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Capita nel Lazio. Chiederemo al Ministro della Giustizia che le Procure ordinarie comincino ad operare per i reati di mafia in virtù dell’art.51bis, comma 3, del CPP.

Quando non si hanno certezze e le indagini non si fanno.

A volte si creano, perciò, allarme sociale ed anche pathos.

“Guarda che tutto il territorio del triangolo Ariana-Scissure-S. Agostino fino Sperlonga ed oltre e, da quest’altra parte, sino ad Itri, lato mare e lato monte, pullula di camorristi”.

“Guarda che sul tratto Sperlonga-Itri ci sono ville di prestanome di camorristi”.

“Guarda che tutta l’area a monte ed a mare della Flacca, da Gaeta a Terracina, è in gran parte acquistata da napoletani e casertani sospettati di essere legati alla camorra”.

“Guarda che Moccia ha ancora a Gaeta beni non individuati ed intestati a prestanome”.

“Guarda che Sandokan a Sperlonga ha dei beni”.

E così via.

Le voci si accavallano, si intrecciano, si diffondono, come il cerchio che si allarga sempre di più quando lanci un sasso nello stagno.

Sarà vero, sarà falso?

Chi lo sa!!!

Non spetta a noi fare le indagini acquisendo mappe catastali, particelle, visure camerali, acquisendo atti notarili, varianti urbanistiche presso gli uffici tecnici comunali e girando per le banche.

Le facciano coloro che sono tenuti a farle per legge.

La verità è una sola e questo lo stiamo dicendo da anni, da molti anni, senza aver finora trovato ascolto:

non si sono fatte e non si fanno indagini.

Altrimenti non saremmo arrivati al punto in cui siamo arrivati.

Nel sud pontino camorra ed ‘ndrangheta hanno potuto ripulire montagne di soldi sporchi senza che nessuno sia in grado oggi di dire dove e quanti.

Il problema è rappresentato dall’inerzia, per quanto riguarda il contrasto alle mafie, delle Procure e delle forze dell’ordine locali.

Anche in Campania, prima del processo Spartacus, tutti dicevano che… la camorra non c’era.

Ma i magistrati napoletani si impuntarono e pretesero che si cominciassero a fare indagini approfondite ed è venuto fuori quello che è venuto fuori, con decine di ergastoli ai boss e milioni di beni sottratti alla camorra ed acquisiti allo Stato.

Questo in Campania.

Perché non si fa così anche nel Lazio dove registriamo, rispetto alla Campania, 25-30 anni di ritardi quanto ai risultati?

Ci si risponde:

ma le Procure ordinarie non hanno la competenza in materia dei reati associativi di mafia.

E’ vero.

Ma c’è l’art.51 bis-comma 3 – che prevede la coodelega, come avviene in Campania dove Procure ordinarie come quelle di S. Maria Capua Vetere, Nola ecc, lavorano a pieno ritmo contro la camorra insieme alla DDA.

Nel Lazio, sembra, invece, un’altra Italia.

Fino ad ieri abbiamo dovuto sostenere una lotta feroce con chi sosteneva che… nel Cassinate non c’è camorra…

Ci siamo beccati anche una querela per aver pubblicato una dichiarazione del pentito Carmine Schiavone a Luigi de Ficcky che sosteneva il contrario.

Oggi c’è la certificazione ufficiale del Governo centrale che dichiara il territorio del Cassinate e del Basso Lazio terra di camorra.

Tribunale e Procura di Cassino sono stati “salvati” dalla soppressione proprio in considerazione di questo riconoscimento.

Ora aspettiamo che la Procura di Cassino, come quelle di Latina e Frosinone, terre di confine con la Campania, si comportino di conseguenza e comincino ad operare come quelle di S. Maria Capua Vetere, Nola e le altre della Campania..