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Che grande campagna di disinformazione e nessuno la contesta!

E’ IN CORSO UNA DELLE PIU’ MASSICCE CAMPAGNE DI DISINFORMAZIONE E POCHI LO DENUNCIANO…

Sui muri della Capitale sono apparsi tempo fa, a migliaia, manifesti trionfalistici con i quali vengono snocciolati i numeri degli arrestati in Italia in questi ultimissimi anni per reati di mafia.

Il merito di tali arresti sarebbe, secondo gli autori, degli attuali governanti e non, com’è, della magistratura e delle forze dell’ordine, che, pur senza mezzi e risorse, hanno dato impulso ad una delle più grandi offensive contro la criminalità, dal dopoguerra ad oggi.

Ma nessuno finora ha precisato che gli arresti effettuati riguardano solamente il livello basso delle mafie, quello cosiddetto “militare”, la manovalanza.

La mafia bianca, quella dei “colletti bianchi”, quella economica”, quella “politica”, la vera mafia, non si tocca.

Vedi il “caso Fondi”, vedi la “Formia Connection”, tanto per citarne quelli più recenti e vicini.

Viene il sospetto che ci si voglia liberare di un… ”impiccio”, della manovalanza. Quella che non serve più, considerato l’altissimo livello di penetrazione delle mafie nei tessuti economico, politico ed istituzionale.

Una delle più acute giornaliste-scrittrici, Petra Reski, ha scritto di recente un saggio, con l’introduzione di uno dei migliori magistrati antimafia-Vincenzo Macrì-, e con i caratteri di Nuovi Mondi: ”Santa Mafia”.

A pagina 152 la Reski ha scritto testualmente:

“La criminalità organizzata è ormai una sorta di borghesia mafiosa che controlla politica ed economia: nella società calabrese (ma non è solamente in Calabria, Sicilia, Campania, come tutti sanno, ndr) non vedo nessuna volontà di liberarsi della mafia – vedo piuttosto la volontà di liberarsi di noi, disse il Procuratore aggiunto Boemi. E soggiunse: la corruzione del mondo politico in Sicilia e Calabria (ma da noi è lo stesso, ndr) non ha limiti. Qui il sistema criminoso lavora a stretto contatto con la politica e la classe imprenditoriale.

Boemi è stato escluso per cinque anni dal pool antimafia di Reggio Calabria: per impedire, pare, che i magistrati si trasformino in “centri di potere personale“, il governo Berlusconi ha emanato una legge secondo la quale ogni procuratore non può lavorare per più di otto anni all’interno del pool – come se fosse uno yogurt che ha superato la data di scadenza“.

E a pag.241 scrive ancora, citando le affermazioni di un’altra persona:

“… Io non la vedo la mafia. Per me è storia passata, può anche essere una forma di vita, non lo so. In ogni caso, non la vedo, e questo è quello che penso. Nella mia testa non esiste. Che altro devo dire? Non posso pronunciarmi in merito. Ebbene, se dovessi vederla, la vedrei ovunque, negli uffici pubblici, nei posti più improbabili, nelle istituzioni, nella scuola, ma a casa della gente semplice non la vedo “.

E’ vero, un pugno nell’occhio a quanti ci vogliono far credere che, arrestati quelli del terzo e quarto livello, quelli che sparano, quelli con la coppola come si diceva una volta, la mafia è sparita.

Quella mafia non fa più comodo alla nuova mafia; anzi le dà fastidio e, perciò, è la stessa nuova mafia che ha interesse a liberarsi della vecchia mafia.

Ma c’è ancora in Italia qualche ebete che pensa che le mafie siano costituite e rappresentate dai Riina, Provenzano, Schiavone e quant’altri dello loro specie?

I mafiosi, se si vuole veramente scovarli ed arrestarli, vanno cercati… nella politica, nelle istituzioni. E nelle professioni!

Perché nessuno denuncia questa massiccia opera di disinformazione che gran parte della stampa sta conducendo?