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Cacciato da Atac, ora è presidente di Eur spa (E la nomina ha anche la firma di Marino)

L’Espresso Giovedì 03 settembre 2015

Cacciato da Atac, ora è presidente di Eur spa

E la nomina ha anche la firma di Marino

Roberto Diacetti, messo da Alemanno alla guida dell’azienda dei traporti pubblici, fu mandato via dal nuovo sindaco subito dopo l’insediamento. Eppure in assemblea degli azionisti ha ricevuto anche il “sì” del rappresentante del Campidoglio. Autorizzato da una delibera di giunta firmata dal primo cittadino

DI PAOLO FANTAUZZI

Raddrizzare la china di una società sull’orlo del fallimento, che ha chiuso l’ultimo esercizio con una perdita di 76 milioni e visto un ex amministratore delegato e un dirigente finire in galera per Mafia capitale: se non un fisico bestiale richiede di sicuro doti non comuni. E una buona dose di fiducia degli azionisti.

Se è così, chissà cosa dirà Ignazio Marinoquando scoprirà che durante la sua prolungata assenza ai Caraibi l’assemblea di Eur spa (90 per cento ministero dell’Economia, 10 per cento Roma Capitale) ha nominato come nuovo presidente Roberto Diacetti.

Un nome che al sindaco di Roma ancora deve risuonare nelle orecchie: dopo la vittoria che lo portò al Campidoglio, la prima testa a saltare fu infatti proprio la sua, allora ad di Atac (oltre 230 mila euro di stipendio l’anno), il sesto nominato da Gianni Alemanno in appena 4 anni. Cosa spingeva Marino a tanta furia? La volontà di azzerare tutti i vertici delle partecipate per far cambiare rotta alla holding capitolina, colpita negli anni di governo della destra da una raffica senza precedenti di scandali e arresti.

Va riconosciuto che lo stesso Diacetti, al momento di entrare in carica a settembre 2012, non aveva fatto il massimo per passare per un esperto, come mostra un’intervista rilasciata durante la conferenza stampa e ancora disponibile in rete. Alle critiche dall’interno del Pdl, che imputava la nomina unicamente alla vicinanza al forzistaAntonio Tajani, Alemanno lo difese davanti alle telecamere: «È privo di patronage politico, un manager puro». Talmente puro che pochi istanti dopo, rispondendo a una domanda su quale conoscenza avesse del settore dei trasporti, Diacetti ammise candidamente: «Le mie competenze sono limitatissime. Sono una persona che insegna all’università e ha molto piacere di studiare».

CHI SCEGLIE CHI
In Eur spa il manager arriverà da Risorse per Roma, dov’era tornato dopo l’esperienza all’Atac e fino allo scorso 31 luglio, da direttore del dipartimento Integrazione, guadagnava 240 mila euro l’anno, il massimo fissato per la Pa. Con una piccola rinuncia economica, prenderà il posto di Pierluigi Borghini (197 mila euro di compenso dichiarato nel 2013), ricordato a Roma come il candidato sindaco della “sconfitta annunciata”: con un Francesco Rutelli che a fine primo mandato viaggiava sulle ali del consenso popolare, nel 1997 non trovando nessuno disposto al martirio il Polo delle libertà scelse lui, vicino ai fratelli Abete e alla guida degli industriali del Lazio. Scaldò così poco il cuore dei suoi da riuscire a perdere perfino nelle roccaforti dei Parioli, Cassia e Flaming. E chi era (ed è sempre stato) fra i grandi sponsor di Borghini in Forza Italia? Proprio l’azzurro Tajani.

Altre impronte portano invece dritte dritte verso Ncd. Non solo per il legame che, si dice, legherebbe Diacetti all’ex An Andrea Augello. Ma perché in cda è entrato pure Enrico Pazzalli, fino a primavera amministratore delegato di Fiera Milano, feudo storico del centrodestra, specie quello passato armi e bagagli con Angelino Alfano, da Roberto Formigoni e Maurizio Lupi in giù (l’ex ministro fino a due anni fa era ancora ad della controllata Fiera congressi). E senza dimenticare l’influenza imprenditorial-sportiva: nel cda c’è infatti anche Claudia Bugno, fino a pochi mesi fa consigliere in Banca Etruria insieme a papà Boschi, che a marzo il presidente del Coni Giovanni Malagò ha messo a coordinare la candidatura olimpica di Roma 2024. Esattamente lo stesso ruolo che, da presidente del comitato organizzatore dei mondiali di nuoto del 2009, Malagò aveva affidato proprio a Diacetti.

SCHIAFFO O ROSPO?
Insomma, cacciato dalla porta, due anni esatti dopo il manager si prende la sua rivincita rientrando dalla finestra con tutti gli onori. E con una nomina che pare a tutti gli effetti uno schiaffo al sindaco Marino. Se non altro per la consuetudine secondo cui l’ad viene indicato dal Mef (è stato riconfermato l’uscente Gianluca Lo Presti, gradito a sinistra) e il presidente da Roma Capitale. Di qui la domanda: possibile che in Campidoglio nessuno sapesse che l’assemblea degli azionisti, di cui fa parte, avrebbe scelto un manager inviso al primo cittadino?

Di certo il 9 luglio con la delibera 234 la giunta Marino ha autorizzato il rappresentante del comune “ad esprimersi in conformità agli atti di designazione” dei nuovi assetti societari. Insomma, forse un cortocircuito comunicativo. O più semplicemente, per il sindaco, un rospo da mandare giù senza fare troppe storie. Che potrebbe trovare la sua spiegazione in un sostanziale disinteresse (al contrario dell’attivismo di Alemanno) per la sorte di Eur spa, travolta da una situazione finanziaria talmente difficile da aver già costretto a vendere i gioielli di famiglia per onorare i debiti e pagare i lavori dell’interminabile “Nuvola” di Fuksas.

E dire che, a saperli sfruttare, la società potrebbe campare dei dividendi del suo pregiato patrimonio, dal Colosseo quadrato al Palazzo dei congressi al Salone delle fontane. Invece è sul lastrico, dopo essere stata terreno di caccia per la destra e nelle mire di Mafia Capitale. Che oltre a poter contare sull’aiuto dell’ad Mancini, aveva a libro paga il suo fidato direttore commerciale Carlo Pucci (5 mila euro al mese) e aveva corrotto pure la responsabile parchi e giardini (2.500 euro): «Si è fatta comprà subito» gioiva al telefono Buzzi per la manovra riuscita. Non meraviglia dunque che, anche per una serie di operazioni dispendiose o discutibili (vedi la distruzione del Velodromo delle Olimpiadi per costruire un parco acquatico mai realizzato), la situazione sia drammatica.

Dopo aver ottenuto nei mesi scorsi dal tribunale fallimentare il concordato preventivo in continuità aziendale, un po’ di ossigeno dovrebbe arrivare a breve da 300 milioni derivanti dalla vendita all’Inail di quattro immobili. Ma non basterà, osserva la relazione del collegio sindacale: “L’incasso consentirà di ridurre ma non eliminare l’esposizione bancaria”. Colpa anche dei titoli tossici in pancia: un onerosissimo contratto derivato, che sarà rimborsato a partire dal prossimo anno, a fine 2014 a fronte di un valore nozionale di 124 milioni aveva un valore negativo di ben 41 milioni.

«Sono uno che sa mettere sotto controllo i conti» rivendicò Diacetti al momento di insediarsi all’Atac. Se è così, all’Eur troverà pane per i suoi denti.