informato – e viene ripreso dalla stampa. Le risultanze del processo consentono inoltre di ritenere che anche la notizia della compromettente telefonata che il Buttafuoco avrebbe fatto all’avv. Vito Guarrasi indicato come Signor X o Mister X, riguardante il sequestro di Mauro De Mauro, sia trapelata dalla polizia che in quel periodo aveva dato segni evidenti di essere pervenuta alla soluzione delle indagini (conferenza stampa di Li Donni 2 novembre e conferenza stampa Commissione antimafia del 4 novembre successivo). … La rassegna dei fatti del processo e la valutazione delle prove consentono pertanto di non dubitare che anche l’identikit del signor X, pubblicato dalla stampa, sia l’immagine fedele delle notizie che la polizia e ancor prima Tullio De Mauro avevano fornito ai giornalisti …”.

come ultimo elemento, all’interno del fascicolo dei carabinieri e riguardante le indagini sul sequestro, è stato rinvenuto un appunto datato 7.11.1970, nel quale era stato riassunto l’esito di un colloquio intercorso tra Vito Guarrasi e il colonnello Dalla Chiesa. Sostanzialmente Guarrasi, facendo riferimento alle voci circolanti sul suo conto che lo volevano responsabile del sequestro de Mauro, le aveva attribuite al marchese De Seta perché questi aveva dei motivi di risentimento nei suoi confronti. Nell’appunto era, tra l’altro, stata attribuita a Guarrasi la seguente frase: “… il De Seta (diabolico), oltre ad essere l’ispiratore della P.S., potrebbe aver cercato di suffragare le sue affermazioni con provocazioni quali: la strana notizia che dava il Guarrasi presente a Parigi (settembre-ottobre 1970, nota telefonata o presunta tale del Buttafuoco) …”. Quindi, secondo Vito Guarrasi, la polizia riteneva che l’interlocutore della “nota telefonata” potesse essere lui perché De Seta aveva loro riferito che in quel periodo era proprio a Parigi: l’esistenza delle telefonata e la provenienza parigina erano perciò considerati dei fatti pacificamente provati; Evidentemente rimaneva da identificare l’interlocutore di Buttafuoco. Anche in questo caso la fonte non poteva che essere stata la polizia. E Guarrasi poteva averlo saputo da Nisticò (come già detto, lui stesso aveva fornito tali informazioni ai carabinieri) oppure dalla stampa. Ma è indicativo che in quest’ultimo caso, almeno presso il colonnello Dalla Chiesa, Guarrasi non si fosse lamentato dei giornalisti ma avesse attribuito la ricostruzione dei fatti alla polizia stessa.

Circa il significato intrinseco della telefonata “a difesa” fatta da Guarrasi al colonnello Dalla Chiesa, si possono fare diverse ed ovvie considerazioni.

In conclusione, le notizie riportate dai giornali secondo le quali la polizia stava indagando su “mister x” e che questi era Vito Guarrasi, corrispondono alla realtà dei fatti. Peraltro il questore Li Donni aveva confermato che vi era stata la conferenza stampa durante la quale sarebbero state date tali notizie, aveva confermato di aver consigliato ai giornalisti di non andare via perché sarebbe successo qualcosa di importante, aveva confermato di aver rilasciato anche una intervista (su quale argomento quindi?) e, infine, aveva confermato di aver parlato della “clessidra al centro della quale vi era Buttafuoco”. Tali conferme erano state fornite nel corso della sua audizione al processo Guarrasi/Pendinelli.

Del resto, in maniera inequivocabile, Bruno Contrada ha riferito che era stato Li Donni a coniare personalmente il termine “mister X”.

Anche la logica sorregge l’assunto: alla conferenza stampa era presente il capo della polizia Vicari e in quegli stessi giorni il presidente della commissione antimafia, assieme ad alcuni membri, era presente a Palermo proprio per il sequestro De Mauro ed aveva presenziato a una conferenza stampa sull’argomento. Come giustificare tali qualificatissime presenze se non di fronte a fatti di particolare rilievo quali, appunto, la risoluzione del sequestro?

8 Ottobre 2020

fonte:https://mafie.blogautore.repubblica.it/