Cerca

A proposito dell’interrogazione degli onn.Iannuzzi e Bernini nella parte che riguarda anche il Molise.

Associazione Antimafia A. Caponnetto

COMUNICATO DAL MOLISE

in data odierna il deputato On. Cristian Iannuzzi ha presentato una corposa interrogazione anche per i fatti che hanno riguardato il sequestro dei beni di tale Vincenzo Zangrillo avvenuti anche in Provincia di Isernia, e precisamente a Pettoranello del Molise, ad opera della DIA di Roma. Come Associazione, facciamo un plauso alll’On. Iannuzzi, che affronta anche il problema dei Presidi di di Sicurezza anche in Molise a rischio soppressione. Ma nello stesso tempo noi come Associazione Caponnetto siamo molto critici proprio contro le Istituzioni locali, per il fatto. che a scoprire per l’ennesima volta infiltrazioni nella Provincia di Isernia siano stati Reparti di fuori Regione. Allora ci poniamo una domanda: a che cosa servono gli apparati di sicurezza locali? Non sarebbe ora di darsi una mossa se si vogliono evitare soppressioni?

f.to       Romano de Luca ,Responsabile Abruzzo e Molise A. Caponnetto

ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/11249

Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 528 del 24/11/2015
Firmatari
Primo firmatario: IANNUZZI CRISTIAN 
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 24/11/2015
Elenco dei co-firmatari dell’atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 24/11/2015
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELL’INTERNO
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
  • MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRIdelegato in data 24/11/2015
Stato iter: 

