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Clan Mallardo. Accusati di aver favorito la latitanza del boss Di Nardo, chiesti 29 anni di carcere

Clan Mallardo. Accusati di aver favorito la latitanza del boss Di Nardo, chiesti 29 anni di carcere

Di Antonio Mangione -30 Dicembre 2020

Otto persone a processo per aver favorito la latitanza di Michele Di Nardo, luogotenente del clan Mallardo, finito in manette il 25 agosto del 2013, grazie ad un blitz dei carabinieri che lo scovarono nel Cilento, dove si era recato come un normale turista per trascorrere un periodo di vacanza con la sua compagna. Davanti all’XI Collegio C del Tribunale di Napoli  – presidente Dott.ssa Rossella Tammaro – ci sono state le richieste di condanne del Pm della DDA di Napoli Maria Cristina Ribera. In totale chiesti 29 anni di carcere per gli 8 imputati. Tre anni e sei mesi chiesti per Angelino Emma, Arguirlo Antonio, Coletta Felice, D’Alterio Antonietta, Riccio Annabella, Di Tella Salvatore, Santonicola Giovanni. Quattro anni e sei mesi chiesti invece per Luisa Borzacchelli. Nell’inchiesta erano coinvolti anche Taglialatela Donato (deceduto) e Antonio Morelli (assolto in abbreviato).

Diversi i capi di imputazione. Argiulo è accusato di aver fittato per tutto il mese di agosto la casa dove fu arrestato di Nardo; Coletta di aver dato sostegno e aiuti durante la latitanza; D’Alterio di aver fornito schede telefoniche intestate a sconosciuti per non favorirne l’invididuazione; Riccio, in qualità di fidanzata, lo avrebbe aiutato nella latitanza; Santonicola e Di Tella gli avrebbero fornito mezzi di trasporto necessari per spostarsi; Borzacchelli avrebbe dato assistenza alla fidanzata di Di Nardo ed erano in continuo collegamento con lui;

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Gianpaolo Schettino, Michele Giametta, Claudio Granata e Luigi Poziello

La cattura di Michele Di Nardo

A tradirlo fu una foto su Facebook, che lo ritraevano proprio in compagnia della donna. I carabinieri lo rintracciarono dopo accurate indagini, con intercettazioni telefoniche e ambientali, ma proprio grazie al social network, gli inquirenti riuscirono a ricostruire gli ambienti e i luoghi che frequentava, ammanettandolo mentre era seduto in un bar della di Palinuro, nota località balneare, dove aveva affittato una casa, sotto falso nome. Di Nardo, inserito nella lista dei latitanti pericolosi, era ricercato dalle forze dell’ordine per due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nell’aprile 2012 e per associazione di tipo mafioso ed estorsione. Il suo nome compariva nell’operazione eseguita dai Ros nel giugno del 2012 che portò all’arresto di 50 persone tra i clan Mallardo, Casalesi e i Licciardi.

 

FONTE:https://internapoli.it/michele-di-nardo-latitante-richieste/