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Coronavirus, Viminale: “Nella Fase 2 l’intero circuito produttivo e commerciale è a rischio infiltrazione delle organizzazioni mafiose”

Il Fatto Quotidiano, 29 Aprile 2020

Coronavirus, Viminale: “Nella Fase 2 l’intero circuito produttivo e commerciale è a rischio infiltrazione delle organizzazioni mafiose”

In una nota diffusa alla fine del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica il ministero degli Interni scrive: “Il contesto economico-finanziario che si prefigura nella fase della ripresa espone l’intero circuito produttivo e commerciale al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata”. Attenzione anche sul “flusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese”, perché “questo scenario può favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali”

di F. Q.

L’altro virus è pronto a insinuarsi tra le macerie prodotte dal primo virus, il Covid-19. L’altro virus sono le organizzazioni mafiose, le macerie, invece, rappresentano il sistema economico e produttivo del Paese reso vulnerabile dal lockdown imposto dall’epidemia. Dopo gli allarmi lanciati da magistrati e investigatori autorevoli, adesso a riconoscere il pericolo d’infiltrazione delle mafie nell’economia pulita è il ministero dell’Interno. Ed è un allarme che si rivolge soprattutto alla Fase 2, quella che scatta ufficialmente dal 4 maggio.

La nota del Viminale – In una nota diffusa alla fine del comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica il Viminale scrive: “Il contesto economico-finanziario che si prefigura nella fase della ripresa espone l’intero circuito produttivo e commerciale al rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Una frase netta, senza condizionali, che indica come lo stato d’allerta sia da considerarsi molto elevato. “Anche tenuto conto – continua il ministero di Luciana Lamorgeseche la crisi in atto ha già prodotto un forte deficit di liquidità per le aziende e le famiglie e che è stato attivato un flusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese, questo scenario può favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali”. Insomma quello degli analisti del Viminale è un allarme triplice: da una parte ci sono i capitali mafiosi pronti a insinuarsi nel tessuto economico legale, in difficoltà a causa della crisi; dall’altra ci sono le società in mano ai clan che puntano a infiltrarsi nella fase di ricostruzione; in terza battuta ecco la piaga della corruzione pronta a diffondersi parallelamente allo stanziamento d’ingenti risorse da parte del governo per aiutare aziende e famiglie.

La reazione del ministero – In questo contesto, spiega sempre il ministro dell’Interno, sono già stati disposti alcuni interventi: “La direttiva del 10 aprile ai prefetti per sollecitare la massima attenzione sui rischi di inquinamento della economia legale connessi al contesto dell’emergenza sanitaria e della crisi economica; il protocollo di legalità con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con la Sace per assicurare la completa funzionalità del sistema di garanzia alle banche che finanziano le imprese, impedendo comunque l’erogazione di qualunque utilità di fonte pubblica a vantaggio degli operatori economici in odore di condizionamento malavitoso; l’intensificazione dei contatti diretti, a livello centrale e periferico, con le associazioni di categoria al fine di potenziare il monitoraggio dei casi di default economico nonché di individuare aree sensibili per interventi di prevenzione“.

Attenzione a filiera agroalimentare e sanitaria – La ministra Lamorgese ha anche ordinato maggiore attività di analisi e intelligence sul fenomeno del riciclaggio e sulle dinamiche societarie, con particolare attenzione alla filiera agroalimentare, alle infrastrutture sanitarie, all’approvvigionamento del materiale medico, al comparto turistico alberghiero, alla ristorazione nonché ai settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa. Durante il comitato per l’ordine e la sicurezza la ministra ha anche chiesto di monitorare i cosiddetti “reati spia, cioè gli indici dell’infiltrazione criminale, anche mafiosa, nel circuito economico finanziario quali l’usura, l’illecita concorrenza attraverso la minaccia e la violenza, le truffe, il trasferimento fraudolento di beni, la corruzione e gli illeciti negli appalti.

I reati spia: cresce l’usura – Su questro fronte non devono essere passati inosservati i numeri contenuti nel report sulla delittuosità in Italia elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza. In pratica nel mese di marzo 2020, il primo dell’epidemia, in Italia si sono consumati 68.069 reati, a dispetto dei 203.723 dello stesso periodo del 2019, quando non esistevano le restrizioni imposte dal Covid-19. Significa meno il 66,6%: praticamente un terzo dei delitti rispetto a prima. Calano tutti i tipi di reato, a cominciare dall’omicidio, mentre i casi di usura crescono in controtendenza del 9,1%. Un numero che probabilmente è anche maggiore, visto che l’usura è un tipo di reato che si denuncia più difficilmente rispetto ad altri. L’incremento è probabilmente legato alle difficoltà economiche create dall’emergenza sanitaria, come hanno raccontato al fattoquotidiano.it alcune associazioni.

L’allarme dei magistrati – Oggi, audito alla Camera nelle Commissioni riunite Finanze e Attività produttive, il capo della procura nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho ha detto: “Il rischio dei prestiti a usura c’è, l’ho sottolineato tantissime volte, la criminalità mafiosa ha un patrimonio straordinario. Sul traffico degli stupefacenti incamera 30 miliardi di euro l’anno. Il suo problema non è tanto la liquidità, ma il reinvestimento e la canalizzazione delle proprie ricchezze che offrono con forme persuasive più diverse raccogliendo il consenso degli imprenditori più in difficoltà. In questo momento le imprese più in difficoltà sono le più esposte. “Certamente il settore turistico, così come quello della ristorazione, è un ambito preferito dalle mafie per investire i loro denari”.