Cerca

Un bell’impianto organizzativo: un nostro appello a tutti i cittadini onesti del Lazio

UN BELL’IMPIANTO ORGANIZZATIVO CAPACE DI CREARE LE PREMESSE PER LO SVILUPPO DI UN’AZIONE ANTIMAFIA SERIA E SEMPRE PIU’ EFFICACE NELL’INTERO LAZIO

Di proposito abbiamo riportato sul frontespizio del nostro sito web le parole pronunciate da Paolo Borsellino nel 1989 a proposito del gravissimo errore compiuto dalla società civile nel rilasciare alle sole forze dell’ordine ed alla magistratura una “ delega totale” a combattere le mafie.

Una delega che ha ridotto notevolmente la capacità di un’azione efficace e risolutiva.

Grosso errore che sta costando al Paese tantissimo.

Le continue sollecitazioni, i continui stimoli, che talvolta assumono un carattere di ossessività, da noi rivolti a tutti i cittadini perbene, a tutte le persone oneste, di qualsiasi appartenenza culturale, politica, religiosa, etnica, ad abbandonare atteggiamenti di passività, di inerzia, per assumere un ruolo attivo nella lotta alle mafie, vanno letti proprio nello spirito che indusse Borsellino a lamentarsi di ciò.

Sono dieci anni, da quando siamo nati, che noi stiamo gridando ai quattro venti la necessità di non stare più a guardare quanto sta avvenendo sui nostri territori e di cominciare a fare qualcosa per tentare di bloccare la crescita di questo tumore, le mafie, che sta divorando il Paese.

Qualcuno, in verità, ha risposto all’appello, mostrando di avere senso civico ed orgoglio di appartenere, come cittadino e non suddito, ad un Paese civile e democratico.

Molti giovani ci chiamano, vogliono sapere, partecipano talvolta ai nostri incontri, vogliono organizzare convegni e quant’altro.

Noi siamo sempre disponibili ad accogliere le loro istanze.

Ma, qui, parliamoci chiaramente.

Noi abbiamo una concezione di un impegno antimafia che ci distingue da tanti altri.

Noi siamo fieri della nostra DIVERSITA’, alla quale ci teniamo tantissimo.

Per questo, abbiamo SEMPRE RIFIUTATO QUALSIASI FINANZIAMENTO, SOTTO QUALSIASI FORMA, DALLE ISTITUZIONI.

Non perché non abbiamo bisogno.

Anzi.

Ma nel momento in cui noi dovessimo accettare un euro da una Regione, da una Provincia, da un Comune, da un qualsiasi ente pubblico, la nostra area di autonomia e di indipendenza assoluta da tutto e da tutti sarebbe notevolmente ridotta e non potremmo più fare quello che facciamo, senza guardare in faccia a chicchessia.

Roberto Scarpinato, un altro magistrato di punta nella lotta contro le mafie, lo ha scritto chiaramente (e anche le sue parole sono riportate sul frontespizio del nostro sito web):… corruzione e mafie sono spesso costitutive del Potere.

E’ così, purtroppo.

Le mafie sono non raramente annidate nella politica e nelle istituzioni.

Ecco perché noi ci vogliamo tenere lontani, pur nel rispetto di tutti, sia dall’una che dalle altre.

Lontani, pur riconoscendone il ruolo essenziale.

Non siamo dei qualunquisti, ve lo assicuriamo, perché abbiamo ben chiare le idee e votiamo quando si tratta di votare.

Ma non mischiamo mai –e guai a chi lo dovesse fare – dimensione politica con quella associativa.

Due cose distinte e separate.

Politica ed istituzioni, dicevamo.

Impegnati, però, ad osservarle, a favorirne, per quanto di nostra competenza, processi purificatori, di bonifica e quant’altro.

Con l’individuazione dei mali, con la loro denuncia, ma sempre senza commistioni fra le varie dimensioni.

Noi abbiamo senso dello Stato di diritto e delle Istituzioni, crediamo nei principi della legalità, della democrazia, ma vogliamo –e ci battiamo fino alla morte- per farli assolvere in pieno ai loro ruoli.

