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Acerra, 20 euro per un voto. Procuratore antimafia: «La criminalità resta impunta»

Acerra, 20 euro per un voto. Procuratore antimafia: «La criminalità resta impunta»
Parla il magistrato della Direzione Antimafia di Napoli Giuseppe Borrelli dopo la videoinchiesta di – di Antonio Crispino /Corriere TV

25 Maggio 2016

Il procuratore aggiunto della Direzione Antimafia di Napoli Giuseppe Borrelli strabuzza gli occhi quando sente e vede una sfilza di persone ammettere con strabiliante normalità di aver ricevuto soldi in cambio di voti. E non solo soldi: anche posti di lavoro, buste della spesa, pagamento delle utenze telefoniche o tasse pregresse. Sono persone di Acerra, comune alle porte di Napoli, che abbiamo intervistato nella videoinchiesta andata in onda ieri. «Questi cittadini sono talmente abituati ad essere privati dei loro diritti che non si rendono nemmeno più conto di stare commettendo un reato e la franchezza con cui lo ammettono testimonia come la compravendita del voto sia un fenomeno molto diffuso da queste parti». E quello che ammettono è un reato con pene abbastanza elevate: dai quattro ai dieci anni di reclusione (meno dei 7 – 12 anni stabiliti dal vecchio comma) per «chiunque accetta la promessa di procurare voti… in cambio dell’erogazione o della premessa di erogazione di denaro o di altra utilità». È quanto prevede la nuova legge sul voto di scambio politico-mafioso varata il 17 aprile del 2014. Eppure, nonostante la gravità delle testimonianze, nonostante l’ammissione di colpa, nonostante indagini della Procura ordinaria, Borrelli è sicuro di una cosa: «Nella migliore delle ipotesi andrà tutto in prescrizione». Perché? «I problemi sono due. Innanzitutto il nuovo reato di voto di scambio previsto dal legislatore. Al di là di quello che si è detto, tanto rivoluzionario non mi sembra, non ha introdotto nessuna novità rispetto a quanto già evidenziato dalla giurisprudenza. E poi c’è il limite della modalità mafiosa. Le organizzazioni criminali non hanno bisogno di intimidire per ottenere voti perché possono disporre di pacchetti di voti in modalità assolutamente pacifica». E in effetti in quasi tutti i casi in cui le procure accertano una scambio di voti e denaro quasi mai c’è una intimidazione. Cosa testimoniataci anche da uno dei tanti intervistati: «Il candidato non veniva nel rione personalmente a comprare voti. Nei giorni della campagna elettorale c’erano persone che proponevano venti o cinquanta euro in cambio del voto per lui». Anche la Corte di Cassazione in una pronuncia del 2014 ha ribadito che la nuova riforma «…rende, rispetto alla versione precedente, penalmente irrilevanti condotte pregresse consistenti in pattuizioni… che non abbiano espressamente contemplato concrete modalità mafiose di procacciamento dei voti».

Del resto chi accetta la corruzione elettorale spesso è in condizioni di indigenza e non c’è bisogno di minacciarlo. «Io ho accettato perché sono disoccupato e il periodo elettorale è l’unico in cui vedo dei soldi» ci aveva detto un ragazzo sui trent’anni. «Il consigliere Puopolo offriva le buste della spesa in cambio del voto» gli faceva seguito una signora più anziana corroborata da un’altra testimonianza eloquente: «Quando il supermercato vicino casa mi offrì la spesa in cambio del voto per questo consigliere non ho accettato solo io. Un minuto dopo ho portato spontaneamente mia sorella, mia mamma e buona parte del palazzo in cui abito. In tempo di crisi una busta in più della spesa fa comodo».

Spuntata l’aggravante della mafiosità, i reati che possono essere contestatihanno una prescrizione breve. «Dopo sei anni non c’è più niente da fare – commenta Borrelli -. Il termine può sembrare lungo ma è tutt’altro». Nei sei anni, infatti, sono compresi i tempi per le indagini e per i tre gradi di giudizio. Calcolando le interruzioni si arriva a un massimo di sette anni e mezzo. «Lo so che può sembrare una cosa triste ma non ce la facciamo. Siamo in un sistema giudiziario in cui le udienze si interrompono alle 14,00 perché non ci sono cancellieri per fare gli straordinari; per mandare un fascicolo dal primo al secondo grado passano circa quattro mesi; gli ufficiali giudiziari fanno saltare le notifiche». E allora a che servono le tante inchieste della magistratura? «Nel 90% dei casi i reati si prescrivono, anche perché l’accertamento dello scambio elettorale non è immediato, in genere passano alcuni anni dalle elezioni prima che venga alla luce e quasi sempre in processi molto più complessi. Posso dirle che in questi casi ormai i processi hanno un valore meramente storico». Ed è il rischio che corre il processo in corso che vede imputato un ex consigliere comunale di Acerra accusato di assumere personale solo a fini elettorali. L’unico vero imputato dopo quattro anni di indagini.

«Ho visto anche quello che è successo durante la videoinchiesta giornalistica ma sa il paradosso qual è? Queste persone sono destinate a restare al loro posto perché il nostro ordinamento non prevede la possibilità di applicare misure cautelari – come la interdizione dall’incarico – a persone che ricoprono cariche elettive».

link video:http://video.corriere.it/acerra-20-euro-un-voto-procuratore-antimafia-ma-adesso-truffa-piu-difficile/40ec190a-2291-11e6-889d-0e478b0d5f56

fonte:http://video.corriere.it/