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Corruzione a palazzo? Non c’è mai fine

Ville, auto di grossa cilindrata, e appartamenti: dai primi accertamenti patrimoniali risulta che i dipendenti del X municipio coinvolti nel giro di tangenti, sono proprietari di beni mobili e immobili, su cui la Procura sta indagando. L’inchiesta dovrà chiarire come mai dei dipendenti dell’amministrazione pubblica possono girare in Bmw, avere una villa con piscina e comprare un appartamento da 200.000 euro da intestare a un familiare, dicendo che questa cifra è stata raggiunta nel tempo mettendo insieme, «le regalie riocevute a Natale o al compleanno».
Nei prossimi giorni partiranno anche gli accertamenti bancari sui conti dei tre indagati, due funzionari e un vugile urbano.
Il reato ipotizzato è quello di concussione, secondo gli inquirenti i complici avrebbero preso tangenti da almeno 30 persone, tra imprenditori e privati. Sul tavolo del pm Assunta Coccomello c’è tutta la documentazione raccolta in mesi di indagini della squadra mobile, fascicoli che riguardano autorizzazioni di lavori rilasciati dal municipio e in odore di mazzette, trascrizioni di intercettazioni e filmati degli incontri tra gli indagati e le altre presunte vittime.
Nell’inchiesta sono coinvolti altri tre vigili urbani, gli investigatori stanno appurando il ruolo di ognuno di loro in questa storia di tangenti che diventa sempre più intricata. I vigili fanno parte della stessa pattuglia , gli inquirenti ritengono che pure loro chiedevano mazzette durante i sopralluoghi. Ma non è chiaro se l’intera pattuglia sapeva del malaffare, oppure era solo il capo che estorceva soldi per scongiurare un blocco dei lavori o una demolizione.
L’inchiesta è scattata con la denuncia di Claudio Callegari, attore e proprietario delle palestre ”Sporting village”, a Quarto Miglio: l’imprenditore ha denunciato che veniva taglieggiato da anni, dal 2005, ha detto che all’inizio un dipendente del X municipio gli aveva chiesto 200.000 euro per chiudere un occhio e permettergli una ristrutturazione. Callegari ha raccontato che da quel momento non si è più liberato dall’estorsore e che in questi anni ha sborsato 100.000 euro.
L’ultimo ricatto è stato quello che gli ha fatto decidere una volta per tutte di rivolgersi alla polizia: nel 2008 gli vengono chiesti 200.000 euro per procurargli una nuova Dia, altrimenti gli sarebbero stati sequestrati due locali sotto alle piscine. L’imprenditore non ha ceduto e i locali, che avrebbero cambiato la destinazione d’uso, sono stati sequestrati. Un piccolo disastro economico, con 50 dipendenti a spasso.
La Procura ha concluso le indagini sull’abuso edilizio, Callegari è stato interrogato dopo avere chiesto di essere ascoltato, a questo punto il pm Delia Cardia titolare di questa parte d’inchiesta potrà decidere di chiedere il rinvio a giudizio del proprietario delle piscine, oppure chiedere l’archiviazione.
Dalle intercettazioni viene fuori che gli indagati prima di chiedere le tangenti spaventavano l’imprenditore o il privato che chiedeva l’autorizzazione, dicendo che seppure la sua pratica non presentava grosse difficoltà, «non si può mai sapere, ci può essere sempre qualche intoppo, è già successo in altr situazioni che delle concessioni considerate sicure, poi venissero bloccate per delle stupidaggini».
Nei prossimi giorni saranno sentite tutte le persone coinvolte nell’inchiesta: indagati, sospettati, e le altre presunte vittime. Gli inquirenti ritengono che per alcuni casi si possa profilare anche il reato di corruzione. Dalla documentazione al vaglio degli inquirenti sembra che non sempre la richiesta di tangenti sia partita dagli indagati, ma che a volte sia stata proprio la persona che aveva bisogno di autorizzazioni o concessioni, ad offrire soldi per ottenere il permesso che gli serviva.

Cristina Mangani, Paola Vuolo

(Trato da Il Messaggero)