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Brenda muore – 2° parte. La frutta di Fondi attrae mezzo governo Berlusconi

(Qui la prima parte)

Un semplice elenco dei fatti, niente illazioni, solo domande a cui nessuno risponde, del genere: Che ci fanno tutti questi ministri in visita al mercato ortofrutticolo di Fondi? Perché Marrazzo diventa ad un tratto silenzioso? Intanto chi sa qualcosa muore provvidenzialmente.

Riccardo Izzi di Forza Italia. Ex assessore ai lavori pubblici, si dimise dopo svariate pressioni ed ammise di aver preso voti dalla famiglia calabrese dei Tripodo che, con i Trani ed i Zizzi, operano nella zona. Da queste dichiarazioni, una commissione d’accesso (fortemente voluta dal prefetto di Latina Bruno Frattasi) portò a risultati che sono contenuti nella relazione di 500 pagine che il governo maneggia con difficoltà.

Nel frattempo Marrazzo propone la nomina di un nuovo presidente del Mof dopo gli arresti relativi alle confessioni di Riccardo Izzi mentre crescono le resistenze politiche alle sue scelte in ordine al mercato ortofrutticolo.

Qualche settimana prima dell’escalation degli eventi che hanno portato alle sue dimisssioni, Marrazzo, sempre a Fondi, aveva detto no ad un’altra nomina importante che vede coinvolti Mof e Imof, la società che gestisce gli immobili del mercato per cui negli anni sono stati spesi 75 miliardi della Cassa Mezzogiorno.

La connessione tra le storie di sesso e coca di Marrazzo con Fondi e con i casalesi e le ‘ndrine della piana di Gioia Tauro é da cercare forse nelle decisioni prese o non prese dal governatore sul mercato ortofrutticolo?

Il prefetto Frattasi dedicò un capitolo della relazione alla Silo srl, una società finanziata da Sviluppo Italia con tre titolari: il sindaco Luigi Parisella , suo cugino Peppe, che ha il fratello sotto accusa come prestanome di ‘ndrangheta, e il senatore Claudio Fazzone, numero uno di Forza Italia a Latina.

Fazzone ha la chiave della cassaforte di quei 50.000 voti molto utili alla destra di quelle zone e e quando dice”Questa non è una città mafiosa, l’inchiesta è un complotto contro il Partito delle Libertà” nessuno si stupisce. A stupire è successivamente la determinazione quasi feroce con cui alte cariche dello Stato intendono bloccare il commissariamento del comune pontino.

Quali sono le alte cariche dello Stato di cui sopra?

Sono Altero Matteoli, Renato Brunetta e Giorgia Meloni; si danno da fare tutti per coprire Fazzone e Parisella in Consiglio dei Ministri e per disinnescare lo scioglimento del Consiglio comunale di Fondi.

Perchè questi esponenti politici del Governo si sono fortemente esposti per non far sciogliere il comune di Fondi per infiltrazioni mafiose?

Cosa si lega così fortemente al comune pontino?

Ognuno di loro ha un legame per così dire sentimentale con la provincia di Latina e conseguentemente con Fondi. Materia da rotocalco rosa più che da cronache politiche, sembra a prima vista. Ma dietro le storie rose ci sono fiumi di denaro.

Renato Brunetta e la sua fidanzata Titti, la bionda arredatrice d’interni che corrisponde all’identikit di Tiziana Giovannoni, sorella di Paola, che è la moglie del sindaco di Cisterna, Antonello Merolla. In questo centro a 20 chilometri da Latina, Merolla ha vinto al primo turno (con il 55 per cento) benchè candidato in extremis, naturalmente con la benedizione di Fazzone. E con l’aiuto del ministro, schierato nei comizi a Cisterna.

Indovinate il prode Brunetta chi ha scelto tra i fortunati enti locali che, “primi in Italia“, potranno beneficiare del “protocollo e-gov 2012” per l’efficienza amministrativa?

La Provincia di Latina e il Comune di Cisterna.

Altero Matteoli, il ministro delle Infratrutture è sceso in campo a favore di Ilaria Bencivenni, candidata sindaco di Aprilia, uno dei comuni più popolosi della provincia, dopo furiose lotte interne chiuse da un diktat del solito Fazzone. Anche Ilaria ha potuto esibire nei comizi il suo caro amico ministro. Ma gli elettori non hanno premiato la protetta di Matteoli, che si è fermata al 32 per cento, contro il 67 raccolto dal candidato delle liste civiche.

Giorgia Meloni è l’unica che in un comizio si sbilanciata pubblicamente contro il commissariamento di Fondi. Anche per il giovane ministro, come si diceva nel ‘68, il personale è politico. Nicola Procaccini, che è il suo portavoce-fidanzato, è figlio di Maria Burani, ex parlamentare berlusconica e di Massimo Procaccini ex giudice penale di Latina, ora avvocato.

Tra i suoi clienti spiccano grossisti del mercato di Fondi come Vincenzo Garruzzo arrestato già per usura.

Inoltre Procaccini padre difende pure la moglie di Fazzone, a cui è intestata la villa di famiglia sequestrata perchè abusiva: il tribunale l’ha condannata a un anno (indultato) definendo illegale un condono ad personam varato dal comune.

