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Casa di appuntamento a Gaeta gestita con ragazze dell’est da persona coinvolta nlle recenti indagini della DDA di Napoli che hanno portato a numerosi arresti

CASA DI APPUNTAMENTO GESTITA A GAETA DA PERSONA COINVOLTA NELLE RECENTI INDAGINI DELLA DDA DI NAPOLI CHE HANNO PORTATO A NUMEROSI ARRESTI

Siamo nel 1996, a marzo, quando il pentito Carmine Schiavone, già boss della camorra e cugino di Sandokan, davanti ad un magistrato della DNA parla di due soggetti ben noti nel sud pontino ed arrestati di recente nell’ambito di una vasta operazione della DDA di Napoli.

Bene. Uno di questi due soggetti gestiva a Gaeta, nella zona di Serapo, una casa di appuntamento scoperta appena qualche mese fa dagli uomini della DIA e della Polizia di Stato. La casa era frequentata per lo più da donne dei Paesi dell’est, Paesi nei quali i predetti soggetti avevano numerosi rapporti ed attività, stando sempre alle rivelazioni di Carmine Schiavone.

Una conferma, questa, del fatto che le mafie diversificano le loro attività, non non escludendone alcuna.

Tutto ciò che fa business fa parte del circuito della attività delle mafie.

L’operazione che ha portato alla scoperta della casa di appuntamento in via Madonnelle a Gaeta è stata condotta nella massima discrezione: la stampa, infatti, non ne ha parlato.

La cosa non ci ha meravigliato più di tanto in quanto noi siamo ben consapevoli del livello di penetrazione nel tessuto sociale ed economico cittadino raggiunto dalle mafie.

La gravità sta, invece, nel fatto che, malgrado tutto quanto si è verificato, si sta verificando e si verificherà, non tutti, anche nelle istituzioni e nei partiti, sono consapevoli di ciò. O, almeno, così dicono.

Abbiamo suggerito già anni fa a qualche investigatore appartenente alle forze dell’ordine gaetane di promuovere una radicale azione di monitoraggio su tutte le compravendite di terreni, appartamenti ed attività economiche e sugli atti di passaggi di proprietà.

Si individuerebbero, così, tante cose estremamente interessanti sotto il profilo penale e della conoscenza di situazioni finora sconosciute, proprio perché inesplorate.

Non ci risulta, ad oggi, che il nostro consiglio sia stato accettato. E le conseguenze si vedono!!!

Desidereremmo essere smentiti.

Ed, allora, quando ci si accusa di usare toni alti, di fare “polemiche”, si abbia il pudore di riconoscere che abbiamo ragione e che lo facciamo perché costretti dall’inerzia – non vogliamo usare altro termine – di alcuni segmenti delle istituzioni.

Fare azione contro le mafie è cosa estremamente seria e non è da ragazzini!…

O si individuano e si denunciano fatti e circostanze, con nomi e cognomi, o si fa solamente sociologia.

E non si insulti, poi, chi, come noi, fa il proprio dovere, esponendosi in prima persona e mettendo le mani nelle proprie tasche…