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Bravo,dr.Sabella.Oggi per noi é la giornata più felice di tutta la nostra vita.

Per la prima volta sentiamo  una persona qualificata ed onesta che ha il coraggio di dire che un Prefetto ha fino ad ieri negato l’esistenza della mafia.Veda,dr.Sabella,il fatto é che tutti i Prefetti- anche i predecessori di Pecoraro,eccetto Mosca che perciò lo cacciarono come hanno cacciato Frattasi a Latina- hanno negato l’esistenza della mafia a Roma e nel Lazio.Nessuno prima di lei ha avuto l’onestà intellettuale di prendere atto di questa realtà drammatica e di mandare questi signori a processo per concorso esterno in associazione mafiosa per i danni che hanno provocato.Lei sa,da magistrato,quale immenso potere  questi signori hanno in materia di prevenzione antimafia.Sono i Prefetti che guidano i Comitati Provinciali per la Sicurezza e l’ordine pubblico.Sono i Prefetti che fanno le note caratteristiche per le promozioni a Questori e Comandanti provinciali  delle forze dell’ordine.Sono i Prefetti che dispongono la protezione o meno anche dei magistrati minacciati.Sono i Prefetti,quindi,che danno gli input e le direttive per combattere le mafie.Se un Prefetto dice che non c’é mafia vuol dire che non si fanno indagini,non si fanno operazioni,come noi della Caponnetto andiamo denunciando e gridando da anni senza che nessuno finora abbia voluto ascoltarci.Grazie Dr.Sabella.
23 agosto 2015Huffpost Italy
Edizione: it

Alfonso Sabella all’Huffpost: “Mafia capitale per me è finita qui, ma Roma ha tante altre infiltrazioni mafiose”

Andrea Purgatori, L’Huffington Post 
Pubblicato: Aggiornato: 
SABELLA

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“Se vogliamo fare un discorso serio, bisogna dire due cose. La prima è che, secondo me, Mafia Capitale, la mafia degli affari e della corruzione di Buzzi e Carminati è finita qui. La seconda è che la mafia a Roma esiste ma la città, nei suoi gangli istituzionali, non è ancora sufficientemente attrezzata per vederla, capirla e sconfiggerla. Non ci dimentichiamo che fino a maggio del 2013 il prefetto Pecoraro negava la presenza di infiltrazioni mafiose nella capitale”.

Alfonso Sabella, magistrato antimafia a Palermo e oggi assessore alla Legalità e alla Trasparenza della giunta Marino, è uomo abituato a stare con i piedi per terra. Non minimizza, ma nemmeno ad enfatizza lo scandalo. Nonostante lo choc del funerale stile padrino di Vittorio Casamonica abbia innescato una reazione a catena che sta facendo tremare istituzioni locali e nazionali. Il prefetto Franco Gabrielli ha già preparato la sua relazione per il ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Dovuta e doverosa – dice Sabella – ma adesso ce la vogliamo prendere con il maresciallo dei carabinieri o con un funzionario del comune? Non è cosa, e non è giusto”.

Allora qual è il problema, Sabella?
“Che di fronte ad un funerale in grande stile come quello che abbiamo visto, le strutture romane non sono preparate a comprendere il senso del fenomeno, che è tipico del sud”.

Più che un funerale in grande stile era un funerale con una precisa simbologia mafiosa.
“Ma quanti sono in grado di capirlo prima e non dopo? Io, sì. Ma Roma non è preparata a gestire la mafia nel suo territorio”.

La mafia è più avanti della città.
“Sicuramente. Ma secondo lei è il sindaco che dovrebbe accorgersene, quando fino a due anni fa il prefetto negava che ci fosse”.

Se ne è accorta la magistratura.
“Certo che sì, e meno male. Ma Mafia Capitale non è la mafia dei Casamonica, dei Fasciani, dei Senese, della ‘ndrangheta che c’è e ha infiltrato la città”.

Fino a che punto?
“Roma non è una città mafiosa, chiariamolo subito. E’ più corrotta che mafiosa, e l’ho detto tante volte. Ma che ci siano organizzazioni di stampo mafioso non c’è dubbio. Dopodiché non me la sento di colpevolizzare il maresciallo della stazione dei carabinieri che va a notificare il permesso a uno dei Casamonica per andare al funerale dello zio o del padre. Ma se fosse stato un maresciallo di Monreale o Corleone, allora sì. Allora mi sarei incazzato”.

Ma in presenza di un’inchiesta come quella su Mafia Capitale, il funerale dei Casamonica è stata comunque una bella sfida allo stato.
“Sì, ma è tipico di queste organizzazioni criminali che devono mostrare la loro potenza e la loro presenza. Se fosse stato il funerale di Buzzi o Carminati non ci sarebbe andato nessuno, perché nessuno avrebbe voluto far vedere la propria vicinanza. Se invece muore il boss dei Casamonica, tutti quelli del clan sono obbligati ad andare e la cerimonia deve avere quella spettacolarizzazione”. 

Spettacolo con simbologia mafiosa, a cominciare dalla musica del Padrino.
“Certo, anche Bagarella se la fece suonare al suo matrimonio. Ai mafiosi piace specchiarsi nelle rappresentazioni che di loro fa il cinema o la televisione. Quando arrestai Brusca, lo trovammo che stava guardando la fiction su Falcone. Ma se dovessi dire una cosa sul funerale, mi domanderei se il parroco ha davvero fatto tutto quello che gli competeva”.

Ad esempio?
“Non penso ai cavalli, alla Rolls Royce e nemmeno all’elicottero. Ma tollerare quel manifesto fuori dalla chiesa col morto vestito di bianco come il Papa e la scritta: hai conquistato Roma, adesso conquisterai il paradiso. Se non è blasfemo quel manifesto…”.