Cerca

Criminalità organizzata: non abbassare l’attenzione. Rapporti fra mafie e politica

Dobbiamo essere grati alle forze dell’ordine per gli importanti successi contro la criminalità organizzata con l’arresto di capi latitanti da anni, sequestri di beni e retate con decine di arresti.

Colpisce tuttavia il fatto, che, malgrado ciò, non sia diminuito il controllo territoriale della criminalità organizzata e, anzi la sua espansione in altre regioni.

A Casal di Principe la Camorra ha influito pesantemente sulle elezioni, a Fondi (nel Lazio) il Comune ha evitato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose grazie alle strumentali dimissioni della maggioranza assoluta dei consiglieri. I fatti di Rosarno hanno dimostrato la compenetrazione tra criminalità organizzata e imprenditori agricoli apparentemente rispettabili nello sfruttamento della mano d’opera clandestina.

Tuttavia siamo ancora nel classico, quello di cui si parla poco dono l’estensione della presenza criminale nella finanza e negli investimenti produttivi, con denari puliti, perché sapientemente riciclati. La stretta creditizia dopo la crisi ha accentuato il fenomeno, per raccogliere capitali bisogna rivolgersi ad una rete di professionisti, avvocati, notai e commercialisti, che sanno dove trovarli e sono capitali di provenienza mafiosa diretta o indiretta.

Questa disponibilità è favorita dall’evasione e dall’elusione fiscale e dall’abolizione delle norme seriamente  punitive della falsità dei bilanci e delle comunicazioni sociali, per non parlare dello scudo fiscale per i capitali illegittimamente esportati all’estero.

Si ricorda sempre il caso di Al Capone che è stato imprigionato per mancata dichiarazione dei redditi. Se per le grandi evasioni non c’è la galera e i falsi in bilancio sono impuniti grazie a leggi fatte per società del Premier, la lotta alla criminalità organizzata sarà parziale e non colpisce i veri centri di potere. Si affaccia il sospetto che l’arresto di vecchi capi, criminali in proprio, pluri-condannati e per questo latitanti, non sia il frutto di una precisa strategia dei nuovi capi, per eliminare i vecchi impresentabili: se uno di loro si presentasse in banca gli astanti penserebbero ad una rapina e non alla richiesta di un mutuo o di apertura di una linea di credito per un’impresa.

Due piccioni con una fava, eliminare chi non serve più e accreditare che la criminalità organizzata sia stata abbattuta o stia per esserlo. Con un po’ di latitanti pericolosi in galera, chi si occupa delle infiltrazioni mafiose al Nord? Per esempio, il Comune di Milano non ha voluto costituire una commissione di indagine sulla mafia, quando la presenza nel settore dei pubblici esercizi  ed catene di negozi di abbigliamento è un fatto segnalato da tempo, come nella Capitale. I lavori dell’expo 2015 sono attrattivi per le imprese di movimento terra e la certificazione antimafia non è cosa seria, tanto più che le imprese con sede in altri paesi UE ne sono esentate.

Torniamo a ringraziare le forze dell’ordine, ma non deve calare la tensione, la vigilanza democratica e la mobilitazione sociale.
Felice Besostri

(Tratto da Le Ragioni)