BOSS, TOGHE E CLAN DEI CASALESI. La vita parallela dell’imprenditore Numeroso e di suo fratello: il primo a condurre affari con il clan e a far truffe, il secondo presidente della Corte d’Appello di Napoli
Non casualmente, in appoggio alla definizione della posizione dell’imprenditore Nicola Russo, i magistrati hanno inserito delle vecchie ma, per certi versi attualissime dichiarazioni del collaboratore di giustizia Dario De Simone, nell’ordinanza Jambo. IN CALCE ALL’ARTICOLO LO STRALCIO DEL DOCUMENTO GIUDIZIARIO
TRENTOLA DUCENTA – Qualcuno potrebbe pensare che questi racconti appartengano alla paleo camorra, quella di 20 anni fa, quella in cui Dario De Simone, divenuto poi il primo vero collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi, dettava legge da solo sulla piazza di Trentola.
Ma se fosse solo materiale d’archivio, i magistrati della dda e la gip del tribunale di Napoli Federica Colucci, che ha firmato, nei primi giorni dello scorso dicembre, l’ordinanza Jambo, eseguita, poi, il 14 dicembre scorso, con i clamorosi arresti dell’allora sindaco Michele Griffo, degli imprenditori Falco, Gaetano e Silvestro Balivo, della dirigente dell’ufficio tecnico dello stesso comune di Trentola Maria Carmen Mottola e di altri, non avrebbero inserito questi racconti nel corpo di un provvedimento giudiziario del presente, eseguito 7 mesi e mezzo fa e che si appresta, di qui a poco a scrivere le proprie pagine processuali.
Queste dichiarazioni di De Simone contano per la costruzione della biografia criminale dell’imprenditore 60enne trentolese che inizia il suo connubio con il clan dei Casalesi come lo hanno iniziato in molti, cioè con le truffe all’AIMA attraverso le quali la camorra, truccando i numeri del cosiddetto “scamazzo” ha introitato miliardi e miliardi di vecchie lire, acquisendo solo la parte taroccata, lasciando invece i ricavi del surplus effettivo di frutta che veniva avviata al macero, ad imprenditori che, comunque, dovevano rapportarsi ai boss.
Ed è in questo contesto che Nicola Russo comincia ad avere un ruolo. Lo ha, soprattutto, nella gestione, sicuramente controversa, dell’impianto AIMA di Giugliano dove, in un primo tempo, il clan Mallardo pretende di avere il 100% del controllo di tutte le attività ma che, alla fine, per effetto di un summit a cui partecipano Giuseppe Mallardo e lo stesso Dario De Simone, pensate un pò, presso la sede di una radio libera giuglianese, ubicata a un passo dal cimitero, deve accontentarsi, si fa per dire, del 50% con l’altro 50%, naturalmente dei guadagni frutto delle false bolle di accompagnamento della frutta, assegnato proprio ai Casalesi.
Era stato Raffaele Numeroso, imprenditore di Lusciano e proprietario dell’impianto di Giugliano a chiedere a Russo di far intervenire De Simone. Numeroso è un imprenditore fedele al clan dei Casalesi che versa puntualmente i soldi che al clan toccano nella ripartizione. Uno che si rapporta ai boss direttamente. Se non è proprio un organico, è considerato sicuramente uno significativo. Ma Numeroso non è uno qualsiasi anche perchè suo fratello, il giudice Raffaele Numeroso viene, addirittura nominato presidente della corte d’appello di Napoli nell’anno 2002, prima che la sua carriera venga in qualche modo condizionata da un’accusa di aver dato una mano ad un altro trentolese “eccellente” cioè al potente ras Francesco Biondino.
Quando si dice che la camorra negli anni 80 e nei primi anni del 2000 poteva godere di significative aderenze ci si riferisce anche a situazioni come queste in cui c’è un fratello che assurge, addirittura al rango di presidente di una delle corti d’appello più importanti d’Italia l’altro fratello fa affari col clan dei Casalesi, si fa proteggere da questi ed è parte attiva delle parti economiche del clan.
G.G.
QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELLO STRALCIO DELL’ORDINANZA
Risponde del capo a) nella forma del concorso esterno nel clan ZAGARIA.
Si riportano le dichiarazioni a suo carico:
DE SIMONE Dario
“…omissis… I Centri AIMA erano tutti nel casertano. Uno soltanto era nella zona di Giugliano e mi
pare fosse di proprietà di tale Numeroso Raffaele di Giugliano , fratello del giudice Numeroso.
