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Alfio Sciacca:”Messina Denaro latitante grazie ai segreti sulle stragi”

”Messina Denaro latitante grazie ai segreti sulle stragi”

Stasera su La7 il programma di Purgatori, interviste esclusive a Nino Di Matteo e Saverio Lodato


di Giorgio Bongiovanni

Il Corriere della Sera ha pubblicato stamani, a pagina 17, un ampio articolo, a firma di Alfio Sciacca, sul documentario storico e inedito del giornalista Andrea Purgatori il quale, battendo sul tempo tutte le altre emittenti televisive nazionali, apre così la settimana delle memoria sulla strage di Capaci che tolse la vita al giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Nello speciale, dal titolo “Capaci: le verità nascoste” che andrà in onda su La7 nel programma Atlantide questa sera alle ore 21.15, vengono messi in fila dubbi e sospetti cercando di dare risposta ai numerosi punti interrogativi ancora oggi presenti sull’attentato del 23 maggio del 1992. Per questo motivo è molto significativo che in un canale nazionale finalmente si parli di ciò che non viene mai affrontato nelle passerelle a Palermo e in tutte le città italiane che ricordano solo l'”eroe” Giovanni Falcone, senza mai ricordare ai cittadini italiani le causali che portarono alla detonazione della bomba a Capaci. Come i mandanti e i concorrenti esterni e il coinvolgimento di pezzi dello Stato. Così come non si profferisce parola alcuna sui 26 anni di latitanza della primula rossa Matteo Messina Denaro; se e perché è protetta probabilmente da personaggi potenti che sono stati e sono, ieri e oggi, ai vertici dello Stato.
«Messina Denaro latitante grazie ai segreti sulle stragi»
di Alfio Sciacca

Di Matteo a pochi giorni dall’anniversario di Capaci

«Potrebbe ricattare pezzi dello Stato». Stasera su La7

La lunga latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ultimo dei grandi boss di Cosa nostra, potrebbe essere frutto di un ricatto. Quello derivante dai segreti che si porta dietro e che farebbero paura a pezzi dello Stato. Uno scenario inquietante quello che lascia intravedere Nino Di Matteo, il pm che ha sostenuto l’accusa nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Qualcosa che per certi versi ricalca lo stesso schema di ricatti tra mafia e pezzi delle istituzioni già emerso ai tempi della caccia a Bernardo Provenzano.

Di Matteo parla a pochi giorni dall’anniversario della strage di Capaci in una lunga intervista ad Andrea Purgatori che dedica una puntata del suo programma «Atlantide» alla strage in cui morirono Falcone, la moglie e gli uomini di scorta. «Messina Denaro – ragiona Di Matteo – è a conoscenza di segreti legati a quelle stragi. E quelle sono stragi assolutamente anomale in cui Cosa nostra sembra in qualche modo eterodiretta… Un boss di quella caratura, in possesso ancora delle sue piene facoltà mentali, che conosce quei segreti è potenzialmente in grado di ricattare parte dello Stato… Ed è per questo che la sua latitanza è veramente grave e vi si deve porre fine al più presto, perché non si ingeneri nemmeno il sospetto che questa latitanza sia frutto della potenzialità di ricatto che quest’uomo è in grado ancora di esercitare».

Purgatori lo incalza: quindi qualcuno lo copre? «Non si può concepire una latitanza così lunga soltanto come il frutto dell’abilità del fuggiasco – dice il magistrato –, c’è una copertura di esterni alla mafia che ha assicurato e continua ad assicurare questa condizione di latitanza. Quel mafioso non va sottovalutato, lui è certamente conoscitore di segreti legati a una fase stragista di cui è stato fra i principali protagonisti».

Dei presunti segreti di cui sarebbe tenutario Matteo Messina Denaro aveva già parlato il pentito Nino Giuffrè, secondo il quale il boss di Castelvetrano conserverebbe addirittura «l’archivio di Totò Riina». Rivelazioni ora in qualche modo avvalorate dalle parole del sostituto della Direzione nazionale antimafia che rendono ancora più imbarazzante la latitanza del capomafia al quale forze dell’ordine e servizi segreti danno la caccia ormai da 26 anni.

Per il resto nell’intervista (in onda questa sera su La7 a partire dalla 21.15) Di Matteo ripercorre i tanti misteri che ruotano attorno alla strage di Capaci. A partire dalle cosiddette «entità esterne» alla mafia.«Non lontano dal cratere di Capaci è stata trovata documentazione, sono stati trovati dei foglietti di carta riferibili, senza ombra di dubbio, a esponenti del servizio segreto civile dell’epoca… inoltre alcuni testimoni hanno messo a verbale che nell’immediatezza della strage finti operai in tuta lavoravano proprio in corrispondenza del luogo dove l’indomani Falcone sarebbe saltato in aria…». E poi l’impegno morale nei confronti delle vittime: «Abbiamo il dovere di non rassegnarci allo sterile esercizio retorico del ricordo. Dobbiamo completare il percorso di verità già avviato da anni».

Tratto da: Il Corriere della Sera

18 Maggio 2019

fonte:http://www.antimafiaduemila.com/