Cerca

Chat Palamara/3: Elezioni del Csm, il piano di Palamara contro Ardita

Il Fatto Quotidiano, 17 giugno 2020

Chat Palamara/3: Elezioni del Csm, il piano di Palamara contro Ardita

Il piano di Luca Palamara (mai realizzato) per mettere all’angolo Autonomia e Indipendenza, la corrente fondata da Piercamillo Davigo, Sebastiano Ardita, Alessandro Pepe e Marcello Maddalena, alle elezioni del Csm del luglio 2018. L’idea era quella di piazzare una candidatura di disturbo per far perdere le elezioni al procuratore aggiunto di Catania. Ecco le chat di Palamara.

di Antonella Mascali

In vista delle elezioni del Csm del luglio 2018 c’era un piano per mettere in un angolo Autonomia e Indipendenza, la corrente fondata da Piercamillo Davigo, Sebastiano Ardita, Alessandro Pepe e Marcello Maddalena. L’idea era quella di piazzare una candidatura di disturbo per far perdere le elezioni al procuratore aggiunto di Catania Ardita, per “fotterlo”. Il piano pensato, ma mai messo in pratica per paura di un fallimento-boomerang, emerge da alcune chat di Luca Palamara.

È il 25 febbraio 2018, mancano poco meno di 5 mesi al rinnovo del Csm e si parlano Palamara, ancora togato potentissimo di Palazzo dei Marescialli, e Roberto Carrelli Palombi, ancora segretario di Unicost, la corrente centrista di cui Palamara era il vero dominus. Dice Carrelli Palombi, nella chat indicato solo come Roberto: “Racanelli mi propone di trovare un pm condiviso anche con Area (la corrente progressista, ndr) per fare la corsa su Ardita, per annullare ai (AeI, ndr) nel prossimo Csm”.

Carrelli parla di Antonello Racanelli, procuratore aggiunto di Roma, allora segretario di Magistratura Indipendente (MI). È la corrente conservatrice delle toghe che subisce una scissione con la nascita ufficiale, nel febbraio 2015, proprio di Autonomia e Indipendenza. Raggiunto da noi al telefono, per una eventuale replica, il dottor Racanelli ha risposto “non c’è nulla da commentare, grazie” e un “no grazie” è stata la risposta del dottor Carrelli Palombi.

Ma torniamo alla pre-campagna elettorale 2018 per il Csm.

Dunque, Carrelli Palombi asserisce di aver avuto una proposta da MI in sostanza per creare un cartello con Unicost e Area in modo da escludere dal Consiglio Ardita e contemporaneamente arginare l’emergente AeI. Ma Palamara, esperto dei giochi elettorali, non è affatto convinto. Ha paura di mettere a rischio l’elezione di due magistrati che gli stanno a cuore, uno di Area e uno di Unicost: “Diventerebbe un disastro, andiamo a far rischiare Cascini e in parte Luigi. Comunque domani ne parliamo riservatamente”. Carrelli concorda con Palamara: “Si, anch’io sono contrario”. Palamara si preoccupa che il piano possa danneggiare Peppe Cascini, attuale capogruppo di Area al Csm, ex segretario dell’Anm quando Palamara era presidente, suo amico (come emerge anche da diverse chat). È Palamara che in Quinta commissione, quella che propone le nomine, si è battuto perché Cascini diventasse procuratore aggiunto di Roma, centrando l’obiettivo. Luigi, invece, è Luigi Spina, ex capogruppo di Unicost al Csm, costretto l’anno scorso alle dimissioni perché era tra i presenti al dopo cena all’hotel Champagne, come altri 4 consiglieri, anche loro dimessi (Lepre, Cartoni, Criscuoli di MI e Morlini, Unicost). Spina è pure indagato a Perugia per favoreggiamento di Palamara, accusato di corruzione.

Chat Palamara estratto 1

La contrarietà di Palamara ad avere un candidato pm di disturbo, per così dire, anti Ardita, sembra dettata dal fatto che, in base al sistema elettorale del collegio unico nazionale, teme che il candidato di AeI possa superare la soglia vincente di mille voti e far perdere o Cascini o Spina. I posti per consiglieri, quota pm, sono 4 e avere il quinto “disturbatore”, dunque, era un azzardo.

