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Colpo di spugna sulla sicurezza

Il colpo di mano di Berlusconi e Sacconi contro il Testo Unico su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è arrivato. Chi si era immaginato un possibile slittamento del decreto, per effetto delle polemiche della settimana scorsa in seguito alle fughe di notizie sulle modifiche alla legge medesima, aveva sottovalutato la tenacia del governo. Il quale straparla di sicurezza dei cittadini (e perciò si accanisce sugli immigrati) e se ne infischia di quella dei lavoratori

Il vergognoso cambio di rotta rispetto all’impianto normativo approvato nell’aprile 2008 era stato annunciato dai precedenti colpi di piccone. Come definire diversamente l’abolizione dei libri “matricola” e “paga”, decisa dal governo pochi mesi dopo l’insediamento a palazzo Chigi? E’ evidente che esentare un datore di lavoro dalla gestione quotidiana di quei registri avrebbe maledettamente complicato l’attività degli ispettori: decaduto l’obbligo di dover esibire quei due libri durante un controllo a sorpresa, l’imprenditore poco avvezzo a rispettare i diritti avrebbe potuto agilmente dare disposizioni in un secondo tempo al proprio commercialista per provvedere frettolosamente alla messa in regola.

La seconda picconata era stata scagliata direttamente contro il sistema dei controlli, un paio di mesi fa: il 4 febbraio, per l’esattezza, il ministero del Welfare – nel Documento di programmazione dell’attività di vigilanza – aveva messo nero su bianco la previsione, per il 2009, di 138mila ispezioni nei luoghi di lavoro. Vale a dire il 17% in meno rispetto all’anno scorso.
Nello stesso tempo, il cittadino più attento al dibattito politico ha assistito ad un profluvio di prese di posizione della Confindustria improntate all’indignazione nei confronti di chi varò misure troppo “punitive” nei confronti del sistema delle imprese. Il quale, spesso e volentieri, vorrebbe fare il bello e il cattivo tempo senza doversi far carico della salute dei dipendenti.

Ecco, dunque, la risposta del governo utile a tranquillizzare la signora Marcegaglia e a restituire la tanto desiderata deregulation alla parte peggiore del microcosmo aziendale. Il ministro Sacconi ha spiegato bene che occorre “proporzionare le sanzioni tenendo conto del rischio di impresa”, razionalizzando il ricorso ad esse e mantenendo la possibilità di utilizzo delle misure penali soltanto per “violazioni gravi”.
Inoltre, che la necessità di stravolgere la normativa a tutela della salute dei lavoratori tragga origine dal rancore dell’attuale compagine di governo nei confronti della sinistra e delle sue ragioni, lo si evince da una delle prime dichiarazioni pronunciate oggi dallo stesso Sacconi: “Il Testo unico – ha sostenuto – fu prodotto in un contesto di contrapposizione tra le organizzazioni dei lavoratori da un lato e quelle dei datori di lavoro dall’altro”.

Così parlando, il ministro ha messo già le mani avanti rispetto agli esiti della consultazione delle parti sociali annunciata poco dopo: in sostanza, ha auspicato un’altra spaccatura tra la Cgil e le altre organizzazioni sindacali. Nel tentativo di allargare il solco tra i rappresentanti del mondo del lavoro e abbandonare sempre più quest’ultimo al suo destino.

Per provare vanamente a rendere potabile il decreto, a palazzo Chigi si sono rimangiati (rispetto alle anticipazioni della vigilia) la revoca della possibile misura dell’arresto del titolare dell’azienda in caso di gravi irregolarità. Ma il disegno complessivo è rimasto intatto: riduzione della sanzioni e dei controlli perché il Testo Unico sarebbe “pieno di eccessi formalistici”. Al posto della “reiterazione” di una inadempienza verrà punita la “plurima violazione”: dunque, per chiudere un cantiere, non basterà che al secondo controllo rimangano delle irregolarità bensì sarà necessaria una terza (nella migliore delle ipotesi) ispezione e solo se l’impresa non avrà sanato le contestazioni scatterà il sequestro. Niente male per un Paese nel quale 5mila ispettori dovrebbero controllare 5 milioni di aziende.

Un altro capitolo riguarda la cosiddetta “cartella rischio personale”, quel documento che racchiude la storia sanitaria di un lavoratore. Con il Testo Unico qualora, ad esempio, se un interinale fosse passato da un cantiere all’altro, l’impresa sarebbe stata obbligata a tener conto di quella cartella prima di impiegare un lavoratore in una determinata funzione pericolosa per la sua salute. Con la cancellazione della norma, questo non accadrà più e il rischio-incidenti aumenterà.

Inoltre, è previsto l’ampliamento del potere degli enti bilaterali, ai quali viene conferito il potere di certificare i modelli di organizzazione della sicurezza in azienda. Così, nei fatti, è stato svuotato l’esercizio del controllo da parte del Pubblico.

Insomma, stiamo commentando un capolavoro politico-legislativo a vantaggio di chi vuole mettere freni e lacci agli interventi di prevenzione oltre che a quelli di repressione.

E’ necessario, dunque, che i democratici, i militanti della sinistra e comunisti manifestino in ogni sede la loro indignazione. Che rappresenta l’altra faccia dell’impegno profuso negli anni scorsi per porre un freno alla strage quotidiana nei luoghi di lavoro. Perciò è necessario che il Presidente della Repubblica Napolitano intervenga a salvaguardia di una legge dello Stato approvata nell’aprile 2008 a tutela della salute di chi opera nelle fabbriche, nei cantieri, negli scali portuali. Per fermare, prima che sia troppo tardi, uno scempio legislativo che verrà pagato a carissimo prezzo da decine di migliaia di lavoratori.
Gianni Pagliarini –
Responsabile Lavoro Pdci, Presidente della Commissione Lavoro  della Camera nella scorsa legislatura

(Tratto da www.aprileonline.info)