Ma la lista degli amici di Fondi riserva altre sorprese, amico degli amici è pure Roberto Speciale, ex comandante della Guardia di Finanza che, dimettendosi dopo una velenosa polemica con il governo Prodi, contribuì a limitare i danni per Berlusconi alle elezioni del 2006, diventando quindi un suo parlamentare. Speciale è amico di Soledad Esposito, proprietaria del camping Holiday Village Sequestrato da un PM di Latina, il campeggio di Fondi fu salvato da Fazzone che portò la questione in Tribunale.

Speciale è anche buon amico del collega fondano Claudio Fazzone, quello con la cassaforte di voti per intenderci ed ordinò – ma solo come atto di cortesia, niente peculato – al comandante di un aereo militare di trasportare addirittura sulle Alpi le spigole che secondo indiscrezioni venivano proprio da Fondi. Alla vicenda si è interessata la procura militare, ma poi il caso si è sgonfiato.

Fomidabili resistenze allo scioglimento del comune. Il governo, sebbene Maroni faccia un pò di storie, si limita a nominare un commissario fino alle elezioni amministrative di marzo. In questo modo, sindaco e consiglieri dimissionari potranno ricandidarsi. Gli stessi consiglieri che da mesi sono accusati di presunte collusioni con la mafia, potranno ripresentarsi alle prossime elezioni, per scelta di Maroni.

La richiesta di scioglimento di Fondi giaceva sul tavolo di Maroni da oltre un anno. Centinaia di pagine elaborate da una commissione di cui hanno fatto parte esponenti delle forze dell’ordine e della Prefettura di Messina. Il Governo non ha mai risposto, nonostante i 17 arresti per mafia e appalti (seconda retata in un anno) ordinati in luglio dai magistrati di Roma.

Il Consiglio dei ministri ad un certo punto decide di non decidere. Il motivo, spiega Sacconi, che con i colleghi Brunetta e Meloni ha preso molto a cuore il dossier Fondi, è che “la giunta potrebbe dimettersi”.

Mai sentita un giustificazione così.

Rispondendo a una domanda di Repubblica, Silvio Berlusconi ha spiegato così lo stop: “Sono intervenuti diversi ministri che hanno fatto notare come nessun esponente della giunta e del consiglio comunale sia mai stato raggiunto da un avviso di garanzia”. Il che per ora è vero ma la nomina di un commissario non richiede affatto di provare la responsabilità penale dei politici in carica. Come mai il tono di questa risposta ha il sapore di una ammissione del tipo: “io non c’entro nulla, prendetevela con costoro che…”?

Marrazzo ha infastidito altri personaggi, anche nella sanità privata, dove ricostruendo la rete di interessi di Giampaolo Angelucci, re delle cliniche private nel Lazio, si scoprono conflitti col governatore poiché questi da commissario alla sanità aveva deciso di tagliare i finanziamenti.

Parliamo di Angelucci che è anche proprietario di testate nazionali come il Riformista e Libero, il primo giornale a cui si tentò di vendere il video.

Come mai più tardi lo stesso premier in qualità di magnate dei media si crogiola il video comparso nelle sue mani e scomparso tempo prima dalle mani obese di Cafasso, il pusher poi morto?

E come mai dopo un paio di settimane decide di fare la famosa telefonata amichevole a Marrazzo?

Ed i carabinieri? Cercavano la droga e un boss latitante, Antonio Iovine, vicerè dei casalesi ancora a piede libero insieme con Michele Zagaria, l’altra primula rossa della criminalità organizzata del casertano. Sono inciampati nel telefono di un collega carabiniere e poi sono precipitati nel video sex di Marrazzo.

A settembre, poco prima che venga intercettata la frase sul «video del Presidente», un’informativa dei carabinieri di Caserta avvisa che ‘o Ninno (Iovine), potrebbe aver trovato rifugio per la sua latitanza nel tratto di territorio che va dal litorale domitio fino al golfo di Gaeta, il sud pontino, il basso Lazio.

E chi è originario di Sperlonga ? Proprio Gianguarino Cafasso, il pusher dei trans, in stretto contatto con Marrazzo e confidente dei carabinieri della compagnia Trionfale: colui che secondo i verbali degli arrestati aveva soffiato la presenza del Governatore in via Gradoli.

«Grossi problemi di salute, pesava 200 chili» dicono oggi gli investigatori per giustificarne la morte.

Cafasso non può più parlare. Da venerdì neanche Brenda . I quattro carabinieri cercano di allontanare da sè il maggior numero di responsabilità: il video, per esempio, lo avrebbe girato Cafasso (il gip non ci crede e lo addebita a loro).

Come mai Marrazzo ha ritirato tutte le cose che aveva detto e ora dice che non ci sono colpevoli, che i poliziotti non lo hanno ricattato, che nulla è successo?

Come mai muoiono provvidenzialmente due testimoni dei traffici e dei clienti, fra cui onorevoli bipartisan e personaggi non ancora identificati?

Perchè un’istituzione prestigiosa del Paese come l’Arma dei Carabinieri si è lasciata trascinare in un pantano fatto di video porno e squallide vicende di ricatti incrociati?

(Tratto da AgoraVox)