DA LA REPUBBLICA
DEL 14..11.2019
Arrestata Lara Comi, l’ex eurodeputata accusata di tangenti
Inchiesta “Mensa dei poveri”, Comi ai domiciliari con il candidato leghista di Varese Orrigoni.
In carcere l’ex direttore dell’agenzia per il lavoro Afol. La guardia di finanza
ha notificato ai tre un’ordinanza di custodia cautelare. All’ex parlamentare
azzurra contestati cinque capi di imputazione, c’è anche la
corruzione
di SANDRO DE
RICCARDIS
14 novembre
2019
Ai domiciliari l’ex
parlamentare di Forza Italia, Lara Comi, e l’imprenditore Paolo Orrigoni,
titolare della catena di supermercati Tigros ed ex candidato leghista a sindaco
di Varese. In carcere Giuseppe Zingale, ex direttore dell’Agenzia per il lavoro
Afol. Poche ore fa i militari della Guardia di Finanza di Milano e Varese hanno
notificato ai tre – già coinvolti nel primo filone dell’inchiesta “Mensa dei
poveri”, per il quale lo scorso 30 settembre sono state chiuse le indagini per
71 indagati – un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Raffaella
Mascarino.
I pm Silvia
Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, coordinati dal capo della Dda di Milano
Alessandra Dolci, contestano ai tre sette capi di imputazione, cinque dei quali
riguardano Laura Comi (quattro per episodi per cui era già indagata). Uno
riguarda l’accusa di corruzione per la consulenza a favore dell’avvocato Maria
Teresa Bergamaschi incassata da Afol: 38mila euro per un doppio contratto, in
parte (10mila euro) dirottata a Comi. Vicenda che costa il carcere per
corruzione all’ex direttore Giuseppe Zingale, già indagato anche per istigazione
alla corruzione per la nomina di Luca Marsico, ex socio del governatore Attilio
Fontana, in un ente regionale.
Lara Comi deve
anche rispondere di due imputazioni di truffa ai danni del Parlamento europeo.
Sotto inchiesta il denaro retrocesso a Comi da un giornalista, suo addetto
stampa, a cui Comi aveva aumentato lo stipendio (da mille a tremila euro
mensili) per incassarne poi duemila ogni mese. L’altra truffa (finora inedita) è
relativa a un contratto fittizio di consulenza come collaboratore al Parlamento
europeo di Nino Caianiello, il “burattinaio” delle nomine e degli appalti al
centro dell’inchiesta, che però era del tutto ignaro di questa operazione. Gli
ultimi due capi di imputazione sono relativi al finanziamento illecito e alle
fatture false per la finta consulenza da 31 mila euro incassata da una società
di Marco Bonometti, attuale presidente di Confindustria Lombardia, e indagato
per la stessa vicenda.
Paolo Orrigoni, già
indagato, deve rispondere di corruzione per una presunta mazzetta da 50mila euro
pagata per ottenere una modifica al Pgt di Gallarate, sull’area di via Cadore,
dove vi era il progetto di apertura di un nuovo supermercato Tigros. Per
giustificare le esigenze cautelari la procura indica nell’ordinanza altri due
episodi. Uno riguarda il progetto di costruzione di un Tigros a Baggio. Per il
quale Orrigoni incontra al ristorante “Da Berti” Caianiello, Pietro Tatarella e
Marco Bestetti, presidente (non indagato) del municipio 7 di Milano, competente
territorialmente per l’opera. “Allora.. sono i miei “figliocci” milanesi – dice
Caianiello a Orrigoni – anche se… hanno già superato il papà questi qui…
hanno già imparato…
Mi manifestavano il
fatto che volevano darti una mano, perché lì c’erano dei problemi sull’aspetto
del progetto” dice ancora Caianiello a proposito dei due esponenti politici. Il
secondo elemento a sostegno della richiesta di domiciliari per Orrigoni riguarda
l’indagine aperta presso la procura di Busto Arsizio in cui Orrigoni è indagato
per induzione indebita: avrebbe dato una consulenza alla compagna del capo
dell’ufficio tecnico del comune di Solbiate Olona, per facilitare l’apertura di
un nuovo
Tigros.