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Contraffazione, un giro da 1.5 miliardi. Dietro c’è la camorra

UN GIRO da un miliardo e mezzo di euro l’ anno. Tanto vale il mercato del “taroccato”a Roma. Una torta spartita in gran parte fra i produttori illegali del sud Est asiatico, Cina in pole position e la camorra. E in continua espansione se si pensa che dal 2007 ad oggi, la torta, è “lievitata” del 150%. A dare i dati di un fenomeno, che solo nella capitale rappresenta il 20 per cento dell’ intero giro d’ affari nazionale, è la Federabbigliamento di Confcommercio. Del resto, proprio gli abiti – accessorie calzature compresi- sono i prodotti maggiormente contraffatti. «Un giro di soldi incredibile – racconta Roberto Polidori, presidente di Federabbiglamento – ovvero 250 milioni l’ anno, considerando che i romani spendono per abiti, scarpe e borse più di due miliardi l’ anno. E il 15 per cento di ciò che comprano è contraffatto». Solo nel 2009, in Italia, le forze dell’ ordine hanno sequestrato un bottino da 80 milioni di pezzi, di cui un milione a Roma. Ma non si tratta più di giochini cd pirata e finte Gucci in bella mostra su teli stesi fuori dalle metropolitane o sui banchetti lungo i marciapiedi. O per lo meno, non solo. Quello del falso è un mercato in continua evoluzione anche nelle tecniche di vendita, se si considera che un quinto dei prodotti contraffatti si acquista ormai online. Uno shopping center virtuale dove il cliente tipo è donna, tra i 18 e i 34 anni. Ora poi, il mercato parallelo – fatto di false Louis Vuittone profumi dalle confezioni quasi perfette ma con dentro essenze improbabili – si sta infiltrando anche nei negozi. Quelli piùa buon mercato: in centro come in periferia. Specchietti per le allodole e per romani e turisti che si accontentano, vista la situazione economica, di portare a casa un made in Italy. Che in realtà è made in Corea, in Cina, in Turchia o in Taiwan o fatto nelle fabbrichette clandestine, il più delle volte dalla camorra. Quello del commercio, si sa, è un settore in serie difficoltà. E il dilagare dei marchi fintamente originali, di certo non gli dà una mano. «Lo scorso anno sono state più di quattromila le attività costrette per la crisi a chiudere – continua il presidente di Federabbigliamento. Secondo le nostre stime per un 20% di questi negozi ha pesato il mercato del falso, che ha tolto ai commercianti una fetta di clientela». Nella classifica dei generi più falsificati ci sono i capi d’ abbigliamento (40%), le borse (20%), le scarpe (15%). E ancora, occhiali e cinte (10%), cd – dvd e videogiochi (8%), gli orologi (3%) cosmetici (3%), costumi da bagno e indumenti intimi (2%). «Questi numeri ci raccontano un sistema economicoe commerciale drammaticamente malato – conclude Polidori – Dove a rimetterci non è solo il mondo della distribuzione ma anche quello produttivo, soprattutto a livello delle piccole e medie imprese. Per debellarlo, serve la collaborazione di tutti».

ALESSANDRA PAOLINI
(Tratto da Repubblica)