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Alcune riflessioni sul Convegno del 23 maggio 2014 dell’Associazione Caponnetto a Napoli

Il 23 maggio è stato un giorno speciale per una serie di motivi. In primo luogo la visita a Napoli all’ Istituto

per gli Studi Filosofici in Via Monte di Dio. Un centro di cultura e storia. L’aria che si respirava è quella che

difficilmente riesci a dimenticare. Un qualcosa che ti tocca dentro inonda il tuo corpo ma soprattutto la

mente. L’occasione è stata l’incontro con un pool di magistrati e funzionari dello Stato impegnati in prima

linea nel contrasto alle mafie e alla politica mafiosa.

Con grande attenzione e in un silenzio assoluto gli interventi scandivano parole e messaggi al popolo

dell’antimafia nel ricordo di Giovanni Falcone. Ai tanti sembra quasi che sia calato il sipario sulle stragi

politiche mafiose del 1992-1993 ma chi come tanti di noi hanno vissuto e vivono il ricordo del 23 maggio

1992 e del 19.07.1992, no.

Eppure in alcuni interventi sembrava quasi trattare la vicenda umana, personale che sconvolse l’Italia ieri

come oggi con il processo sulla trattativa Stato –Mafia, con sufficienza.

Ma andiamo con ordine e vediamo quali aspetti e considerazioni enucleare per un associazionismo

antimafia che non faccia sconti cosi come del resto ha dichiarato il segretario nazionale della Caponnetto

dott. Elvio De Cesare ma al tempo stesso si sappia che solo un ampio fronte può contribuire ad un

profondo processo di rinnovamento antropologico e strutturale prima ancora che civile, democratico. SE è

vero che alcuni prefetti della Campania come è stato ricordato sono inquisiti per fatti gravissimi, l’ex

Ministro degli Interno peggio. Etc etc etc, La nomenclatura dello Stato viene decapitata ed ancora

esitiamo a non voler dire che ormai siamo di fronte ad uno Stato collassato difficile da rianimare se non

con una dura e lunga terapia d’urto.

Ed allora possiamo ancora continuare a far gestire ai Prefetti la sicurezza dei magistrati e non solo o invece

è arrivato il tempo ora e non domani che il coordinamento sia affidato al Procuratore Capo? ciò non solo

per l’autonomia e indipendenza che godono l’ ordine giudiziario ma anche per una stretta connessione tra

l’azione di contrasto alle mafie e mala politica e la sicurezza dei magistrati e non solo.

Quando faccio riferimento al “ collasso istituzionale “ mi riferisco anche a ciò che è accaduto in questi anni

nei Comuni e più in generale negli Enti Locali. Una degenerazione diffusa, mancanza totale di controlli, un

ruolo residuale dei consiglieri e del consiglio e in special modo una legislazione carente solo di facciata

come la recente norma sulla trasparenza e anti corruzione oppure le diverse interdittive emanate dalle

Prefetture che crollano davanti ai TAR in modo che il Stato dopo la sconfitta riceve anche la richiesta di

danni. Una vicenda che deve essere fermata subito. Gare truccate, turbative d’asta, facili condoni,

permessi illegittimi, varianti ai Piani urbanistici comunali che celano affari milionari etc etc.

Ma è mai possibile che per evitare tangentisti e malaffare serve nominare un’ autorità di controllo e

sorveglianza come avvenuto a Milano con Expo? E poi con quali ruoli e funzioni?

Torniamo ai Comuni e agli Enti Locali. Ieri la mafia cercava e si alleava con la politica. Oggi la politica cerca i

voti, soldi, affari e soci con la mafia. IL rapporto si è completamente capovolto. Siamo ad un altro livello

eppure in giro ancora ci sono i negazionisti, quelli che sottovalutano i livello di minaccia e di penetrazione

nell’economia e nei territori non ad alto indice di mafiosità ma quei territori che chiedono investimenti,

facili affari con cifre da capogiro.

L’intreccio palese di riciclo di denaro, istituzioni e concussione sta lì a dimostrare lo stato comatoso di

diversi pezzi di territori della Campania.

Infine ma non per importanza la questione dei beni confiscati. Quali risultati sono stati conseguiti? e poi

se davvero mancano i fondi e capacità di gestione ma perché non si formano tecnici in grado di superare

quell’anomalia di una società di copertura o di investimento che sia e se proprio non si può far nulla allora

si devono vendere all’ asta come per i manufatti abusivi.

Chi fa semplicemente il proprio dovere nella pubblica amministrazione viene visto con sospetto, isolato

, deriso e se il caso rimosso dall’incarico e trasferito –

Ecco perché sono di grande attualità le parole del filosofo Bertrand Russel rivolte ai giovani: ” non

smettete mai di protestare; non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione

l’autorità, i luoghi comuni… Non smettete di pensare. Siate voci fuori dal coro…

Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai”.