Non vogliamo che le mafie se ne impadroniscano, come talvolta accade, e li inquini, li imputridisca.

Parlare, oggi, di cultura di legalità è lodevole.

Ma, parliamoci chiaramente, non basta più.

Oggi le mafie sono entrate nel tessuto economico, politico, istituzionale, civile.

Schiere di “ colletti bianchi”, di “persone perbene”, professionisti, commercialisti, notai, architetti, ingegneri, avvocati ecc. , ci fanno affari, non si fanno scrupoli, per i soldi, di fare i loro interessi.

Insomma, le mafie stanno ormai fra di noi, fra chi meno te lo aspetti, nelle nostre case.

Il Prefetto che ne nega l’esistenza, il poliziotto o lo stesso magistrato che non fanno quello che debbono fare, il cittadino che fa finta di niente e si gira dall’altra parte.

Mentre i mafiosi investono montagne di capitali, comprano tutto, costruiscono tutto ed inquinano il Paese, la sua economia, la sua vita civile.

Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata.

Mentre noi andiamo chiacchierando in giro, con convegni, corsi di cultura della legalità, presentazione di libri e quant’altro, le mafie continuano tranquillamente a impossessarsi di tutto, con i soldi, con la corruzione, con la complicità di pezzi della politica e delle istituzioni.

Loro stesse pezzi di politica e delle istituzioni.

Ridono di fronte alle nostre chiacchiere.

Noi rispettiamo tutto e tutti e vogliamo bene a tutti coloro che vogliono parlare di mafia.

E’ già molto, è apprezzabile, lodevole.

Ma ormai non basta più.

Noi siamo in guerra.

Quella con le mafie è una vera e propria guerra.

Intere regioni sono sotto il loro controllo anche militare.

Parliamoci chiaramente, senza prenderci in giro.

L’intero sud, fino alle porte della Capitale, è sotto il loro controllo militare e, oggi, i loro tentacoli si stanno estendendo su quelle poche regioni del nord che ne erano fino ad una decina di anni fa rimaste indenni, la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Liguria, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto.

E’ necessario, senza indugi, rivedere strategie e tattiche.

Chi vuole seriamente fare antimafia, deve cominciare a non fare più chiacchiere.

Non c’è più tempo da perdere aspettando che… ”maturino coscienze ed intelligenze”.

Passeranno, in tale attesa, decenni prima che gran parte della gente acquisti, ammesso che l’acquisti, una coscienza civile e democratica.

Ingroia ha lanciato un allarme che dovrebbe far riflettere le persone intelligenti ed oneste: in Italia, mentre le mafie si stanno civilizzando, la società si sta mafiosizzando.

E’ la società civile, per fortuna non tutta, che è mafiosa, vota i mafiosi, i corrotti, i delinquenti e ci fa affari.

Questa è la realtà.

Un’Associazione antimafia seria deve passare alla fase della DENUNCIA.

La DENUNCIA!

Stando anche attenta a chi consegna le carte!

L’Assemblea di ieri ci ha consentito di attrezzarci con un nucleo forte di veri “combattenti”.

Pur con tutti i nostri limiti, le ristrettezze economiche, con tutte le difficoltà connesse ai comportamenti irresponsabili di una società sorda e cieca in gran parte, un mondo politico ed istituzionale in gran parte ostili nei nostri confronti, questa volta abbiamo buttato le basi per un’azione forte e sempre più efficace contro tutte le mafie.

Persone toste, combattenti, gente che non ha paura di niente e che ha le idee chiare, sono entrati nel nuovo Consiglio Direttivo, dal suo Presidente onorario che è un testimone di giustizia con una condanna a morte sulla testa di Cosa Nostra e che vive sotto scorta fino all’ultimo componente.

Ora sta alle persone oneste, ai cittadini veramente sensibili e perbene, darci una mano. Venire con noi, nell’Associazione. Dobbiamo essere vedette su ogni pezzo di territorio del Lazio.

Li aspettiamo.