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Da Il Mattino .Processo Cpl Concordia, il pentito Iovine: «Lorenzo Diana era d’accordo sull’affare metanizzazione. Al clan il 10% su subappalti»

Il Mattino, Venerdì 1 Aprile 2016

Processo Cpl Concordia, il pentito Iovine: «Lorenzo Diana era d’accordo sull’affare metanizzazione. Al clan il 10% su subappalti»

di Mary Liguori

Il pentito Antonio Iovine sta testimoniando in aula, a Napoli, nel processo che vede alla sbarra i manager del consorzio modenese Cpl Concordia e gli imprenditori ritenuti affiliati al clan dei Casalesi. L’accusa per gli imputati è quella di avere metanizzato i comuni dell’Agroaversano in provincia di Caserta, dopo aver stipulato un patto con la cosca e con i politici, nell’ambito dello stesso procedimento è indagato anche l’ex senatore e componente della commissione parlamentare antimafia, Lorenzo Diana.

E, proprio su Diana, Iovine ha reso pesanti dichiarazioni.
«Zagaria ci spiegò che l’amministrazione di Angelo Reccia, di San Cipriano d’Aversa, e il senatore Lorenzo Diana erano d’accordo e per far entrare nell’affare metano un imprenditore loro: si trattava di Pietro Pirozzi e Zagaria ci fece capire che per entrare nei subappalti dovevamo accettare Pirozzi», ha detto l’ex capoclan, collegato in videoconferenza con il palazzo di giustizia partenopeo.

Poi l’esame del pm Antimafia, Catello Maresca, è passato su aspetti strettamente legati alla questione della metanizzazione dei sette paesi dell’Agroaversano, le cui sorti politiche sarebbero per anni state decise dalla malavita, e sugli imprenditori  che sono accusati di avere beneficiato dell’alleanza con la camorra.

«Zagaria ci disse che Antonio Piccolo era il suo uomo durante una riunione in cui eravamo presenti io, Giuseppe Caterino e Giuseppe Russo detto “il padrino”. – ha dichiarato Iovine, parlando di uno dei costruttori sotto processo – Il clan si assicurava una percentuale del 10 per cento sul subappalto che veniva affidato a costi maggiorati. Alla Concordia conveniva fare le opere nell’Agroaversano perché l’interesse era vendere il gas, quindi Zagaria fece intervenire Piccolo il quale si organizzò per eseguire i lavori. D’altronde Piccolo stava a Modena già da anni e conosceva la Cpl Concordia. Noi, a nostra volta, eravamo d’accordo con le ditte per i lavori in subappalto».

«Antonio Piccolo – ha detto ancora Iovine – aveva con Zagaria un rapporto di massima fiducia e stima reciproca, basato sull’interesse». «Gli imprenditori servivano a noi perché erano l’interfaccia con la politica. Di qui l’accordo secondo il quale dovevamo intervenire solo solo se i sindaci o i tecnici dei sette comuni in cui si doveva fare la metanizzazione si fossero opposti ma questo non avvenne perché eravamo tutti d’accordo», ha aggiunto l’ex boss.

Nello specifico, Iovine si è poi concentrato anche sui lunghi anni di latitanza vissuti anche all’estero con Zagaria. «Abbiamo subito un fermo della polizia francese alla frontiera nord est, ma ci lasciarono andare, poi lui fu bloccato all’aeroporto mentre si stava recando in Sud America, ma anche in quel caso andò tutto liscio». «Viaggiavano con documenti  originali con le sole foto cambiate. In pratica ci servivamo delle identità di persone di fiducia, anche di un ex appartenente all’Esercito italiano», ha spiegato Iovine.