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A chi e a che cosa allude il Sen. De Gregorio?

Qualcuno ci sa spiegare il senso di queste dichiarazioni del sen De Gregorio? Soprattuttutto, chi e su cosa deve stare attento nel PDL?

(Tratto da il sole24ore.com)

Il Pdl stia attento o in tanti finiranno nel tritacarne»
di Barbara Fiammeri

giovedí 25 Febbraio 2010

«La presunzione di innocenza se vale per Berlusconi, per Cosentino o per Dell’Utri deve valere per tutti, quindi anche per Di Girolamo». Sergio De Gregorio, leader del movimento Italiani nel mondo, di cui Nicola Di Girolamo è vicepresidente, si conferma un garantista. L’abbraccio con l’Italia dei valori di Di Pietro, che nella scorsa legislatura lo portò a Palazzo Madama, è stato un abbagglio da cui si ravvide subito dopo l’elezione. Oggi De Gregorio è un senatore del Pdl. Come Di Girolamo, che è riuscito a varcare il portone del Senato grazie ai voti ottenuti nella circoscrizione estera con il supporto – secondo l’accusa della procura di Roma – della ‘ndrangheta calabrese. De Gregorio difende il collega di partito e avverte: chi avesse la tentazione di «sacrificarlo» di fare molta attenzione, perché il rischio di «finire nel tubo di scarico» riguarda molti. Il leader degli italiani nel mondo ci tiene però anche a far sapere, che lui il senatore in odore di ‘ndrangheta lo ha conosciuto solo «a cose fatte», quando era già stato eletto.

Quindi lei non aveva avuto precedentemente rapporti con il senatore Di Girolamo e con Gennaro Mokbel?
Mettiamo subito in chiaro: io questo Mokbel non l’ho mai conosciuto, non c’ho tarantellato (con riferimento a un’intercettazione tra Mokbel e Di Girolamo, ndr) e se per caso l’ho incrociato certamente non è stato nelle stesse condizioni del sen. Di Girolamo, che da avvocato aveva con lui un rapporto più intimo, da professionista a cliente.

Non solo con lui, anche con membri del clan Arena, come Franco Pugliese con cui si è fatto fotografare…
Di Girolamo mi ha raccontato la sua versione. Lui è romano, vive a Roma e dice che un giorno un suo amico l’ha portato a un pranzo. E si sa, in quelle occasioni si stringono centinaia di mani: va a sapere poi quali siano pulite e quali no.

Di Girolamo viveva a Roma? Ma scusi non è stato eletto nella circoscrizione estera, quella per gli emigranti?
S’era fatto la residenza all’estero. E nella legge mica c’è scritto che uno deve essere residente da un anno o da dieci, solo che lo si deve essere quando ci si candida.

Ma dopo aver letto le intercettazioni, lei crede ancora alla versione di Di Girolamo, un senatore che si faceva trattare da «schiavo»?
Questo è un punto di rilievo politico e morale, non penale. Io sono un garantista, il Pdl è un partito garantista. La presunzione di innocenza per me è un valore, e se vale per Berlusconi, per Cosentino o per Dell’Utri deve valere anche per Di Girolamo. Sono tanti quelli per cui abbiamo respinto le richieste d’arresto. Anche per il senatore del Pd Boccia che poi infatti, come me, è stato prosciolto dalle accuse.

Il clima però è cambiato, si parla di liste pulite: La Russa ha proposto di non candidare chi è stato rinviato a giudizio…
Allora gran parte di chi oggi siede in Parlamento rimarrebbe fuori: i condannati o rinviati a giudizio sono tanti e da ambo le parti. È vero, il clima è pesante. Ma dobbiamo tendere la mano ai magistrati, non fargli le riforme contro, lo dico da tempo. Siamo passati dagli avvisi di garanzia ai mandati d’arresto: erogare una misura cautelare contro un deputato o un senatore oggi è la cosa più facile del mondo.

Non teme che Di Girolamo possa diventare un capro espiatorio: sacrificare lui per salvare tutti?
Se qualcuno avesse questa tentazione è meglio che si ravveda perché nel tubo di scarico ci finiranno in parecchi.

Ma lei la metterebbe la mano sul fuoco per Di Girolamo?
Io la mano non ce la metto per nessuno, nemmeno per me.