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Bonifica Resit, il Tar dà ragione all’impresa: non collusa con i clan

Il Mattino, Venerdì 20 Maggio 2016

Bonifica Resit, il Tar dà ragione all’impresa: non collusa con i clan

di Daniela De Crescenzo

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso contro l’interdittiva antimafia presentato dalla Tre erre, la ditta che si era aggiudicata l’appalto per la messa in sicurezza della Resit, la discarica dell’avvocato Cipriano Chianese per il quale la procura ha chiesto la scorsa settimana una condanna a trenta anni di carcere.Secondo il tribunale amministrativo i rapporti della proprietaria dell’azienda con persone coinvolte nell’indagine Mafia Capitale sarebbero di tipo esclusivamente personale e non implicherebbero, quindi, alcun coinvolgimento con gli affari dei clan. «Dalla disamina svolta emerge che l’informazione antimafia qui impugnata si fonda su mere congetture, riferite ad elementi slegati l’uno dall’altro, privi di rilevanza», scrive nella sentenza il Tar.

Bisognerà vedere adesso se la prefettura di Roma deciderà di appellarsi o meno al Consiglio di Stato. Lo stop all’interdittiva rimette in pista la Tre erre per l’appalto che si era aggiudicato in associazione con Italrecuperi. Il contratto era stato poi rescisso dalla Sogesid, la società del ministero dell’Ambiente, a seguito di una lettera della Autority anticorruzione. La vicenda era cominciata nell’aprile del 2013 quando era stato approvato il progetto per la messa in sicurezza della discarica. Nel luglio dello stesso anno era partito il bando di gara e nell’aprile del 2014 la TreErre si era aggiudicata l’appalto. Le nove partecipanti avevano presentato offerte con ribassi anche superiori al 40 per cento.

Il commissario Mario De Biase chiese allora di essere supportato nella gestione dell’appalto. Fu nominata una task force e alla fine la Sogesid decise di assegnare i lavori all’impresa che aveva presentato il maggior ribasso, la Treerre, appunto. A dicembre dello stesso anno scoppiò lo scandalo di Mafia Capitale: nell’ordinanza dei magistrati figurava il nome di un professionista che era stato coinviolto nella compagine socieraria dell’azienda. De Biase inviò tutti gli atti al commissario Anticorruzione, Raffale Cantone. L’Autority risposte nel marzo del 2015 sottolineando gli eccessivi ribassi delle offerte ed evidenziando la presenza nella compagine societaria di alcune persone coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale. Poi l’interdittiva antimafia revocata ieri. Ora la palla torna nel campo della Sogesid.