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Beni confiscati alle mafie: lo Stato mette in vendita i tesori dei boss

LA QUESTIONE DEI BENI CONFISCATI   !!!  OVVERO LE MANI NELLA MARMELLATA.MANGIA TU CHE MANGIO ANCH’IO E MANGIAMO TUTTI E DUE !!!!

il timore nostro e’ stato sempre che la vendita dei beni confiscati alla mafia potrebbe portare la mafia a riappropriarsi dei beni ad essi confiscati.

Ma,visto come vanno le cose e considerato che  intorno  a questo immenso patrimonio spesso  leggiamo del grosso business che si è andato organizzando da parte di oscuri soggetti che pur si vantano di appartenere al mondo dell’antimafia.tutto sommato é bene che lo Stato se ne liberi del tutto sia per alleggerirsi di un peso e sia per fare un bel pò di cassa.Almeno finisce lo schifo di cui spesso si occupano le cronache.Quelle nere.   

 

Il Mattino, Domenica 23 Settembre 2018

Beni confiscati alle mafie: lo Stato mette in vendita i tesori dei boss

di Valentino Di Giacomo

«Villa dei boss in vendita». Un’originale inserzione come questa potremmo ritrovarla su un quotidiano già a partire da domani quando il Consiglio dei Ministri approverà il decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che cercherà di cedere, anche ai privati, i 18mila immobili confiscati alla mafia e tutt’ora inutilizzati. Le case più belle sono probabilmente in Toscana: tre ville incantevoli sequestrate a Felice Maniero, «Il boss del Brenta», divenuto celebre per arresti e funamboliche evasioni dalle carceri. Il criminale aveva acquistato tre villette di pregio del valore di 4,5 milioni di euro nel Fiorentino. Ma a breve potrebbero trovarsi in offerta anche le residenze sequestrate a Quarto, in provincia di Napoli, al clan Polverino, assegnate lo scorso anno al comune flegreo. Un affare pure rilevare la magione di Gioacchino Matranga, tra i sodali di Totò Riina e Bernardo Provenzano, che a Forte dei Marmi aveva stabilito il suo buen retiro. L’immobile, con 3mila metri di giardino, fu sequestrato oltre venti anni fa, nel 1996, ma da allora versa in condizioni di abbandono anche a causa degli intoppi burocratici e delle poche risorse che troppo spesso gli enti locali, a cui sono affidati i beni, hanno a disposizione.