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A proposito dell’elenco degli autotrasportatori di Itri e del sud pontino che, secondo Carmine Schiavone, avrebbero trasportato rifiuti tossici per conto dei Casalesi

A proposito dell’elenco degli autotrasportatori di Itri e del sud pontino che avrebbero trasportato, secondo Carmine Schiavone, sostanze tossiche per conto dei casalesi…
Una pista che, se fondata, potrebbe portarci molto, ma molto lontano fino a scoprire “chi” ha commissionato tali trasporti facendo da ponte fra quegli autotrasportatori ed i Casalesi.
Come pure tale pista ci potrebbe fornire precise indicazioni, oltre che sui luoghi in cui sarebbero stati scaricati i fusti, anche su “cosa” e “per conto di chi” essi avrebbero trasportato nel nord del materiale per, poi, riportarne altro -sostanze tossiche secondo l’ex collaboratore di giustizia-, in direzione opposta, in direzione sud.
Carichi, insomma, sia all’andata che al ritorno, secondo alcune voci che circolano.
Gli investigatori potrebbero sospettare l’esistenza di un disegno da parte dei Casalesi, un’ipotesi che a noi frulla nella testa da qualche tempo; un disegno, però, che, fondato unicamente sull’ ipotesi, va tutto
indagato per verificarne l’esistenza o meno e, in caso positivo, l’eventuale realizzazione.
Non è che i casalesi avrebbero puntato a smaltire i rifiuti, oltre che interrandoli, anche bruciandoli nelle fornaci esistenti sul tratto Roma-Napoli, provocando così, in aggiunta all’inquinamento dei territori, anche quello atmosferico?
Analizzando la mappa delle fornaci esistenti all’epoca sul tratto indicato -Roma-Napoli- ne troviamo a Colleferro, a Formia, a Itri, a San Vittore, a Caserta ed a Napoli per quanto riguarda il Lazio e poi a Sesto Campano, Isernia, Boiano, Guardiareggia per il Molise.
Non abbiamo elementi per poter affermare che questo disegno da noi ipotizzato abbia preso vita e si sia realizzato, ma è presumibile, analizzando bene la provenienza dei proprietari degli automezzi che sarebbero stati utilizzati, che questa ipotesi non sia affatto campata in aria, considerato, soprattutto, che non è possibile che la grandissima quantità di sostanze tossiche che sarebbero state trasportate abbia potuto trovare allocazione unicamente sottoterra.
Probabilmente i calasesi potrebbero aver trovato altre soluzioni ed in tal caso quale soluzione migliore ci sarebbe oltre all’incenerimento di quei rifiuti tossici?
I territori sospetti sarebbero circoscrivibili nelle competenze di ben 3 DDA:
quelle di Roma, Napoli e Campobasso.
Ci permettiamo, pertanto, di suggerire ai tre coordinatori delle 3 predette DDA di avviare un’indagine coordinata al fine di poter, insieme, trovare una risposta, reperendo il massimo possibile di riscontri, agli interrogativi suindicati.
ASSOCIAZIONE ANTIMAFIA “ANTONINO CAPONNETTO”
www. comitato-antimafia-lt. org