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Dambruoso piace ai laici del Csm e va verso la Dna

Il Fatto Quotidiano, giovedì 25 luglio 2019

Dambruoso piace ai laici del Csm e va verso la Dna

ANTONELLA MASCALI

È ultimo (il 41esimo) in ordine cronologico di presentazione delle domande, ma è il super favorito per uno dei tre posti vacanti come pm della Direzione nazionale antimafia. Stiamo parlando di Stefano Dambruoso, attuale pm a Bologna, ex deputato, eletto con Scelta Civica di Mario Monti nel 2013. Le nomine saranno fatte dal plenum ormai dopo l’estate e forse oggi, nell’ultima riunione prima delle ferie, non riuscirà a votare le proposte neppure la competente Terza commissione presieduta da Michele Ciambellini, togato di Unicost, il consigliere che insieme al collega del suo stesso gruppo, Marco Mancinetti era in rotta con Luca Palamara, dom in us della corrente centrista fino allo scandalo delle nomine.

IL FAVORITO Dambruoso piace tanto ai laici di palazzo dei Marescialli in quota Lega e Fi, ma sull’attuale magistrato di Bologna i togati, soprattutto di Area (progressisti) e Aei ( “davighia – n i”) ritengono che la figura di Dambruoso sia stata troppo contigua alla politica. Nel 2008, per esempio, il pm è stato nominato capo dell’ufficio per il Coordinamento dell’attività internazionale dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. A Montecitorio, da questore della Camera, Dambruoso si beccò 15 giorni di sospensione disciplinare perchè il 29 gennaio 2014 colpì al volto la deputata M5s Loredana Lupo, durante una rissa di una decina di parlamentari M5s, tra cui la stessa Lupo (sanzionati con 10 giorni di sospensione) durante il voto sul decreto Imu-Bankitalia. Dambruoso allora disse di aver colpito “involontariamen – te” la deputata ma l’ufficio di presidenza lo sospese. Oltre a M5s anche Pd e Scelta Civica condannarono il gesto e chiesero -inascoltati- le dimissioni. Diversi anni prima, Dambruoso, nel 2004, era stato esperto giuridico a Vienna, alla Rappresentanza permanente italiana dell’Onu contro il terrorismo internazionale. Di terrorismo internazionale, in particolare di matrice islamica, se n’è occupato a Milano. Come pm ha avuto esperienze anche alle direzioni distrettuali antimafia di Palermo e Milano. Tra i candidati più conosciuti c’è Domenico Gozzo, oggi sostituto procuratore generale a Palermo, ex procuratore aggiunto a Caltanissetta, pm di Palermo del processo Dell’Utri, insieme ad Antonio Ingroia. Ha fatto arrestare, tra gli altri, il capomafia Salvatore Lo Piccolo. La sua lunga e riconosciuta esperienza non sembra, però, favorirlo anche se i togati restano molto abbottonati. Diversi i magistrati napoletani candidati, tra cui Antonello Ardituro, togato di Area nella precedente consiliatura, pm anti camorra, ha indagato sul clan dei casalesi e Catello Maresca, altro pm anti camorra: ha fatto arrestare il super boss Michele Zagaria. Al telefono intercettato di Palamara, il pm della Dna Cesare Sirignano (costretto a cambiare area di competenza, Potenza invece di Napoli per il tenore delle sconcertanti conversazioni soprattutto sulla procura di Napoli) sembra sponsorizzare la nomina in Dna di Maresca in quanto di Unicost, perché, a suo dire, la Dna è piena di magistrati di Area. Parla pure male di Ardituro che non deve andare né in Dna, né a fare l’aggiunto a Roma o a Napoli. Sirignano attacca anche il procuratore aggiunto della Dna Maria Vittoria De Simone. A Palamara gli dice: “Abbiamo il nemico in casa”. Mentre contro il pm della Dna, Nino Di Matteo, parla Palamara con il pm di Roma Stefano Fava, ieri trasferito come giudice a Latina, dopo essere finito sotto indagine a Perugia per rivelazione di segreto a favore di Palamara, accusato di corruzione. In corsa per la Dna pure Rino Piscitello, martedì lascia, dopo 10 anni di fuori ruolo, la direzione dell’ufficio detenuti del Dap, per tornare alla procura di Palermo. In Commissione ha destato qualche interesse, a quanto pare, anche il curriculum di Giuseppe Gatti, pm di Bari, perché esperto di mafia foggiana, finora sottovalutata, ma molto aggressiva.