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Aspettiamo una risposta dall’on. D’Alema e dal PD pontino e laziale. Quanti poteri, oltre a quello dello Stato ufficiale, ci sono in provincia di Latina?

C’è tutta un’area gelatinosa, quando si parla del “caso Fondi” e delle mafie nel sud pontino, che non è stata finora nemmeno lambita.

Lo abbiamo detto ripetutamente a chi di dovere e lo stiamo ripetendo da anni che il “caso Fondi” non è circoscritto al MOF.

Il MOF è una struttura, fra le più grandi d’Europa, nella quale ci sono presenze di delinquenti e di persone perbene, di carnefici e di vittime.

Ci possono essere connivenze oggettive, nate dal timore di ritorsioni, ma ciò non significa che ci sono responsabilità soggettive.

Ripetiamo: sono moltissime le persone perbene fra gli operatori del MOF, come moltissimi sono i cittadini perbene di Fondi.

I delinquenti, la cosiddetta mafia militare, è per lo più… di fuori, almeno storicamente.

Ma noi non parliamo di quella mafia, ma di un’altra che, sì, va quasi sempre a connettersi con la prima, ma non necessariamente.

Noi parliamo della mafia economica, quella che investe nell’edilizia, nel commercio, nella ristorazione, nel settore immobiliare, nella compravendita di immobili e terreni, mafia imprenditrice che cerca sempre –spesso trovandole-sponde e connessioni con la politica e le istituzioni.

Su questo versante l’azione investigativa non è stata sufficientemente incisiva.

Il territorio compreso fra Itri, Sperlonga, Fondi e Terracina è stato letteralmente espropriato ai vecchi proprietari locali ed è passato di mano a favore di tutti soggetti provenienti per lo più dalla Campania, ma non solo.

Non vogliamo criminalizzare tutto e tutti, ma, francamente, qualche nome, nello scovare alcune cose, ci ha fatto venire i brividi.

Può darsi che si tratti di omonimie.

Come pure ci fanno venire i brividi – e molti sospetti- la disattenzione (chiamiamola così) e, soprattutto, l’ostinazione con le quali esponenti politici ed istituzionali locali negano, malgrado tutto, l’esistenza del fenomeno mafioso sul territorio.

A pensar male si fa peccato, ma in genere ci si azzecca, si dice.

Poi, quando vediamo che il governo affossa il “caso Fondi”, caccia il Prefetto Frattasi, e, poi, che i riflettori non si staccano mai da terra e si limitano ad illuminare i bassifondi ma mai i piani alti, che c’è una frammentazione dell’azione investigativa e repressiva senza arrivare ad una regia unica, un unicum, qualche preoccupazione nasce.

Noi apprezziamo quanto hanno fatto e fanno la DIA, il GICO, i corpi speciali centrali, le DDA e saremo sempre dalla loro parte a sostenerli, cercando, per quanto è nella nostre modeste possibilità, di aiutarli in ogni modo.

Chi ci conosce sa bene come agiamo, che non siamo dei parolai, che la nostra lotta alle mafie non è fatta di accademia e di commemorazioni, di ricordi del passato.

Noi siamo –e ne andiamo orgogliosi di questa nostra specificità – l’antimafia del “giorno prima” e non quella del “giorno dopo”, a fatti avvenuti.

Ci piace guardare, osservare, capire, scovare e passare a chi di dovere, avendo senso dello Stato, delle Istituzioni e non prendendo soldi da chicchessia.

Ma vogliamo “capire”.

Ci si scusi la presunzione, ma riteniamo di averne il diritto.

Alcuni giornalisti campani –la Capacchione, ad esempio, ma anche la Natale – hanno scritto di taluni incontri segreti che sarebbero avvenuti in alcune ville di Gaeta e di Formia, incontri, tanto per intenderci, fra camorristi e uomini dei servizi..

Vogliamo “capire” se c’è un “qualcosa” che sfugge, di cui non siamo riusciti, ad oggi, a definire i contorni.

Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere all’on. D’Alema, quale responsabile primo dell’organismo di controllo sui servizi segreti, di disporre un’inchiesta per “capire” se si tratti di stramberie o di realtà.

Al PD, partito di D’Alema, diciamo che, se effettivamente vuole, come va sostenendo da qualche tempo, combattere le mafie in provincia di Latina e nel Lazio, deve FARE IN MODO che l’on. D’Alema dia corso alla nostra richiesta.

Altrimenti, quelle del PD sono chiacchiere, sparate propagandistiche e null’altro.

Vogliamo “capire”, insomma, se ci troviamo o meno in presenza in provincia di Latina di due poteri, quello ufficiale dello Stato di diritto e un secondo, tenebroso, di pezzi dello Stato e della politica che colludono con la criminalità.

Aspettiamo una risposta dal PD pontino e laziale.