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Crollo a Ventotene.Tutte le colpe. E perché si continua a scavare nelle grotte e nessuno interviene?

Il sindaco di Ventotene indagato Giuseppe Assenso
La morte di due ragazzine di 14 anni d’età sotto la frana di Cala Rossano,
vista dalla lente delle relazioni tecniche, rischia di diventare ancora più
straziante di quanto non lo sia nella realtà. La crudezza dei rilievi degli
specialisti mette con le spalle al muro il Comune di Ventotene, se non
giuridicamente – ma sarà un tribunale a stabilirlo – almeno moralmente,
circa
le responsabilità dell’ente sull’accusa di non avere messo in campo azioni a
limitare il rischio di crolli delle pareti rocciose dell’isola. Infatti, a
quanto risulta i tre consulenti (Albino Lembo-Fazio, Massimo Amodio e Dario
Tarozzi) del Pubblico ministero Vincenzo Saveriano hanno rilevato un’assenza
costante dell’ente locale nella burocrazia della difesa del territorio. La
zona
di Cala Rossano non è mai stata classificata come pericolosa almeno dai
carteggi in Regione fino al 2001, cioè l’anno in cui i funzionari e tecnici
della Pisana iniziarono ad avere colloqui con i tecnici dei singoli Comuni
per
evidenziare le criticità ambientali. Nessun intervento di difesa del suolo
fu
previsto per Ventotene. La burocrazia va avanti e nel 2003 questa famosa
Autorità dei Bacini regionali avvia l’approvazione del Piano di Assetto
idrogeologico (Pai). Cioè, il documento che ad oggi individua le zone
pericolose. Per esempio, indica il 95% della costa di Ventotene come
pericolosa
(tanto che esistono dei cartelli di divieto) e nel rimanente 5% sicuro c’è
proprio Cala Rossano. Un aspetto che all’indomani della tragedia ha fatto
arricciare da subito il naso agli inquirenti. Che si sono andati a studiare
l’
iter di questo «Pai». Ecco, allora che salterebbe fuori l’assenza costante
del
Comune di Ventotene nel far pervenire all’ente regionale ogni tipo di
informazione. Certo, la documentazione stilata dagli specialisti romani
poteva
anche andar bene così com’era. Solo che nel 2004 fu segnalata una frana
proprio
in prossimità di Cala Rossano. Si attivò l’ex Genio Civile per una serie di
interventi. Ma da quel momento fino al 2006 quando il Pai è adottato e
pubblicato dal Comune di Ventotene non è mai stato indicato nulla all’Autorità
di Bacino. Un comportamento tenuto anche negli anni successivi perché, a
quanto
risulta, secondo i consulenti della Procura nel 2009 nessun rappresentante
del
Comune isolano partecipò alle riunioni per l’adozione del Progetto di Piano
Stralcio per l’assetto idroeologico. I famigliari di Sara Panuccio e
Francesca
Colonnelli, le due vittime, hanno sempre sostenuto che la tragedia si poteva
evitare. I consulenti dicono solo – basta fare anche una semplice ricerca in
Internet – che le falesie sono destinate a franare progressivamente fino a
quando lo decide la natura. L’uomo può solo giocare d’anticipo.

Fonte: La Provincia