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CLAMOROSE NOVITA SU ANTONIO BARDELLINO. La Dda ha riaperto l’inchiesta sulla sua morte ed ha ascoltato…

CLAMOROSE NOVITA SU ANTONIO BARDELLINO. La Dda ha riaperto l’inchiesta sulla sua morte ed ha ascoltato…

CLAMOROSE NOVITA SU ANTONIO BARDELLINO. La Dda ha riaperto l’inchiesta sulla sua morte ed ha ascoltato…

La notizia ufficiale è contenuta in un articolo de…

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA – L’articolo pubblicato nell’edizione di stamattina de “Il Fatto Quotidiano”, a firma di Vincenzo Iurillo, non è rubricabile nel lungo elenco di quelli che, da circa 29 anni a questa parte, propongono una tesi sulla fine del super boss Antonio Bardellino di stampo dubitativo, cioè orientata, nelle argomentazioni utilizzate, a mettere in discussione il fatto che Bardellino sia stato ucciso da Mario Iovine nella villa alla periferia di Rio de Janeiro, dove abitava.

Tutta questa attività pubblicistica ha trovato la sua fondata ragion d’essere in quello che, invece, un dato di fatto oggettivo lo è: il corpo di Antonio Bardellino non è stato mai ritrovato, e la notizia della sua morte rappresenta una conoscenza frutto di un sentito dire.

La famosa telefonata, con la quale Mario Iovine, poi ucciso a sua volta a Cascais, in Portogallo, annunciò di aver ammazzato il boss di San Cipriano, è costituita nei racconti di tanti esponenti di spicco del clan dei Casalesi che l’avrebbero appresa, de relato, da chi (e non si è mai capito effettivamente quali fossero i personaggi presenti) presenziò a quella stessa telefonata che, essendo avvenuta nel 1988, periodo in cui non c’erano i telefonini nè la tecnologia attuale, non si sa se fu ricevuta da un solo boss, che poi lo riferì agli altri presenti, o se invece un pur rudimentale sistema di vivavoce fece ascoltare le parole di Mario Iovine a un numero plurimo di persone.

Insomma, indagare, giornalisticamente, sulla presunta morte di Antonio Bardellino, è lecito, anzi doveroso.

Questa fu la valutazione di un giornalista che in quegli anni, avendo evidentemente a disposizione i mezzi economici o un grosso giornale alle spalle che glielo permetteva, partì per il Sud America per indagare su quella morte presunta, su quell’omidicio apparente.

E qui ritorniamo al concetto iniziale, riguardante l’articolo firmato da Iurillo.

Se è vero, infatti, che indagare su Bardellino e la sua fine è lecito, è anche vero che rivoltare sempre la stessa minestra è noioso e stucchevole.

Mentre se scrivi un articolo, come lo ha scritto oggi il sempre interessante Iurillo, partendo da una novità del presente, cioè dall’interrogatorio a cui i magistrati della Dda hanno sottoposto, qualche settimana fa, l’inviato di ventotto anni fa, allora il discorso cambia.

Iurillo e “Il Fatto Quotidiano” meritano una lettura attenta, dentro alla quale ci sono, naturalmente, alcuni ingredienti tradizionali, che, storicamente, hanno dato corpo ai dubbi sulla morte di Bardellino, ma ci sono anche fatti nuovi.

Soprattutto, c’è un riordino degli avvenimenti alla luce delle dichiarazioni, in verità un po’ ballerine, come le definisce Iurillo, rese dal pentito di maggior rango del clan dei casalesi, cioè da Antonio Iovine.

Ritornando a una vicenda che abbiamo trattato nei mesi scorsi, quella relativa all’omicidio del vigile urbano di San Cipriano di Aversa, Antonio Diana, il boss pentito – scrive “Il Fatto” – ha dato due versioni.

Va da sè che una validazione dell’ultima dichiarazione di Antonio Iovine, che pone in connessione l’omicidio di Diana con la caduta dell’aereo, renderebbe ancor più solida la convinzione che esistono tanti segreti non ancora svelati su Antonio Bardellino.

Perchè se su quell’aereo c’era, come c’era, un passaporto intestato al vigile Diana, ma non c’era il vigile Diana, e se quest’ultimo viene ammazzato come effetto della causa relativa alla caduta dell’aereo, beh, allora non si può considerare fantasiosa l’ipotesi che su quell’aereo viaggiassero persone non registrate tra i passeggeri o che ci fosse qualcuno, pur registrato, che quel documento stava portando in America allo scopo di consegnarlo a qualcuno, forse allo stesso Bardellino, oggettivamente legato, in maniera forte, a Diana.

Nell’elenco dei passeggeri figurava una coppia di neo-sposi, lei casertana, lui direttore di banca napoletano, ma questo non vuol dire comunque per certo che fossero loro a trasportare il passaporto da consegnare a Bardellino, il quale, ancora sarebbe stato ancora vivo dopo essersi accordato con Mario Iovine per fingere il proprio omicidio, chiedendo in cambio della sua sparizione totale dalla scena criminale l’esilio sereno dei suoi familiari.

E siccome tutto questo capita in un periodo successivo alla presunta morte, così come questa viene stabilita in base alla famosa telefonata di Mario Iovine, è chiaro il motivo per cui Iurillo scrive un articolo di questo genere, non temendo di intrupparlo nella ritualità di una serie di altri scritti di livello sicuramente inferiore e di certo meno importanti, ed è chiaro anche il motivo per cui la Dda riapre seriamente il caso, chiedendo anche il sostegno dei Servizi Segreti.

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PUBBLICATO IL: 3 gennaio 2017 ALLE ORE 13:35 

fonte:www.casertace.net