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Commissari? No, grazie

COMMISSARI? NO GRAZIE
Dopo vent’anni e passa di clamorosi flop e colossali errori, eccoci all’ennesimo scempio che sta per calare sul drammatico destino di Bagnoli: l’arrivo di un super commissario, investito dal premier Renzi. Se ne parla da settimane, ha alimentato polemiche tra il sindaco De Magistris e il governatore Caldoro, col primo ad accusare il secondo di autentico scippo di competenze e democrazia.
Ma il vero nodo è un altro: il commissario futuro potrà essere il miglior tecnico del mondo, caso mai benedetto da san Gennaro per produrre miracoli a raffica e venire a capo di un gigantesco bubbone fatto di affari milionari, terreni super appetiti, interessi dei clan, i soliti mattonari all’assalto, insomma un mix esplosivo. A cosa serve un commissario? Sarebbe più logico un Cantone, per vigilare almeno sui profili di legalità. E poi?
La storia è vecchia, ma evidentemente non ha insegnato niente a nessuno. Commissariare significa stravolgere le regole, bypassare ogni prassi amministrativa, deregulation totale, appalti affidati nella più assoluta discrezionalità, porte anzi portoni aperti per amici, parenti, lacchè, vagonate di boss con imprese al seguito dal movimento terra a tutto quanto fa mattone. Commissariare significa scegliere le logiche e le vie delle solite emergenze: e lo sanno anche le pietre che ormai l’emergenza viene invocata anche per i lavori del G8 che nulla aveva di emergenziale, tanto perchè sia consentito l’assalto alle casse dello stato.
Il passato della Campania vive di emergenza continua, inaugurata proprio dalle scosse del terremoto del 1980: è lì che parte – a bordo dell’emergenza – la prima esperienza commissariale per la ricostruzione, con due commissari ad hoc: per la città di Napoli l’allora sindaco rosso Maurizio Valenzi (e fu l’inizio del consociativismo), per la Regione Campania il dc Antonio Fantini. S’inaugura la stagione delle mega concessioni, per una sfilza di lotti a Napoli e per una miriade di infrastrutture nell’hinterland e nell’intera regione che niente avevano a che vedere col terremoto.
Ma l’importante era avviare la macchina, farla partire e non arrestarla più. E così via ai consorzi coi vip del mattone (e la presenza fra gli altri dei cavalieri dell’apocalisse siciliani, i gruppi Graci, Rendo, Costanzo, Cassina), soprattutto disco verde per i regolari, fisiologici subappalti alle imprese di camorra, dal movimento terra al calcestruzzo fino a tutto il ciclo del mattone. E’ storia ben nota: le sigle dei costruttori tradizionali sono vuote, vanno riempite di appalti, non hanno dipendenti a libro paga perchè smistano subito tutto in subappalto per la serie fifty fifty: metà – del bottino – me lo tengo io per non muovere una pietra, metà te lo becchi tu camorra per fare i lavori con i materiali più scadenti possibili, tanto se poi va giù tutto, paga Pantalone, si rifinanziano le opere e tutti pasciuti e contenti. Ma le imprese, che ne fanno di quel 50 per cento? Lo dividono col politico di riferimento. E’ così che nasce e prolifera il sistema delle “imprese di partito”, le “portappalti”: ogni politico ne ha almeno un paio a disposizione, i più bravi di più, come nel caso di Paolo Cirino Pomicino, il vero ideatore di tutto ‘O Sistema. Quindi accordi, patti ben precisi, connection di ferro tra politici, imprenditori e camorra. Un perfetto tavolo a tre: e cosa vuol dire, in gergo giudiziario? Associazione a delinquere, perchè ti spartisci il bottino coi tuoi amici in barba alle leggi di mercato, strafottendotene della concorrenza che non becca un appalto e muore. Associazione a delinquere, quindi 416, con l’aggiunta – attenzione – di un bis, visto che fra i tre commensali c’è anche la camorra.
