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Appalti, il clan guadagnava il 7%. Coinvolto anche l’ex Sindaco di Lusciano Isidoro Verolla

NAPOLI. L’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove tra politici, imprenditori ed affiliati ai Casalesi fa luce, non solo sui rapporti tra malavita organizzata, imprese e Istituzioni, ma evidenzia anche il modus operandi del clan che, anche senza gestire direttamente un’opera pubblica, si assicurava un introito sicuro. Un sistema che garantiva al gruppo “Bidognetti” il sistematico controllo degli appalti di maggior rilievo banditi nel comune di Lusciano, garantendo all’organizzazione il 7% sull’intero ammontare dei lavori sia per il Piano Insediamenti Produttivi (P.I.P.) che per la costruzione del Centro Sportivo Natatorio Polivalente. Ovviamente al centro dell’inchiesta le figure dei fratelli Cesaro, Luigi, Aniello e Raffaele. L’onorevole, ex presidente della Provincia di Napoli, secondo l’accusa, in qualità di esponente politico di rilievo nazionale, grazie alla mediazione di Nicola Ferraro (ex consigliere regionale), che aveva stabili rapporti criminali ed imprenditoriali con il clan dei Casalesi, nonché in rapporti politici ed imprenditoriali con i fratelli del deputato, Aniello e Raffaele, si accordava con Luigi Guida, per ottenere, mediante l’alterazione delle regole della libera concorrenza e dell’evidenza pubblica, l’aggiudicazione dei due appalti a Lusciano. Secondo l’accusa nelle casse del clan finiva una cospicua somma di denaro quantificabile nel 7% dell’ammontare del valore di lavori, costituente una risorsa essenziale per la prosecuzione e l’attuazione del programma criminoso dell’associazione mafiosa e per il controllo del territorio di Lusciano.
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