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Codice Antimafia, il giudice Maresca e l’avvocato Rondinelli: così diamo organicità ad una normativa che deve avere dignità scientifica

Codice Antimafia, il giudice Maresca e l’avvocato Rondinelli: così diamo organicità ad una normativa che deve avere dignità scientifica

31 Dicembre 2020

Di Lorenzo Sorrentino

Catello Maresca, sostituto procuratore generale in Corte di Appello, è autore del Codice antimafia. L’ide è che la normativa antimafia deve essere considerata un’autonoma materia di studio. Dopo il primo Manuale di legislazione antimafia, edito da Rogiosi editore e pubblicato nel 2019, il sostituto procuratore generale di Napoli Catello Maresca firma ora, assieme all’avvocato Sabrina Rondinelli, il Codice antimafia edito da Key Editore. Il Codice rappresenta il tentativo ambizioso di sistematizzare la normativa antimafia, che deve ormai essere considerata a pieno titolo una materia con dignità scientifica. Riconoscere la legislazione antimafia come autonoma materia di studio è, secondo Maresca, un passaggio necessario per l’avanzamento della normativa e per affrontare finalmente la materia in modo organico e strutturato, e non più solo come risposta emergenziale di fronte agli attacchi perpetrati allo Stato da parte delle mafie. 

Dottor Maresca, come nasce questa iniziativa editoriale?

Avevo maturato l’idea già qualche anno fa, quando scrissi il manuale di legislazione antimafia, all’epoca il primo a raccogliere tutta la normativa antimafia, fatta di disposizioni sparse qua e là per il nostro ordinamento, in maniera elaborata e sistematica. La circostanza ha voluto che incontrassi l’avvocato Rondinelli, che mi ha proposto di collaborare a questo lavoro. Quella dell’antimafia è sempre stata una normativa di emergenza nel nostro Paese. Basti pensare ad esempio che il 416 bis, la celebre norma che sanziona l’associazione di stampo mafioso, nasce nel settembre dell’82, all’indomani dell’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Qual è dunque lo scopo di questo lavoro?

Con il manuale prima e con il codice oggi, cerchiamo di sistematizzare la materia, offrendo la possibilità agli operatori del diritto di disporre di tutte le norme in uno stesso contenitore. Il codice prevede una panoramica aggiornata ed estesa della normativa di settore, che include gli ultimi interventi, dalla riforma sulle intercettazioni telefoniche, allo svuotacarceri, sino ai due successivi interventi normativi per riportare in cella i boss mafiosi. Ritengo sia un lavoro importante perché la normativa antimafia ha ormai assurto a dignità di insegnamento universitario, di autonoma materia di studio.

Nonostante il nostro imponente armamentario normativo nella lotta alle mafie, la materia viene affrontata sempre in maniera emergenziale e poco organica, come si può superare questo approccio?

Io credo che il passaggio principale sia il riconoscimento della dignità di materia di studio autonoma da parte del mondo accademico. Ciò è necessario perché la legislazione antimafia è sempre stata interdisciplinare. Dal punto di vista accademico noi abbiamo le materie di diritto sostanziale (diritto penale, civile, amministrativo) e le materie processuali, quelle che disciplinano le norme della procedura penale, civile, amministrativa. La legislazione antimafia si colloca a metà fra la normativa sostanziale e quella processuale. Ma ormai le norme sui processi penali di mafia (si pensi alle norme sulle intercettazioni, sui collaboratori di giustizia, sull’utilizzabilità degli atti) rappresentano un corpus autonomo rispetto alla procedura ordinaria. È pertanto fondamentale che la materia diventi un autonomo oggetto di studio, perché il progresso della normativa antimafia passa per l’impegno della dottrina e del mondo accademico, così come avviene per le altre branche del diritto.

Lei è già autore del primo manuale di legislazione antimafia, che cosa aggiunge questo volume a quella trattazione?

Il codice, in quanto tale, è un completamento del manuale. Se lei va nelle aule di giustizia troverà i magistrati intenti a consultare i codici, che consentono di individuare rapidamente una norma, quando se ne ha la necessità. Il manuale è maggiormente rivolto agli studenti e contribuisce ad elaborare il percorso scientifico della materia. Il codice è uno strumento agile e proprio della materia che potrà risultare utile agli operatori del diritto impegnati in processi di mafia.

Il suo è anche un tentativo di contribuire a riportare il tema mafioso al centro del dibattito politico?

Sì, questo è per me da sempre un interesse primario; ritengo che attraverso la riflessione del mondo accademico si possano porre importanti questioni al legislatore. Ad oggi, ad esempio, una delle questioni da affrontare anche in vista del Recovery Fund, è il concreto rischio di infiltrazione mafiosa in questo periodo di crisi. Bisogna scongiurare la possibilità che una parte di quei fondi destinati alla ripresa economica del Paese finiscano nelle mani sbagliate. Secondo me si dovrebbe affrontare il rischio di infiltrazione mafiosa con la stessa priorità accordata alla questione sanitaria e a quella economico-sociale.

Crede che servano nuovi strumenti normativi per combattere le mafie che si muovono agilmente nell’economia legale, oppure basterebbe salvaguardare e applicare gli istituti già esistenti?

Servirebbe anzitutto una maggiore consapevolezza europea: la mafia non riguarda solo l’Italia, ma è ormai una questione diffusa ed estesa al punto che anche il legislatore europeo dovrebbe farsene carico, predisponendo strumenti più agili in termini di intervento e coordinamento investigativo. Le mafie poi sono sempre sul pezzo; cercano in continuazione di elaborare nuovi strumenti di aggressione degli interessi economici degli Stati. Si pensi ai bitcoin e alle nuove modalità di investimento e circolazione delle monete virtuali. Bisogna allora necessariamente elaborare degli strumenti moderni, adeguati al rischio.

Che anno è stato il 2020 nella lotta alle mafie?

È stato un anno drammatico per tanti motivi, dalle scarcerazioni dei boss mafiosi alle difficoltà investigative, nonostante il grande impegno profuso dalla magistratura e delle forze dell’ordine. Inoltre, momenti di crisi come quello di quest’anno, sono sfruttati dalle mafie per fare proselitismo e rafforzarsi economicamente, inserendosi in maniera ancora più prepotente nel mercato legale. Dovremo quindi ripartire subito rimettendo in campo strategie investigative e giudiziarie particolarmente illuminate e sofisticate, per fronteggiare in modo tempestivo l’offensiva delle mafie nel nostro Paese.

FONTE:https://www.juorno.it/codice-antimafia-il-giudice-maresca-e-lavvocato-rondinelli-cosi-diamo-organicita-ad-una-normativa-che-deve-avere-dignita-scientifica/