Ma cos’ha combinato la magistratura partenopea in anni e anni di faticose indagini che hanno prodotto decine e decine di faldoni di carte e costate alle casse pubbliche palate di denaro? Cos’hanno partorito lorsignori? Due topolini, le ipotesi accusatorie di concussione e corruzione, che si prescrivono in un baleno; mentre l’unico, reale capo d’accusa, il 416 bis, avrebbe certo resistito alle picconate del tempo e della prescrizione mannaia. E così, tutti felici e contenti, spiccioli di condanne neanche scontate e tutti i papaveri della politica – per premio – miracolosamente nel frattempo proiettati sullo scenario nazionale (ricordate la Campania dei ministri Gava, Scotti, Pomicino, Conte, De Lorenzo e un De Mita segretario Dc?
Le tappe seguenti sono tutti tasselli dello stesso mosaico. Concessioni a go go, emergenze,
commissariati, maxi appalti per le imprese del cuore dei vip della politica, una camorra che ingrassa a dismisura, si fa spa, varca i confini regionali, poi regionali, si globalizza: la Fiat del sud, secondo il giudizio che il sociologo Amato Lamberti dava, in modo già allora profetico, a inizio anni ’90. E tutte le inchieste, regolarmente finite flop: archiviate in istruttoria (il caso Monteruscello), prescritte (il terremoto), con condanne lievissime (caso Sarno).
Altro maxi scempio commissariale? I rifiuti, la monnezza, bubbone che devasta la Campania (ma per molti è un gran business) da inizio anni ’90, per poi – more solito – diventare problema nazionale (come scriveva – altrettanto profeticamente Giorgio Bocca – “Napoli siamo noi). Un diluvio di commissariati, da quello di destra, in sella il governatore An Antonio Rastrelli, a quello di sinistra, con il governatore Antonio Bassolino. In mezzo, una pletora di vicecommissari, sub commissari, strutture commissariali elefantiache e in grado di elargire prebende ad amici e amici degli amici. Il tutto per macinare milioni di euro e non sono non risolvere, ma aggravare il problema; anzi renderlo “eterno”, immutabile, una iattura caduta come un meteorite dal cielo e del tutto ineliminabile. Altri partner al tavolo delle solite “trattative” e relative “spartizioni” anche massoneria e servizi (deviati?), visto che, ad esempio, alcuni pezzi da novanta dei casalesi frequentavano spesso e volentieri villa Wanda ad Arezzo, magione del Venerabile Licio Gelli; e che le pressioni dei Servizi sono documentate in non pochi casi, come, anche qui per fare un solo esempio, la drammatica vicenda che ha coinvolto l’assessore regionale Walter Ganapini, il quale, pressochè isolato, cercava di arginare gli appetiti malavitosi.
Il percorso maleodorante delle inchieste su monnezza & miliardi è costellato di occasioni perdute. Tali sono state le inchieste Adelphi 1 e poi Adelphi 2, degli anni ’90 e inizio 2000, dove facevano già capolino nomi solo più tardi – dopo molti anni – rimbalzati sulla scena nazionale. Un solo nome, anche stavolta, tanto per chiarire: quello dell’avvocato d’affari Cipriano Chianese, anche lui habituee di villa Wanda, in ottimi rapporti con Francesco Bidognetti, alias Cicciotto ‘e mezzanotte, un insospettabile, per anni, amico di magistrati e generali . Altro percorso che più tortuoso non si può per l’inchiesta Chernobyl, un autentico spaccato di traffici di rifiuti in mezzo Sud, tra mafiosi, colletti bianchi, e politici di riferimento. Anche stavolta, il rischio prescrizione è dietro l’angolo.
Dai bubboni monnezza, dai disastri passati, alla possibile rinascita, le bonifiche. Ma a chi pensano bene di affidarle lorsignori? A un super commissario, che – guarda caso – dovrebbe anche stavolta identificarsi nel Governatore, con uno Stefano Caldoro (già alle prese con la patata bollente della sforacchiata partecipata regionale Astir, addetta proprio alle bonifiche!) in rampa di lancio. E a pomparlo per bene c’é chi in più editoriali invoca una soluzione commissariale chiamata Caldoro.
Sono passati quasi 35 anni da quel terremoto. La lezione non è servita. Anzi forse è stata davvero utile. E oggi, dalle bonifiche a Bagnoli, quel copione torna in campo. Per rimpinguare le tasche di lorsignori – evidentemente alle prese con gli ultimi assalti alle sforacchiate casse pubbliche – e massacrare territori, distruggere il presente e soprattutto il futuro di tanti cittadini-cavia.