Per quanto riguarda questo centro AIMA di Giugliano posso dire di essermene occupato
personalemente. I Mallardo , infatti, pretendevano di incassare tutto il ricavato dell’attività di quel
Centro. Io andai a parlare con loro e feci presente che occorreva dividere al 50% in quanto , se non ci
fosse stato l’apporto delle particelle di terreno dei contadini casertani, quel Centro di Giugliano non
avrebbe mai potuto aprire perché i conferimenti di terreno dei contadini locali non raggiungevano il
limite minimo per l’apertura del Centro. Il presidente del Centro, come ho detto a nome Numeroso
Raffele, anzi non ricordo bene se Raffaele fosse il nome suo o del fratello magistrato, è persona a me
conosciuta , è originario di Lusciano dove abita , alla Via Macedonia, in una villetta singola con un
cancello che immette in un cortile, sulla destra del quale, entrando, vi è un piccolo capannone per la
custodia di attrezzi agricoli ed altro. Il Numeroso al quale or ora mi sono riferito è il suocero di Russo
Nicola ed è deceduto. Egli è stato, come ho detto, presidente del Centro AIMA in questione ed alla sua
morte gli è subentrato un altro fratello che pure ho conosciuto per averlo incontrato proprio sul Centro
AIMA. Per quanto concerne il giudice Numeroso, fratello dei due di cui ho appena riferito, ricordo che
Biondino Francesco mi disse di essere stato aiutato in un procedimento penale dal citato magistrato il
quale, per questo fatto, stava passando anche qualche guaio. Egli mi disse anche che del problema si
era interessato tale Pisanelli Francesco ex politico di Trentola. Non ho mai appreso di quale processo
si trattava nè altri particolari specifici sulla vicenda.
Come ho già detto, non mi occupavo personalmente dei centri AIMA ma di quello di Giugliano me ne
sono occupato in prim persona per il seguente motivo: Russo Nicola , mio vecchio amico di Trentola,
mi chiamò e mi disse che i Mallardo stavano creando fastidi a suo suocero ( il Numeroso vivente)
presidente del Centro e mi chiese di intervenire. Fu così che come già dettovi contattai i Mallardo. Mi
incontrai con Mallardo Giuseppe in Giugliano, nella casa di tale “ Vicienzo o’ pullasto” , ubicata di
fronte al cimitero in località Centocelle. Il Vincenzo conduce una radio libera che ha sede proprio nella
sua abitazione. Presenti all’incontro furono tale “ o’ pacchiuotto “ di Giugliano e tale “ Giulianiello”
pure di Giugliano. L’incontro in questione avvenne intorno al 1994, mi pare nel mese di maggio o
giugno, proprio in concomitanza dell’epoca di raccolta delle pesche.…omissis…”
In data 02.10.1998
“…omissis… A.D.R. RUSSO Nicola lo conosco fin da ragazzo e non e che lo posso ritenere un
associato. Lui personalmente non mi ha mai dato denari ne a titolo di tangente ne per affari fatti in
comune. L'unico contatto economico effettivo e quello di cui ho gia parlato nel corso di un precedente
interrogatorio che vi rispiego in modo piu’; approfondito. Premetto che il RUSSO Nicola ben sapeva chi
ero io e a quale organizzazione appartenessi. Del resto non solo era notorio in tutto il paese quale era il
mio ruolo essendo io capo-zona ma tanto piu’; lo sapeva il RUSSO che era proprio mio amico. Sapendo
proprio di questo mio ruolo di vertice dell’organizzazione in un anno che puo' essere fra il 1992-94 il
RUSSO mi chiese un incontro che avvenne non so se a casa sua o a casa mia. In tale circostanza mi
rappresento’ che il fratello di suo suocero (preciso che suo suocero si chiamava di cognome
NUMEROSO era già morto all’epoca mentre il fratello di suo suocero si chiamava Raffaele
NUMEROSO) aveva dei problemi in quanto aveva un centro di ritiro in provincia di Napoli
precisamente a Giugliano in Campania, molto vicino a Trentola luogo ove io esercitavo la mia
influenza. Il Centro del NUMEROSO Raffaele era collegato al OPA che e' l'associazione gestita dal
