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Abbattute a Latina le stalle delle torture dei Di Silvio

Latina – Nei manufatti della famiglia Di Silvio erano stati rinchiusi ragazzi sotto estorsione

Abbattute le stalle dei Di Silvio. Cinque box per cavalli con annesse tettoie sono ora un «lontano» ricordo: sono state rotte e portate via dalle ruspe. Sono gli stessi manufatti che, in via San Francesco, sull’argine sinistro del canale delle Acque Medie, alle porte d’ingresso del capoluogo, questa estate avevano ospitato le torture e la segregazione – anche per giorni e notti intere – di sei presunte vittime di età compresa tra i 25 e i 40 anni ad opera di cinque esponenti delle famiglie Di Silvio-Ciarelli arrestati lo scorso 12 agosto e portati in carcere con le accuse di sequestro di persona, lesioni personali ed estorsione. Le vittime, secondo la ricostruzione della squadra mobile pontina, venivano infatti portate nelle stalle e ricoperte di letame fino a che non davano garanzie di poter pagare somme ingenti, e subito, che sarebbero servite a pagare gli avvocati e le spese dei familiari in carcere. Le vittime, poi, erano «selezionate» tra gli amici di Fabio Buonamano, detto «Bistecca», e di Massimiliano Moro, uccisi rispettivamente il 26 e il 25 gennaio scorso. L’abbattimento delle stalle, ordinato dal commissario Nardone e operazione alla quale ieri hanno partecipato i vigili urbani di Latina, la polizia, i carabinieri e la forestale, oltre al ripristino della legalità con l’attività di contrasto all’abusivismo edilizio, è legato a un valore simbolico: quasi un’affermazione del declino dello «strapotere» delle due famiglie, dopo gli arresti di questa estate e dopo l’ultima grande retata del 20 ottobre scorso, quando finirono in manette undici persone tra Di Silvio e personaggi ad essi legati, con il riconoscimento dello status di «clan» da parte della magistratura. E a distanza di quasi un anno dagli omicidi che hanno portato in carcere Costantino «Patatone» e Giuseppe «Romolo» Di Silvio, i proprietari dei manufatti abusivi sul terreno comunale, abbattuti ieri mattina.

Stefania Belmonte

(Tratto da Il Tempo – Latina)