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Berlusconi attacca la stampa. E il conflitto di interessi dov’è?

La Fnsi presenta la manifestazione di giovedi pomeriggio a Piazza Navona contro il ddl intercettazioni. “C’è un disegno di cancellazione del sapere, si mina da democrazia. Per questo l’evento di chiamerà ‘Tagli e Bavagli'”

In poche parole Tiziana Ferrario, volto storico del Tg1 e messa da parte da Minzolini, ha delineato gli effetti del ddl intercettazioni: “si protegge la privacy di pochi e si viola il diritto di tutti”. La Fnsi, il sindacato dei giornalisti stamattina ha presentato la manifestazione di giovedi a piazza Navona contro il ddl voluto dalla maggioranza. Dalle 17 alla 21 sul palco non solo giornalisti, ma anche cantanti, attori e tante persone i cui casi non si sarebbero conosciuti se ci fosse stata la legge sulle intercettazioni voluta dalla maggioranza. Tra queste anche la sorella di Stefano Cucchi, il detenuto morto per incuria e percosse nell’ospedale Pertini di Roma.La Federazione Nazionale della Stampa considera “grave e inammissibile” le dichiarazioni del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, dal Brasile in cui parla di “disinformazione” giornalistica e invita i lettori a fare uno sciopero contro i media del Belpaese. Il presidente e il segretario della Federazione, Roberto Natale e Franco Siddi, si scagliano all’unisono contro l’attacco all’informazione da parte di “un Presidente del consiglio degno di un regime populista e non di una repubblica democratica”. Per Natale “quello di ieri da San Paolo è stato un reale atto di aggressione, nuovo e ingiustificato. Il Presidente del Consiglio non può invitare i cittadini a non andare in edicola, in una situazione poi come quella italiana dove lo stesso premier è anche titolare di un’importante concentrazione mediatica e televisiva”.Un concetto deve essere chiaro: le notizie non sono un reato e non si possono privare i cittadini del diritto di sapere. Per questo la Fnsi propone, se c’è una questione reale di tutela della privacy, che “l’udienza filtro stabilisca quali sono gli atti che riguardano la persona e li escluda, sapendo sempre che se atti di questa natura arrivano al giornalista, il giornalista ha il dovere di renderle note”.Secondo, il segretario dell’Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini  “c’è un disegno unitario di cancellazione e privatizzazione del sapere e della conoscenza, anche per questo la manifestazione contro il ddl sulle intercettazioni si chiama ‘Tagli e Bavagli'”.Giudizi non certo isolati. Roberto Di Palma, sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, fa notare che “i 17 latitanti che ho arrestato sono stati tutti presi grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche”. L’Aiart, l’associazione di telespettatori cattolici, evidenzia: ” Sì alla tutela della privacy, no ad una legge che nega le notizie ai cittadini. Gli utenti devono poter esser messi in grado di conoscere quanto sta
succedendo”.

In linea col premier Sandro Bondi che chiede ai giornali di fare “un’esame di coscienza”. Ma possibile che per educare qualcuno si debbano punire tutti?

Alessandro Guarasci

(Tratto da Aprile online)