Attivista antimafia accusato di aver diffamato Gullace,  un pregiudicato che è stato arrestato per 'ndrangheta

Il tema dell’antimafia in Liguria riserva sempre qualche episodio contraddittorio o comunque difficile da interpretare.

Prendiamo Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità una onlus che da anni in Liguria rappresenta un’antimafia fatta non soltanto di proclami e marce ma di denunce con nomi e cognomi. E infatti Abbondanza è stato più volte minacciato di morte, hanno pure condannato chi lo ha minacciato a ma a differenza di esponenti delle istituzioni nessuno  ha mai pensato di dargli una qualche forma di protezione.
L’altro giorno il Consiglio di Stato, caso piuttosto raro, ha accolto, come ha annunciato sul suo profilo Facebook il sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano “il ricorso della Casa della Legalità contro la sentenza del Consiglio di Stato sullo scioglimento per mafia del Comune. Si è costituito anche in Ministero dell’Interno. Udienza il 22 di giugno”.

Nel febbraio 2016 il giudice amministrativo di secondo grado accolse il ricorso presentato dall’ex sindaco della città di confine, Gaetano Scullino (Forza Italia), dichiarando illegittimo lo scioglimento del Consiglio comunale di Ventimiglia per presunte infiltrazioni mafiose, avvenuto il 3 febbraio del 2012. All’indomani della dichiarazione di illegittimità del Consiglio di Stato, la Casa della Legalità annunciò la volontà di ricorrere nelle forme della Revocazione. La Revocazione consiste nella impugnazione straordinaria di sentenze civili non impugnabili con i mezzi ordinari o non più impugnabili per decorso di termini, che può avvenire, tra l’altro, in presenza di prove riconosciute o dichiarate false dopo la sentenza. “Abbiamo sottolineato che il Consiglio di Stato ha valutato l’aspetto penale – ha spiegato all’Ansa, Christian Abbondanza – che non è rilevante per quanto riguarda le misure di prevenzione e non nega i fatti indicati alla base del provvedimento di scioglimento indicati dal Prefetto e dal Ministro dell’interno”.
Il prossimo 22 giugno il Consiglio di Stato sarà chiamato a decidere in sede giurisdizionale. Non può non essere sottolineato il fatto che la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Imperia si siano costituite accodandosi al ricorso di un’associazione che dispone di molta buona volontà ma di mezzi economici assai scarsi.

Nel frattempo cosa accade? La Casa della Legalità aveva messo da anni nel mirino delle sue pubbliche denunce Carmelo Nino Gullace, pregiudicato residente in provincia di Savona. La scorsa estate al termine di un’indagine articolata la procura antimafia di Reggio Calabria e gli uomini della Dia di Genova avevano arrestato numerose persone con l’accusa di appartenente alla ndrangheta. Carmelo Gullace era finito in manette con l’accusa di essere addirittura il capo della ‘ndrangheta in Liguria ed essere uno degli esponenti più importanti del nord Italia.
Ma pochi giorni fa , sorpresa. Il pm genovese Giuseppe Longo notifica l’atto di conclusione delle indagini ad Abbondanza e altri due componenti della Casa della Legalità accusati di diffamazione e minacce (!) a Carmelo Gullace. I reati sarebbero stati commessi sul blog della Casa della Legalità attorno al 2012. Con toni decisamente forti e “verbalmente” aggressivi Abbondanza attacca un soggetto con alle spalle importanti precedenti giudiziari. A questo punto, oltre a rilevare che Abbondanza ci aveva visto giusto con cinque anni di anticipo, di fronte alla richiesta di rinvio a giudizio annunciata dalla procura – seppur formalmente ineccepibile – non si può non restare un po’ spiazzati. Tanto più che, si legge nella notifica, ad Abbondanza viene contestata, tra le molte,

questa frase che lui rivolge a Gullace. “Un criminale che è stato protetto per troppo tempo dal negazionismo e da chi ha minimizzato per decenni… “. Un tema quello del negazionismo della mafia in Liguria più volte affrontato e pubblicamente ribadito da due persone: l’ex procuratore di Genova e della Distrettuale Anti Mafia Miche Di Lecce che del pm Longo è stato capo, e Anna Canepa,  sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia.