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Contratti d’oro per non lavorare. Le assunzioni che stritolavano Porto Kaleo

Contratti d’oro per non lavorare. Le assunzioni che stritolavano Porto Kaleo

La cosca Mannolo imponeva i dipendenti al villaggio turistico di Cutro. Per 16 anni l’imprenditore Notarianni ha pagato stipendi per un valore di quasi 3 milioni di euro ed estorsioni per 752mila euro. Senza contare i danneggiamenti e i danni collaterali. Nel 2018 la denuncia. Oggi al processo il teste chiave chiede un risarcimento di otto milioni di euro

di Alessia Truzzolillo

CATANZARO Ha pagato estorsioni ingenti, ha speso quasi tre milioni di euro perché costretto a fare generosi contratti di lavoro a persone, imposte dai clan, che si prendevano la briga di non lavorare, ha subito danneggiamenti, ha perso credibilità economica e ha “mancato” finanziamenti importanti. In sedici anni ha perso quasi otto milioni di euro e oggi che è uno dei teste chiave nel processo contro le cosche che lo hanno tenuto in pugno, quei soldi chiede che gli vengano restituiti. Il danno morale – quello che il suo perito di parte definisce “biologico” – non è possibile da calcolare.
LA RELAZIONE La relazione economico-finanziaria che il professore Giuseppe Fabbrini ha redatto sul danno causato dalle aggressioni della ‘ndrangheta cutrese – nello specifico la consorteria Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone – alla società Alberghi del Mediterraneo, soggetto gestore e proprietario del villaggio Porto Kaleo che si trova sulla costa di Cutro, è un esempio emblematico, concreto e in cifre di quanto le cosche possano prosciugare di ogni vitalità un’attività economica e stritolarla, come stritolata (e qui il danno non è calcolabile) è la vita stessa di un imprenditore. Il danno maggiore che Giovanni Notarianni, proprietario del villaggio turistico, ha subito dal 2001 al 2018 (anno nel corso del quale ha deciso di denunciare tutto alla Dda di Catanzaro) non proviene tanto dalle estorsioni – calcolate in 752mila euro –, dagli atti vandalici perpetrati con puntuale violenza all’apertura delle stagioni turistiche o nei danni indiretti (causati da perdite da contratti bancari, o perdite sul capitale economico). Il danno assai più grave è stato causato dall’imposizione delle assunzioni da parte del clan, calcolato dal perito in quasi tre milioni di euro, 2.937.340,74 euro, di cui il 50% (1.468.670,37 euro) privo di valore reale.
ASSUNTI DALLA COSCA Ma cosa si intende con il fatto che il 50% era privo di valore reale? Significa che non solo 22 dipendenti sono stati assunti per imposizione della cosca ma che questi stessi dipendenti avevano anche l’arroganza di non lavorare, di non essere puntuali, di non rispettare i turni di lavoro. E nelle rare occasioni in cui Notarianni si ribellava riceveva come risposta un danneggiamento.
Il professore Fabbrini è didascalico e chiaro: «Il condizionamento di maggiore rilevanza economica attiene alle assunzioni del personale dipendente. La percezione di danaro da parte di tali soggetti non trova corrispondenza nella quantità e qualità del lavoro prestato. Altri soggetti venivano, inoltre, segnalati, soprattutto per quanto concerne l’attività di bagnino; la mancata assunzione determinava danneggiamenti come la rottura dei teli della piscina ed altro. I soggetti assunti per imposizione dei Mannolo – così come denunciato da Notarianni ai magistrati – non producevano per quanto remunerati, in quanto non rispettavano i turni di lavoro, non erano presenti con regolarità e non svolgevano le mansioni per le quali erano stati assunti». Notarianni fa nomi e cognomi, riporta le date dei contratti, denuncia le imposizioni, e anche il fatto che il lavoro imposto non veniva nemmeno svolto regolarmente, anzi, alle mancate assunzioni dei bagnini la cosca rispondeva con danni alla piscina. In totale le assunzioni imposte sono state 22. Si tratta di persone imparentate o accoscate con i Mannolo: Arena Francesco; Colosimo Bruno; Colosimo Gaetano; Colosimo Luigi; Caterisano Santino; Caterisano Michele; Falcone Domenico; Falcone Francesco; Falcone Caterina; Falcone Raffaele; Gentile Domenico; Gentile Leonardo; Gentile Pasquale; Giaquinta Giuseppe; Mannolo Luigi; Mannolo Giuseppe; Mannolo Leonardo; Mannolo Remo; Miceli Fabio; Rodino Aurora; Vetere Umile; Viscomi Tommaso.
LE ESTORSIONI La vita viene resa difficile a Notarianni sin dall’acquisto di Porto Kaleo a un’asta fallimentare nella primavera del 2001. «L’acquisto – scrive il perito – avviene da un’asta fallimentare alla quale il Notarianni viene dissuaso a partecipare da parte della cosca locale (Mannolo/Grande Aracri) la quale persegue il fine di favorire altre società». Visto che Notarianni non cede e si aggiudica Porto Kaleo, i Mannolo – espressione del potere mafioso locale e proiezione criminale dei Grande Aracri – «iniziano un’attività di predazione, condizionando e depauperando la gestione della struttura del villaggio turistico», scrive Frabbrini. «Le attività estorsive si materializzano nella richiesta ed ottenimento di danaro, nel perpetrare danni strutturali e nella imposizione di forniture, di manodopera e servizi». Dal 2011 al 2013 le estorsioni sono sistematiche, per un totale di 752mila euro, pagate con i ricavi dell’attività. Ricavi che sparivano come non fossero mai esistiti, che non trovavano posto nei bilanci e che non sono mai divenuti fonte di finanziamento per una corretta gestione del villaggio.
I DANNEGGIAMENTI Il 29 maggio 2003 viene dato alle fiamme il bar del lido di Porto Kaleo. Il danno quantificato dal perito ammonta a 101.378 euro, con un indennizzo massimo liquidabile pari a 110mila euro.
Due anni dopo, l’8 maggio 2005, sempre alle porte dell’apertura della stagione turistica, viene incendiato il corpo centrale della struttura di Porto Kaleo, comprendente la sala ristorante, la cucina, le camere del primo piano, la hall e gli uffici amministrativi, causando un ingente danno economico. Intervengono i carabinieri della stazione di Cutro che rilevano come il solaio della sala, gli impianti e l’arredamento situati all’interno del locale risultassero gravemente danneggiati. L’assicurazione ha quantificato il danno in un milione e 16.874,90 euro. Ma il risarcimento assicurativo è stato di meno della metà (504.720 euro) con una perdita di 524.771,98 euro senza contare il notevole lasso di tempo in cui il risarcimento è stato liquidato.
Il 31 maggio 2016 Giovanni Notarianni viene avvisato da una telefonata dei carabinieri di Crotone che c’è un incendio in corso al bar-ristorante del lido di Porto Kaleo. Questa volta il danno è di 429.837 euro, l’assicurazione ne risarcisce 147.330, quindi l’imprenditore deve liquidare di tasca propria 282.507 euro per rimettere in sesto la struttura.
EFFETTI COLLATERALI Oltre ai danni diretti vi sono anche i cosiddetti danni indiretti, gli effetti collaterali di quella che era la situazione economica precaria nella quale la ‘ndrangheta aveva gettato il villaggio turistico. Nel 2018 l’imprenditore non ha potuto accedere a un contributo a fondo perduto di 880.632,94 euro approvato dalla Regione Calabria per il sostegno alla competitività delle imprese nelle destinazioni turistiche. La ragione è la mancanza di mezzi finanziari, vista la precaria situazione patrimoniale nella quale versava l’impresa a causa delle continue vessazioni da parte delle cosche. Stesso discorso si risconterà per la perdita di un contributo pari a 600,00 euro oltre ad un finanziamento a tasso agevolato del 0,5% pari a 1.211.250,00 euro ai quali dava accesso il ministero dello Sviluppo economico. Notarianni non era più padrone della propria attività ma subiva le imposizioni e ne subiva le conseguenze. I danni indiretti sono stati calcolati in 2.707.087 euro per perdite da contratti bancari; perdita sul capitale economico; per stato d’insolvenza della situazione finanziaria-patrimoniale.
IMPOSIZIONE DI FORNITURE Tra le imposizioni che Notarianni ha subito, il cui danno non è stato possibile quantificare, vi è la costrizione da parte della cosca Mannolo ad avvalersi di fornitura di prodotti edili e di pulitura spiaggia da aziende contigue alla consoteria come la Agriverde di Dante Mannolo; la ditta Edilizia Innovativa Srl; la ditta Azienda Agricola di Fabio Mannolo. Notarianni subisce, inoltre, l’imposizione di forniture di miscela di caffè Pellini da parte della ditta individuale di Petruccia Scerbo dal 2004 ad oggi.
PADRONE DELLA PROPRIA VITA Il perito conclude: “In totale per come sopra esplicitato si evidenziano prudenzialmente danni per un valore complessivo pari ad 7.932.975,01 euro”. Giovanni Notarianni nell’ottobre 2018 si rivolge alla Guardia di finanza di Crotone e si avvia a denunciare quanto ha subito negli anni alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Gli inquirenti avevano già avviato le indagini che confluiranno nell’inchiesta “Malapianta”, contro la consorteria Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone, diretta espressione della famiglia Grande Aracri, e le dichiarazioni di Notarianni daranno un apporto notevole all’impianto accusatorio. Oggi l’imprenditore, affiancato dall’avvocato Michele Gigliotti, è parte civile nel processo nato dall’inchiesta Malapianta e chiede un risarcimento di 8 milioni di euro da liquidare in sentenza. Il testimone di giustizia vive sotto scorta ma è finalmente padrone della propria vita, di decidere come gestire l’impresa e di rispondere solo a se stesso. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

11 ottobre 2020

fonte:https://www.corrieredellacalabria.it/