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Antimafia: ecco i 15 impresentabili candidati nei comuni

la Repubblica, Martedì 31 Maggio 2016

Antimafia: ecco i 15 impresentabili candidati nei comuni
Oggi Bindi illustra i risultati della Commissione. “Meno che in passato, c’è l’effetto deterrenza”

di GIOVANNA CASADIO

ROMA – Non ci sarà un “caso” De Luca, come l’anno passato. E gli incandidabili sono una quindicina, che le verifiche dell’ultima ora potrebbero fare salire a venti. Il numero è ancora oscillante perché la commissione parlamentare Antimafia solo stamane darà il verdetto definitivo, dopo avere esaminato gli oltre 3.000 candidati nei 13 Comuni a rischio cosche.

Alla vigilia delle amministrative di domenica la presidente Rosy Bindi ha convocato per oggi la commissione che vidimerà il resoconto, lungo un mese, sulle liste. Sotto osservazione è finita anche la Capitale insieme con i comuni di Badolato, San Luca, Platì, Scalea, Ricadi, San Sostene in Calabria, con Sant’Oreste e Morlupo nel Lazio, con Battipaglia, Trentola Ducenta e Villa di Briano in Campania. In Antimafia sono soddisfatti e parlano di “effetto deterrente” che il loro lavoro – travolto dalle polemiche solo un anno fa – ha prodotto. Nel 2015 in corsa per le regionali, c’era Vincenzo De Luca, poi eletto governatore della Campania, che Bindi inserì tra gli impresentabili e fu accusata di avere usato la commissione per regolare i conti nel Pd. Acqua passata.

Per ora i risultati della commissione hanno indicato ad alto rischio di impresentabili Battipaglia e Roma. Ma un po’ dappertutto si sono mossi i prefetti. Due esempi in particolare sono indicati dall’Antimafia come virtuosi e tempestivi: quello del prefetto di Caserta, Arturo De Felice e la prefettura di Roma dove si è appena insediata Paola Basilone dopo Franco Gabrielli. Il prefetto De Felice ha tolto dalle liste 19 persone nel casertano che avevano fatto dichiarazioni mendaci sia sulla loro compatibilità con la legge Severino che sui carichi pendenti. Nella Capitale ci sarebbero due nomi in due liste di rinviati a giudizio da altre Procure che rischiano peraltro una condanna per falsa auto certificazione.

Dall’Antimafia oggi arriverà comunque un allarme: non bastano gli strumenti che ci sono per mettere al riparo il voto locale dalle infiltrazioni mafiose e spezzare la corruzione. Una postilla della relazione che stamani sarà illustrata e approvata a San Macuto, è dedicata alla vicenda Platì.

Il piccolo comune della Locride, 4mila abitanti, 3 scioglimenti delle giunte in dodici anni, capillarmente infiltrato dalla ‘ndrangheta, si ritrova con due liste civiche – una guidata da Ilaria Mittiga (figlia del sindaco a capo di due amministrazioni sciolte per mafia), l’altra da Rosario Sergi – dopo la rinuncia della dem Anna Rita Leonardi a correre come sindaco. La Leonardi aveva chiesto al procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho di supervisionare i candidati in lista. Poi ha gettato la spugna.

La commissione Antimafia e la presidente Bindi segnano con la matita rossa le anomalie di Platì, a partire dall’impossibilità di definire impresentabili coloro che pure sono imparentati con boss e ‘ndranghetisti ma non risultano coinvolti in inchieste. “Ci vogliono banche dati e la possibilità di verifiche, codici etici stringenti”, rimarcano tanto Franco Mirabelli del Pd che Luigi Gaetti dei 5Stelle,entrambi nell’ufficio di presidenza dell’Antimafia in Parlamento. L’allarme di Bindi risuonerà di nuovo oggi in commissione: “Gli enti locali sono la principale porta d’ingresso per i clan nella gestione delle risorse pubbliche, mettendo le mani sugli appalti”.