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Appalti per la ricostruzione dell’Aquila, sequestro da 2,5 milioni e 12 indagati

I

finanzieri del Comando Provinciale dell’Aquila stanno eseguendo il sequestro di beni per un valore di 2, 5 milioni di euro di beni immobili in città e nella provincia di Teramo a due imprese edili aquilane. Il provvedimento è stato emesso dal gip Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della Procura dell’Aquila.

Indagate 12 persone tra cui i vertici pro tempore del Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche di Roma e della sede aquilana, dirigenti e tecnici dello stesso ufficio periferico oltre agli imprenditori coinvolti.

Il provvedimento è stato emesso all’esito di indagini complesse riguardanti la ricostruzione post-terremoto della caserma aquilana Pasquale Campomizzi (attualmente sede degli Alpini). L’inchiesta ha rivelato fatti di turbata libertà degli incanti, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, reiterate falsità ideologiche commesse da pubblici ufficiali e da privati ed emissione/utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 600 mila euro.

Secondo l’accusa dirigenti e tecnici del provveditorato opere pubbliche sedi interregionali di Roma e coordinata di L’Aquila, hanno adottato procedure e soluzioni tutte finalizzate a far eseguire l’intera realizzazione delle opere previste alla Caserma Campomizzi, ad opera delle imprese aquilane del Consorzio Federico II.

Tale associazione di imprese, sorta appena un mese dopo la scossa del 6 aprile 2009, è diventata nota all’opinione pubblica nel 2010 in seguito a un’inchiesta della magistratura fiorentina nei confronti della cosiddetta ‘cricca’ di imprenditori che, con l’aiuto di politici e dirigenti pubblici sperava di accaparrarsi importanti commesse pubbliche sfruttando conoscenze e rapporti con la Protezione civile nazionale e i provveditorati delle opere pubbliche. Le due imprese aquilane, facenti parte del Consorzio, rispondono anche in relazione alla responsabilità amministrativa degli enti.

L’ingiusto vantaggio patrimoniale conseguito dalle due importanti imprese aquilane è stato quantificato dai periti tecnici, incaricati dalla Procura, in 2, 5 milioni di euro e configura l’ipotesi di truffa aggravata consumata ai danni del provveditorato opere pubbliche e della Protezione Civile. Per tale importo, in relazione all’ipotesi truffaldina, il gip dell’Aquila ha emesso il provvedimento di sequestro in esecuzione.

Le operazioni di sequestro riguardano tre appartamenti, un villino e un box nel complesso residenziale ‘Il Castello’ a Tortoreto (Teramo), mentre a L’Aquila si riferiscono a un capannone ad uso commerciale, sede dell’impresa indagata, tre appartamenti a Pettino, un altro a S. Antonio e un box nei pressi di Viale Corrado IV.

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