RUSSO Nicola quindi il RUSSO aveva anche dei propri interessi in questo centro. I problemi del
NUMEROSO Raffaele consistevano nel fatto che i MALLARDO pretendevano tutto nel senso che
volevano gestire di fatto, completamente, quel centro. In pratica volevano scaricare quasi solo loro e
conseguentemente fare bollette false quasi solo loro. Tutto ciò; sul presupposto che il centro si trovava
sul loro territorio senza però considerare che i soci delle cooperative che scaricavano sul quel centro
erano in grande maggioranza della provincia di Caserta e che la stessa OPA era della provincia di
Caserta. Fu per questo che io effettivamente come spiegai nel corso dell’interrogatorio del 3.10.96 ebbi
l'incontro con Giuseppe MALLARDO in casa di Vincenzo O’POLLASTRO. Nel corso di tale incontro fu
preso questo accordo: che il 50 % dei conferimenti sia veri che falsi andavano ai MALLARDO e
comunque alle persone che a loro facevano riferimento l’altro 50 % andava ai CASALESI. Mi spiego
meglio: non è che tutto il 50% andava ad una organizzazione criminale e tutto l’altro 50 % ad un’altra
organizzazione. Un 50 % veniva gestito da una organizzazione che poi provvedeva sia a prelevare una
quota su tutti i contributi percepiti su quel 50 % e l’altro 50 % veniva gestito dall’altra organizzazione
che ugualmente prelevava la sua quota sui relativi contributi. Naturalmente la quota l’organizzazione la
prelevava sul quantitativo di prodotto fittizio mentre il contributo sul quantitativo effettivo andava agli
effettivi conferitori. Nel caso di specie i MALLARDO gestivano la loro quota attraverso tale
FONTANELLA che era un commerciante di frutta di Giugliano sempre presente sul centro. Nelò nostro
caso chi controllava il nostro 50% era NUMEROSO Raffaele cje pur non essendio un affiliato noi ci
fidavamo. Ricordo che all’esito delle operazioni di scarico operate su questo centro risultò che a noi
CASALESI toccavano circa 170/180 milioni pari ad un quantitativo uguale al 20-30 % circa dei
complessivi contributi che sarebbero stati incassati per i conferimenti fittizi. Fu lo stesso NUMEROSO
che mi diede in contanti questi soldi ancor prima di riscuotere il contributo AIMA che se non erro fu
riscosso a dicembre. Ricordo poi che il NUMEROSO per sdebitarsi per la mia specifica opera di
mediazione con i MALLARDO diede a me personalmente bollette false per circa sette/otto milioni che io
feci intestare a FABOZZI Francesco persona di mia fiducia che scaricava su quel centro. Io diedi al
FABOZZI queste bollette e lui mi diede il contante una volta riscosso il contributo, poco prima di
Natale. Specifico invece che i 170/180 milioni mi furono dati dal NUMEROSO affinchè io li versassi
all'organizzazione in effetti io cosi' feci in quanto contabilizzai questa entrata che in parte usai per le
spese del mio gruppo e in parte versai a CASALE a fine mese. Devo dirle a sua domanda che io non
parlai di questi versamenti con il RUSSO Nicola. …omissis…”
In data 22.02.2012
“…omissis… A.D.R. A proposito del CAPOLUONGO Maurizio posso dirle che era amico di famiglia
dei BALIVO. Li ho visti più volte insieme. Mi si chiede se CAPOLUONGO Maurizio fosse amico di
ZAGARIA Michele ed io le rispondo che certamente negli anni “80 il CAPOLUONGO e lo ZAGARIA
facevano parte del gruppo ristretto di fuoco del clan BARDELLINO; dunque si vedevano praticamente
tutti i giorni. Mi si chiede se il CAPOLUONGO Maurizio conoscesse RUSSO Nicola ed io le rispondo
che se parliamo di RUSSO Nicola di Trentola che commerciava in frutta e faceva le truffe AIMA,
ricordo che era molto amico di CAPOLUONGO Maurizio. Ricordo che quando andavo negli anni “80
a casa di CAPOLUONGO Maurizio, a San Cipriano di Aversa (negli anni “80 CAPOLUONGO
Maurizio era un uomo di fiducia dei BARDELLINO) mi capitava spesso di incontrare RUSSO
Nicola….omissis…”
PUBBLICATO IL: 1 agosto 2016 ALLE ORE 12:48 fonte:www.casertace.net