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Cassino, qui comandano le donne

Cassino, qui comandano le donne

di Rita Cacciami

Terra di conquista e di confini ridisegnati più e più volte e che hanno lasciato il segno. Anche nella costruzione di un certo malaffare sempre più consolidato. Quella che un tempo era provincia di Caserta adesso lo è di Frosinone, ma i distinguo sono tanti e la Ciociaria resta protesa verso Roma. Tanto quanto il cassinate occhieggia al vicino nord della Campania.

Qui nel Risorgimento le brigantesse estorcevano le monete d’oro agli allevatori o eseguivano sequestri lampo per approvvigionarsi d’oro. Maria Capitanio, nata a San Vittore del Lazio, si innamorò giovanissima di Antonio Agostino Longo, roccavandrese di 12 anni più grande di lei. Ce lo racconta Maria Scerrato in “Fiori di Ginestra”. La ragazza seguì il suo uomo tra le montagne e dopo un “battesimo di fuoco” per dimostrare coraggio e crudeltà, si unì alla banda di Giacomo Ciccone. Processata e poi discolpata grazie al padre e a testimoni compiacenti, preferì però ingoiare i pezzi di vetro di un bicchiere rotto. Piuttosto che tornare al paese senza il suo uomo, giustiziato dai soldati piemontesi.

Così come le brigantesse erano riuscite a ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto vivendo alla macchia, allo stesso modo le donne della criminalità 4.0 occupano posti chiave nelle organizzazioni. Decidono, smistano, ordinano. Manipolano e distraggono. E come allora si cercava di colpire prima di tutto “i manutengoli”, ora con le moderne tecniche investigative si individuano in primo luogo i fiancheggiatori. Le sostanze stupefacenti spesso sono tenute a casa di insospettabili e fragili vecchine. Anziane che sono ignare, spesso succubi o costrette da ristrettezze economiche ad ubbidire alla “capo” che decide quando e come custodire i pacchi. Qui, a Cassino. Non in Campania. Era campano, invece, e di Santa Maria Capua Vetere, Carmine Morelli detto “lo zingaro”. Ma il gip che aveva emesso a suo carico l’ordinanza di custodia cautelare per furto, minacce aggravate e ricettazione era della città martire.

Quando sei anni fa lo hanno scovato nel suo rifugio i poliziotti del vice questore aggiunto Alessandro Tocco, lo hanno incastrato per il triplice omicidio di Papa, Minutolo e Buonanno come ordinato dal gip di Napoli. Per scovarlo si seguì la pista familiare e condusse gli investigatori anche a Cassino, dove le ricerche di “Carminuccio” furono molto attive per la presenza di numerosi suoi parenti. Non si seguono solo zii e cugini. Mogli e amanti, infatti, possono essere la fortuna o la rovina di un uomo, anche se scaltro criminale.

Una donna è, infatti, costata la cattura a Massimo Di Caterina detto “pistuolo”. A lui gli uomini di Tocco sono arrivati seguendo la moglie che effettuava diversi cambi d’auto ma anche d’abito e parrucca nei centri commerciali. Donne, sempre donne. L’Alta Terra di Lavoro torna prepotente alla ribalta con femmine che prendono il posto dei maschi, finiti magari in carcere. Assumono il comando, si impongono nelle organizzazioni. Mogli, figlie e sorelle sempre più in prima linea.

C’è “la gitana” che fa i turni di sorveglianza come i “compagni maschi”. Di notte, senza timore, a vigilare che tutto proceda come deve, intorno a quella “finestrella” che è fonte di accaparramento per chi consuma e per chi rivende. Ma c’è anche chi, a braccetto con il consorte, a Cassino va a fare visita ai clienti che non vogliono restituire i soldi dati in prestito. E pretende in pegno quella macchina della quale non si riescono a pagare le rate e per cui serve copertura immediata. Estorsione a livello familiare. Spacciano a tutte le ore sotto casa, nelle abitazioni, nei bar.

Quei proventi serviranno per mandare avanti la famiglia e pagare gli avvocati difensori dei coniugi per farli uscire dal carcere. Meglio se in fretta. Danno ordini come se fossero le capoclan e non temono nessuno. Nella criminalità “cassinese” non c’è adesso la mafia o la camorra in senso stretto, ma una vasta rete di spaccio che segue le strette norme della parità di genere. Perché il femminismo ha ormai superato tutte le barriere. Anche quelle della criminalità.

Fonte:http://mafie.blogautore.repubblica.it/