IN CORSO

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11249

presentato da

IANNUZZI Cristian

testo di

Martedì 24 novembre 2015, seduta n. 528

CRISTIAN IANNUZZI e MASSIMILIANO BERNINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
la città di Latina e in genere il Sud Pontino rappresentano sempre più spesso le piazze in cui vengono sequestrati beni riconducibili ad organizzazioni criminali e mostrano chiaramente i segni della potenza delle mafie in questo territorio;
centinaia di milioni di euro sono stati confiscati in pochi anni ai clan più pericolosi di camorra, come i Mallardo, gruppo che puntava al Sud Pontino per riciclare e investire. Solo qualche giorno fa la squadra mobile del capoluogo pontino e lo Sco (servizio centrale operativo della polizia) hanno sequestrato 12 milioni di euro riconducibili al gruppo dei Di Silvio;
un mese fa la Dda (direzione distrettuale antimafia) di Reggio Calabria, in coordinamento con la direzione nazionale antimafia, ha colpito il clan Comisso Macrì di Siderno, che gestiva una rete internazionale di narcotrafficanti. Il cuore operativo, secondo i magistrati, era in un magazzino di fiori nella periferia di Latina di proprietà della famiglia calabrese Crupi. Più a sud, a Fondi, opera da decine di anni il principale mercato ortofrutticolo del centro Italia, il Mof, per due volte finito nel centro di un’inchiesta della direzione investigativa antimafia di Roma: il monopolio dei trasporti della frutta e verdura destinata al mercato europeo era, secondo l’Antimafia, in mano ad un cartello gestito dalla Camorra e da Cosa Nostra, con un ruolo importante giocato dai corleonesi. E sempre a Fondi era diretto un carico di tritolo, intercettato in Puglia dalla guardia di finanza pochi mesi fa, pronto ad essere utilizzato per un attentato ad un imprenditore del mercato della frutta;
le inchieste «Sistema Formia», «Don’t touch» e «Sistema Lollo» sono tra le maggiori inchieste giudiziarie che stanno scuotendo nelle fondamenta l’intero assetto giudiziario e politico della provincia di Latina, tra la città capoluogo e il sud dell’area pontina;
il 12 novembre 2015 gli investigatori della direzione investigativa antimafia del centro operativo di Roma, hanno sequestrato nelle province di Latina, Frosinone, Napoli, Caserta e Isernia, su disposizione del tribunale di Latina, oltre 200 camion, 2 cave di marmo, società, terreni e immobili di proprietà di Vincenzo Zangrillo, cui fanno capo società operanti nel trasporto merci su strada, smaltimento rifiuti e commercio di autovetture per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro;
le verifiche degli investigatori hanno evidenziato come il suo patrimonio sia cresciuto parallelamente alle attività criminali sino a raggiungere le rilevanti dimensioni attuali; ciò a fronte di redditi dichiarati al fisco nettamente inferiori alle capacità economiche dimostrate. Il provvedimento di sequestro è motivato dunque dalla pericolosità sociale e dalla conseguente origine illecita del suo patrimonio. Infatti, Zangrillo, oltre a frequentare ed avere rapporti d’affari con imprese controllate dal clan dei Casalesi, godendo anche del supporto di clan quali Bidognetti, Schiavone e Mendico, ha numerosi precedenti penali per associazione a delinquere, riciclaggio e traffico internazionale di autoveicoli. È stato anche denunciato per traffico di rifiuti illeciti ed insolvenza fraudolenta avendo accumulato nel corso degli anni, con i suoi camion, mancati pagamenti dei pedaggi autostradali;
in particolare, Zangrillo «il 7 luglio del 2011 viene segnalato dai carabinieri di Pontecorvo alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per un traffico di rifiuti con il coinvolgimento di esponenti legati al clan Belforte di Marcianise (Caserta) per aver alterato, in concorso con i relativi impiegati, le analisi del laboratorio “Eurolab srl”, predeterminando il valore del cumulo di rifiuti, in modo da consentire il loro conferimento presso la discarica di Penitro di proprietà del Comune di Formia»: nello specifico, ufficialmente, l’imprenditore formiano non sarebbe stato attivo presso la discarica nel 2011 e potrebbe aver scaricato senza lasciare traccia, attraverso una delle tante società che compongono il suo universo imprenditoriale con la complicità di dipendenti comunali accomodanti e che in altri casi, documentati, avrebbero chiuso un occhio per altri «clienti» della discarica, come ad esempio la Dieffe & Co., anche essa ufficialmente non attiva presso il sito di Penitro nel 2011;
nel febbraio 2012, nell’ambito della verifica circa l’eventualità di condizionamenti mafiosi relativi ai lavori di appalto in occasione dell’America’s Cup di Vela a Napoli, risulta un coinvolgimento di Vincenzo Zangrillo;
nell’inchiesta Spartacus condotta dalla direzione distrettuale antimafia contro il clan dei Casalesi, gli fu contestato il reato di associazione camorristica, ma fu poi prosciolto. In seguito la sua impresa è poi finita sotto la luce dei riflettori della prefettura alla fine degli anni novanta, nell’ambito dei controlli di legalità nei cantieri della Tav.;
Pietro e Raffaele Zangrillo sono i fratelli carabinieri dell’imprenditore Vincenzo e non risultano indagati per le vicende di mafia: il primo, Pietro, oggi risulta in pensione ma ha prestato servizio soprattutto in Campania, nell’area di Carinola e poi a Mondragone dove fu trasferito, e dov’è tutt’oggi domiciliato. Il secondo invece, Raffaele, è ancora in servizio ed in organico, con compiti di polizia giudiziaria, presso la tenenza di Gaeta;
nel disegno di legge di stabilità 2016 si prevedono 491 milioni di euro in meno, rispetto al passato, per le spese del Ministero dell’interno. Mancheranno fondi per la gestione di caserme, per i reparti di prevenzione del crimine, per l’Arma dei carabinieri, e anche per la direzione investigativa antimafia. La sicurezza locale dovrà sopportare i tagli e i sacrifici maggiori;
il decreto del Presidente della Repubblica che contiene il regolamento di riorganizzazione del Ministero dell’interno prevede la riduzione di 23 prefetture, 23 questure, 23 comandi provinciali dei vigili del fuoco, che verranno accorpati con gli uffici di province limitrofe. In 23 ambiti territoriali spariscono presidi fondamentali per la sicurezza dei cittadini, mentre permangono le province, sia pure trasformate in enti di area vasta. In questo modo si rischia l’arretramento dei presidi fondamentali della sicurezza anche in zone (Lazio, Campania, Calabria, Sicilia) particolarmente delicate;
la legge n. 124 del 7 agosto 2015, avente ad oggetto «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 agosto 2015, all’articolo 8 – Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato – comma 1, lettera e), con riferimento al processo di riorganizzazione degli uffici territoriali del Governo, specifica che la razionalizzazione della rete organizzativa delle prefetture e delle funzioni attraverso la riduzione del numero deve tenere conto di criteri quali, tra gli altri, le caratteristiche del territorio, la presenza di criminalità, le dinamiche socio-economiche e il fenomeno delle immigrazioni sui territori fronte rivieraschi –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano opportuno intervenire con iniziative urgenti per arrestare i traffici criminali legati anche allo smaltimento dei rifiuti che dal Sud Pontino si irradiano su tutto il territorio nazionale e oltre;
se, alla luce di tutte le considerazioni esposte e della particolare gravità della situazione in una provincia letteralmente occupata dalle mafie entrate ormai negli interstizi più reconditi non solo dell’economia ma anche di parte della politica e delle istituzioni, come dimostrano vecchie inchieste giudiziarie come la «Formia Connection» e la «Damasco», il Governo non intenda ristrutturare e qualificare i presidi locali delle forze dell’ordine, tenuto conto del fatto che finora la loro azione contro le mafie non è apparsa adeguata tanto da vedersi costretto ad invocare quasi sempre l’intervento dei Corpi specializzati, come la direzione investigativa antimafia e altri;
se i Ministri interrogati intendano chiarire il ruolo che avranno i presidi locali, sopravvissuti alla razionalizzazione del Ministero dell’interno, nella lotta alle mafie e in assenza di questi, quali strutture saranno preposte ad assicurare i servizi fondamentali legati al rilascio dei documenti e soprattutto alla sicurezza dei cittadini;
quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare il Governo per contrastare le infiltrazioni mafiose negli apparati amministrativi e giudiziari e limitare le sinergie criminali a livello nazionale;
se in questa particolare congiuntura storica il Governo ritenga opportuno destinare maggiori risorse economiche provenienti dalle confische dei capitali mafiosi per tutelare la sicurezza dei cittadini e far ripartire le attività nei territori colpiti dalle organizzazioni criminali e ridotti in una condizione di arretramento sociale ed economico. (4-11249)