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Azzardo, droga, prostituzione: così l’Isola dei Cavalieri è diventata “Malta nostra”

Azzardo, droga, prostituzione: così l’Isola dei Cavalieri è diventata “Malta nostra”

Cosa hanno dimostrato le inchieste della giornalista Daphne Caruana Galizia che da tempo denunciava gli affari “sporchi” che si consumano nell’isola

05 giugno 2018

di PAOLO BORROMETI

L’Isola dei Cavalieri è diventata una sorta di “Malta nostra”, come hanno dimostrato le inchieste della giornalista Daphne Caruana Galizia che da tempo denunciava gli affari “sporchi” che si consumano nell’isola.

Basta una valigetta piena di contanti

Malta è un paradiso fiscale molto ma molto semplice da raggiungere: non ci sono dogane da superare e ci si può arrivare, con una valigetta carica di contanti, in un paio d’ore partendo dalla provincia di Ragusa, esattamente dal porto di Pozzallo. Un gioco da ragazzi, nonostante l’attenzione delle forze dell’Ordine italiane che, fra le partenze dei catamarani, riescono ad intercettare e arrestare latitanti (da non dimenticare il caso di Gionta, fermato mentre partiva per Malta con vestiti da donna) o reperire chili di cocaina.

Gli affari delle mafie, i soldi da riciclare dopo le attività estorsive, di racket o spaccio, arrivano nell’Isola dei Cavalieri senza alcun problema. Soldi ripuliti e reinvestiti nell’economia legale, fatti fruttare grazie anche ad una tassazione molto bassa, con il vantaggio di trovarsi in un Paese dell’Unione Europea, con la stessa moneta: l’euro.

Un portafogli perduto per strada

Nel 2005, il figlio di “Sandokan”, Nicola Schiavone, perse il portafoglio per strada. Fu ritrovato dai carabinieri. All’interno vi era un’indicazione preziosa: un biglietto da visita di un imprenditore italiano con la casa a Malta. Gli investigatori del Ros si misero sulle sue tracce. Lo rintracciarono ed iniziarono ad ascoltarlo. Così aprirono la pista del riciclo dei proventi del clan dei Casalesi, utilizzati per aprire locali di ristorazione, società di giochi e locali ricreativi. Sembrava fatta, e invece…

Dopo la richiesta di rogatoria inviata dai magistrati italiani agli omologhi maltesi, poco o nulla venne condiviso con le autorità del nostro Paese.

Il poker di Enzo Romeo

Più o meno ciò che accadde nel 2015, quando si scoprì che la rotta Pozzallo-Malta fosse molto frequentata anche dal nipote del boss catanese Nitto Santapaola, Vincenzo ‘Enzo’ Romeo. Nell’aprile di quell’anno ‘Enzo’ si era imbarcato su uno di quei traghetti con “appena” 38mila euro in contanti.

Per gli inquirenti italiani, Romeo, padrino di una nuova leva di capi, aveva l’istinto degli affari redditizi: aiutato da sodali in terra maltese, organizzava eventi di poker nei casinò e collaborava con alcuni fra i più importanti marchi di gioco online.

Attualmente sull’isola ci sono più di trecento casinò virtuali che ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro, lavorano su centinaia di migliaia di giocate.

Spesso la gestione del business è affidata a distanza, ma questi soldi, che virtuali non sono, hanno fatto impennare l’economia dell’isola.

Le inchieste di Daphne

Malta oggi ha la più alta concentrazione di operatori del gioco d’azzardo d’Europa fiscalmente domiciliati sull’isola, alla quale garantiscono oltre il dieci per cento del Pil. Cifre importanti, che avevano incuriosito la giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa il 16 ottobre 2017 con un’autobomba.

Ma le inchieste di Daphne si erano spinte anche oltre, indagando sul mercato delle cittadinanze e dei “passaporti facili”.  “Malta era il posto più sicuro del mondo tanti anni fa, oggi sta diventando il centro per il traffico di droga, prostituzione e traffico di esseri umani”. Così aveva scritto Daphne quando nell’ultimo periodo aveva parlato nelle sue inchieste di qualcosa di molto scomodo e delicato: la mafia nell’isola.

La ‘ndrangheta preferisce le slot

Anche la Dia, in una sua relazione annuale, aveva dedicato un capitolo a Malta. L’Isola, “grazie a un sistema fiscale privilegiato e ad una normativa che consente la costituzione di società in tempi estremamente rapidi, negli ultimi anni ha rappresentato un hub finanziario in grado di attrarre cospicui investimenti, anche da parte della criminalità organizzata italiana. Tra i settori di interesse, quello delle scommesse online è risultato particolare sfruttato dalla ‘ndrangheta”.

E poi ancora: “La vicinanza con il territorio nazionale potrebbe ulteriormente favorire la latitanza – spiegava la Dia – di soggetti appartenenti alle consorterie mafiose”.

Malta è un’importante cerniera fra Europa e Africa nel cuore del Mediterraneo – teatro segnato da tensioni e acuti conflitti geopolitici fra Nord e Sud, Est e Ovest – configurandosi come un territorio ideale per speculatori finanziari, organizzazioni criminali e terroristiche, apparati d’intelligence di varia matrice. In altre parole un Paese che rischia di rientrare perfettamente entro il perimetro della categoria del “Criminal State”.

 

fonte:www.agi.it