Cosa Palamara e Carrelli si siano detti il giorno seguente “riservatamente” non si sa perché il cellulare dell’ex consigliere sarà intercettato un anno dopo. Ma che il piano sia stato discusso e valutato dentro Unicost, anche se poi accantonato, si evince da uno scambio di messaggi a luglio, a urne appena chiuse.

È il lunedì 9 luglio 2018, si attendono i risultati del voto per i 16 togati del Csm. A parlarsi in chat sono Palamara, Marco Mancinetti, candidato in quota giudici, che sarà eletto, e Paolo Auriemma, procuratore di Viterbo, ex Csm. Anche loro sono di Unicost.

Mancinetti (che non ha voluto commentare), preoccupato di non farcela, parla di Unicost di Catanzaro dove c’è il potente Massimo Forciniti, consigliere uscente come Palamara: “Mi si dice che da Catanzaro mi arriveranno al massimo 130 voti. Questo significa, partendo loro da 180, che sanno bene di averne ceduti a qualcuno, secondo me a Morlini.”. E Auriemma: “Se i catanzaresi si sono comportati male è gravissimo dopo quello che abbiamo fatto noi portando un solo Pubblico Ministero e facendolo quasi sicuramente diventare primo. È stata una mossa stupida su cui ieri sera ho ancora recriminato con Roberto. Mi ha detto che la colpa non era sua ma bisognava mettere a tutti i costi in sicurezza te come candidato romano. Se ora loro non si sono comportati bene, chiosa Auriemma, sono veramente inqualificabili. Sappiamo benissimo che eravamo in grado di fottere sicuramente Ardita ma il secondo che avremmo messo arrivava sicuramente davanti a Cascini. Ripeto il secondo”. Alla nostra richiesta di replica, il dottor Auriemma ci ha risposto: “La ringrazio, non intendo commentare chat private”.

Quindi Cascini, che come Spina stava a cuore a Palamara, anche secondo Auriemma poteva non essere eletto se avessero messo un altro candidato anti Ardita. Invece, i candidati pm sono stati quattro, uno per corrente. Primo Antonio Lepre, Mi, poi dimessosi: 1997 voti, a seguire Giuseppe Cascini: 1928 voti, Luigi Spina: 1770 voti e Sebastiano Ardita: 1291 voti.

Chat Palamara estratto 2

Confermato, dunque, che il piano del quinto candidato pm è stato accantonato per l’incertezza di vincere, dato il meccanismo del collegio uninominale nazionale. che garantisce l’elezione per i pm anche a chi arriva quarto e per i giudici di merito fino al decimo classificato. Ciò significa che pure un piccolo gruppo di magistrati indipendenti, un gruppo associato minoritario può riuscire ad avere almeno un consigliere al Csm.

Ma se nel 2018 ci fosse stato un sistema elettorale diverso, come quello contenuto nella bozza non ancora definitiva della riforma Bonafede, che prevede piccoli collegi locali e il ballottaggio, l’idea di “fottere” Ardita, verosimilmente, sarebbe stata attuata. Con i piccoli collegi, infatti, il controllo delle grandi correnti è ancora più invasivo, a detta di tanti magistrati sentiti in merito. Quindi è quasi impossibile che arrivi al ballottaggio e vinca un candidato minoritario. Ecco perché un sorteggio “temperato”, che era il progetto del ministro Bonafede se non avesse avuto contro la corazzata Anm-Pd, sarebbe il meccanismo più incisivo per contrastare la lottizzazione delle correnti.

Per dire, se ci fossero stati piccoli collegi locali, il pm antimafia di Palermo Nino Di Matteo, indipendente sostenuto da AeI, alle elezioni suppletive di ottobre scorso avrebbe perso. Nella sua Palermo era isolato, come Giovanni Falcone, non eletto al Consiglio. Alla presentazione della candidatura di Di Matteo, a Palermo c’erano una quindicina di persone. Il pm ce l’ha fatta perché votato in larga parte fuori da Palermo.