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CMC e viadotto crollato, una perizia del 2008 evidenziava il rischio crollo.

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CMC e viadotto crollato, una perizia del 2008 evidenziava il rischio crollo

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Sul viadotto crollato sulla Palermo-Agrigento a pochi giorni dalla sua inaugurazione, che annovera tra i costruttori anche la CMC , spunta una perizia del 2008 che evidenziava gli alti rischi del terreno sul quale il viadotto è stato costruito ed il cui crollo è poi stato liquidato come una “roto-traslazione” dagli stessi costruttori.  In un articolo su Repubblica la geologa palermitana Palma  Pratini ricorda che proprio in quell’area andò ad effettuare un sopralluogo, in qualità di consulente di un altro raggruppamento di imprese che partecipava alla gara, un’area attraversata da un corso d’acqua con entrambi i versanti “con la morfologia tipica dei fenomeni di deformazione superficiale lenta che interessano la coltre dei terreni detritico-eluviali e dei terreni argillosi di base alterati”.
Non si è sorpresa più di tanto, quindi, quando ha visto quello che è successo, è rimasta invece sorpresa dalle dichiarazioni del contraente generale (Bolognetta spca) che ha parlato del cedimento del terreno di fondazione del rilevato per roto-traslazione, “in pratica il verificarsi di un fenomeno franoso come se fosse un fatto di ordinaria amministrazione per i rilevati e imprevedibile”. Solo che, aggiunge la geologa, “imprevedibile non lo era affatto, almeno a giudicare da quel che ho visto già nel 2008 quando i lavori furono affidati al Contraente generale con un progetto preliminare nell’ambito del quale non era prevista alcuna problematica di tipo geomorfologico riguardo ai due viadotti. Probabilmente si è trattato di un errore di sottovalutazione”, aggiunge, “perché se si costruisce su terreni con quelle caratteristiche bisogna prima trattare la zona e progettare l’opera nel modo più idoneo per garantire condizioni di sicurezza riguardo alla sua integrità e fruibilità.
Quella relazione, del 2008, fu consegnata ai progettisti del raggruppamento che partecipava alla gara ANAS, poi vinta dal consorzio Bolognetta. Si evidenziano anche altri evidenti fenomeni di dissesto. “Certo – aggiunge la Pratini – nella programmazione delle indagini spesso bisogna fare i conti con budget e tempi ristretti per cui alla fine si rischia di concentrarsi sulle grosse criticità e di sottovalutare problemi che in apparenza appaiono banali, che alla fine mettono in crisi tutto l’operato”.
Eppure qualcosa nel 2008 deve aver modificato il progetto,
considerando che ci fu una nuova valutazione che fece salire il costo ed il soggetto aggiudicatore fu autorizzato ad utilizzare i “ribassi d’asta” per la ricostituzione della voce imprevisti. Se a questo aggiungiamo che quel crollo non era poi del tutto imprevedibile, sarebbe certo importante capire per quali imprevisti sono stati usati quei fantomatici ribassi, poi rialzati…

Proprio in questi giorni la Bolognetta spca ammette di fatto le responsabilità, individua le cause del crollo nel cedimento del terreno naturale sottostante e dichiara che eseguirà a sue spese tutti i lavori necssari per il ripristino dell’opera, ma restano i dubbi, visto che il presidente dell’ANAS Pietro Ciucci avrebbe stimato il danno in circa 100.000 Euro che parrebbero non essere sufficienti a risolvere il problema, perché se non si rimuovono le cause, sostiene la Pratini, “tra qualche mese rivediamo lo stesso film”.

Tra l’altro, pare che a breve tra i reati che verranno depenalizzati e non prevederanno l’arresto, ci sia anche il “Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p.”. Niente male, eh?
Simonetta Zandiri – TGMaddalena.it