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A proposito di “isolamento” e di altre questioni del genere…

A PROPOSITO DI… “ISOLAMENTO”… E DI

ALTRE QUESTIONI DEL GENERE…

Ci sentiamo talvolta dire:

“eh, ma così rischiate l’isolamento!”

Lo abbiamo detto un milione di volte e ci vediamo sempre

costretti a ripeterlo.

Noi siamo per l’unità di tutti coloro che dicono di voler

combattere le mafie.

Non ci riteniamo né “migliori”, né “peggiori” degli altri.

Ma se unità significa annacquamento se non addirittura

rinuncia alle proprie strategie e alle proprie tattiche di

attacco alle mafie non possiamo essere d’accordo.

E’ necessario mettersi prima d’accordo su “cosa” intendiamo

per mafia.

Se io voglio andare a Milano e tu a Palermo come possiamo

metterci d’accordo?

Se io penso che la lotta alle mafie, per essere efficace, deve

essere fatta con l’INDAGINE, la DENUNCIA e la

PROPOSTA e tu, invece, sostieni che questo è compito

esclusivo della magistratura e delle forze dell’ordine, come

possiamo metterci d’accordo?

Su quali basi?

Sulle mie o sulle tue?

Questo, sul piano generale.

Poi ci sono altri aspetti fondamentali, quali, ad

esempio, l’AUTONOMIA dai partiti e dalle istituzioni.

Oggi i mafiosi li troviamo sempre di più nella politica e

nelle istituzioni, senza esclusione alcuna e se io mi lego agli

uni o alle altre ed accetto i soldi, in un modo o in un altro,

sono libero, poi, di attaccarli quando essi debbono essere

attaccati?

Sono libero, poi, di denunciarli???’

Ci è capitato anni fa, all’inizio della nostra attività, quando

pensavamo che si potesse marciare uniti.

Un giorno ricevemmo una telefonata:

“Eh, ma voi attaccate le istituzioni…!!!” (avevamo

attaccato un paio di amministrazioni comunali che avevano

affidato alcuni appalti di lavori importanti ad imprese in

odor di camorra).

Ci fu fatto capire che la nostra vicinanza rappresentava

perciò un… ingombro…

Allora c’è da mettersi d’accordo su un punto:

se è innegabile, ormai, che le mafie non sono solo

rappresentate dai Riina, dai Provenzano, dagli Schiavone, dai

Pesce e quant’altri ma, piuttosto e soprattutto, dai “colletti

bianchi” che siedono sugli scranni e sulle sedie delle varie

istituzioni e nelle stanze della politica, posso io andare da

essi per chiedere di stipulare convenzioni, patti e tutto ciò

che comporti affari, business?

Sarò libero, poi, una volta accettato il “favore”, di attaccare e

denunciare eventualmente colui o coloro che me l’hanno

fatto ove dovessi accorgermi che essi stanno

commettendo atti illegali e, comunque, mafiosi?

Qua non si tratta di ritenersi “più bravi” o “meno bravi”

degli altri.

Qua è in discussione l'”essere ” o meno contro le mafie.

E non c’è, secondo noi, possibilità di un compromesso.

Le due cose sono incompatibili perché o si sta contro le

mafie (al plurale, perché le mafie più importanti e pericolose

sono proprio quelle annidate nella politica e nelle

istituzioni) o a favore.

C’è, secondo voi, una soluzione?

Attenti, perché questo è il nodo fondamentale che

ognuno che dice di voler fare antimafia deve sciogliere

dentro di sé prima di fare una scelta e di esprimere un

giudizio.

Non si può- e non si deve -stare un pò di qua ed un pò di

là.