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Combattere le mafie non è come vendere noccioline sul banchetto del mercato settimanale. Ci sono problemi da esaminare che per la loro dimensione e valenza dovrebbero farci tremare i polsi. Ne citiamo solo uno, tanto per far capire quello che abbiamo di fronte: la sola prospettiva della soppressione fra un paio di anni al massimo dell’Arma dei Carabinieri e della riorganizzazione di tutto l’apparato di sicurezza. Occorre, quindi, gente seria, motivata, responsabile ed AFFIDABILE (perché c’é anche il rischio di quinte colonne che potrebbero infiltrarsi in mezzo a noi)

La mafia non si combatte con gli slogan, con le battute, con le fiaccolate, con le pizzate e le biciclettate.
Prima di dichiarare la guerra bisogna sapere… chi e che cosa è il nemico.
Non si va alla guerra alla cieca non sapendo nemmeno contro chi si combatte.
Cominciamo con il dire che tutta la montagna di disinformazione che è stata montata ad arte nel nostro Paese al riguardo ha portato la maggioranza delle persone a credere che la mafia è rappresentata dai Riina, dai Provenzano, dagli Schiavone e da tutta quella massa di analfabeti e di persone rozze che ci fanno vedere i media.
Non è così perché la mafia – o. meglio le mafie- è composta da ben altri soggetti e quelli nominati ne rappresentano solamente il livello basso.
Noi vorremmo che tutti leggessero un saggio meraviglioso, essenziale per chi vuole veramente capire CHI compone la mafia, CHI essa è.
Lo ha scritto il Procuratore Generale della Corte di Appello di Palermo Roberto Scarpinato, un Magistrato che la mafia la conosce da vicino e non attraverso i giornali, le televisioni ed i libri, ed è intitolato ” Il ritorno del principe “. Ed. Chiarelettere.
La mafia è intrinseca al Potere e ne è una componente essenziale
e non è raro constatare che essa si sforza in mille maniere ed ininterrottamente per farsi Stato.
Così essa, di volta in volta, assume il volto del Sindaco, dell’Assessore, del Consigliere, del Parlamentare, del direttore di banca, dell’imprenditore, del professionista, del direttore generale e, talvolta, anche del carabiniere, del poliziotto, del magistrato e così via.
La mafia bianca, quella dei colletti bianchi, quella che comanda.
Quando noi parliamo di “antimafia del Fare” e non delle chiacchiere, dell’indagine e della denuncia, e non dei proclami.
Denuncia non solo dei mafiosi conclamati, di quelli storici, ma eventualmente anche di chi nello Stato rallenta, omette di procedere, copre, nasconde, insabbia i procedimenti contro i mafiosi ufficiali.
Un compito delicato, quello delle vere associazioni antimafia, cui possono assolvere solamente persone motivate, libere da schematismi di natura politica e da finalità economiche, da lacci e laccioli di qualsiasi altra natura.
Combattere le mafie non è come vendere merce al supermercato!!!